Regionali, i Forconi candidano Ferro «Il sistema fa di tutto per non farci parlare»

«L’unica cosa per cui direi grazie a Lombardo è aver mostrato ai siciliani le due maggioranze all’opera: prima la destra e poi la sinistra, entrambe fallimentari». Mariano Ferro, leader dei Forconi e candidato presidente alle elezioni regionali del prossimo 28 ottobre, ha deciso di correre da solo. Dopo lo sciopero di gennaio che paralizzò la Sicilia e dopo aver perso per strada pezzi di quel movimento, candidati in altre liste, ha radunato i fedelissimi e si è lanciato in quella che definisce «una follia».

È passato poco più di un anno da quando l’imprenditore agricolo di Avola, nel giugno del 2011, saliva sul palco del congresso del Movimento per l’Autonomia per rivolgersi direttamente all’allora governatore della Regione Raffaele Lombardo. «Presidente, noi la guardiamo con attenzione – annunciava Ferro – e se sarete concreti potremo incontrarci sulla stessa strada». Oggi – giura – quell’intervento non lo rifarebbe più. «Lombardo è un grande stratega, ma non ha portato niente di buono alla Sicilia», spiega. Insieme a Franco Crupi, imprenditore agrumicolo di Paternò, e il nisseno Giuseppe Scarlata, in questi giorni è in giro per la Sicilia. Si spostano in carovana, sui tetti delle macchine hanno montato gli altoparlanti e si fermano soprattutto nei centri minori. Una campagna elettorale vecchio stile, contro un sistema che – né è convinto Ferro – fa di tutto per nasconderli.

«Ci hanno detto che siamo mafiosi – denuncia –, durante l’ultima protesta agli imbarcaderi sullo Stretto qualcuno incitava al nostro arresto, adesso la stampa ci ignora, perché fa parte del sistema, è vicina agli uomini di partito e la parola d’ordine è boicottare le voci di protesta». Per rafforzare la sua tesi Ferro racconta un recente episodio capitatogli quando si è rivolto al quotidiano catanese La Sicilia. «Di fronte alle mie lamentele – denuncia – una giornalista mi ha risposto che l’editore ha scelto di farsi pagare gli articoli per la campagna elettorale, ma noi non abbiamo fondi, facciamo la colletta tra i sostenitori per comprare la benzina. Come si fa a scardinare il sistema se i media parlano sempre delle stesse persone?». Il leader dei Forconi si accende quando si parla dei «quattro candidati principali» (Rosario Crocetta, Gianfranco Miccichè, Claudio Fava e Nello Musumeci). «Principali non perché abbiano idee, come ho potuto constatare al primo confronto pubblico a Cefalù, ma per i pacchetti di voti che hanno dietro. Per i Firrarello, Castiglione, Lombardo, Nania, Cracolici. Un dietro le quinte da horror». Per questo, di dibattiti pubblici ne vorrebbe fare uno in ogni piazza dell’Isola. «L’asticella dei sondaggi per noi salirebbe sicuramente».

Le proposte dei Forconi rispecchiano le rivendicazioni delle proteste invernali, a testimonianza che poco è stato ottenuto in questi mesi: difesa dell’agricoltura siciliana con una legge anti-taroccamento; applicazione integrale dello statuto siciliano, soprattutto di quella parte che prevede che le royalties delle grandi compagnie che operano in Sicilia ma che hanno sede altrove, rimangano nell’isola; defiscalizzazione dei carburanti; stop alle esternalizzazione dei servizi e completo affidamento al personale regionale già in organico. E ancora no al Muos, il sitema di antenne militari voluto dagli Usa e in costruzione a Niscemi, per cui secondo Ferro, «servirebbe che un esercito di siciliani scendesse in piazza», e alle perforazione dei fondali marini di Sciacca e Favignana.

Per chi è stato accusato di guidare un movimento a rischio di infiltrazioni criminali, parlare di mafia non è automatico. «Pensate che chi non parla di antimafia è mafioso? – attacca – la mafia ha fatto danni enormi, ma la lotta non si fa con le prediche, si fa con i fatti. Facile fare carriera in politica spacciandosi per antimafiosi». C’è un nemico più grande della mafia secondo Ferro. «Ed è lo Stato che impone il pizzo tramite la Serit (l’Equitalia siciliana ndr), questo è insopportabile perché lo Stato dovrebbe tutelare i suoi cittadini».

La corsa solitaria del trio Ferro-Scarlata-Crupi per adesso continua, nonostante le richieste che arrivano da più parti. «In molti, a destra e a sinistra, ci stanno chiedendo di stringere alleanze – conclude l’agricoltore di Avola – Serviamo a dare un’immagine di rottura. Ma io voglio andare da solo, qualunque abbraccio in questo momento risulterebbe mortale».

[Foto di Movimento dei Forconi, Ferro-Scarlata pagina ufficiale]


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Dopo la scissione delle varie anime del movimento, l'imprenditore agricolo di Avola che ha guidato le proteste del gennaio scorso, si candida a presidente della Regione, a capo della lista I Forconi. «Corro da solo, nonostante le richieste di alleanza da destra e sinistra. Chi sta dietro le quinte degli altri candidati è da film horror». Defiscalizzazione dei carburanti, applicazione dello statuto siciliano e difesa dell'agricoltura i punti centrali del programma. E sulla lotta alla mafia dice: «Lo Stato è un nemico peggiore. Sbagliato pensare che chi non parla di mafia è mafioso»

Dopo la scissione delle varie anime del movimento, l'imprenditore agricolo di Avola che ha guidato le proteste del gennaio scorso, si candida a presidente della Regione, a capo della lista I Forconi. «Corro da solo, nonostante le richieste di alleanza da destra e sinistra. Chi sta dietro le quinte degli altri candidati è da film horror». Defiscalizzazione dei carburanti, applicazione dello statuto siciliano e difesa dell'agricoltura i punti centrali del programma. E sulla lotta alla mafia dice: «Lo Stato è un nemico peggiore. Sbagliato pensare che chi non parla di mafia è mafioso»

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