Regionali: Ap si spacca, Alfano perde i colonnelli Castiglione: «Musumeci con l’estrema destra»

«A furia di non prendere decisioni per conto del gruppo, si è verificato il rischio più immediato: cioè che gli altri abbiano scelto di decidere per conto proprio». A fotografare il libera per tutti che si respira in queste ore all’interno di Alternativa popolare è il palermitano Francesco Cascio, uno dei due coordinatori del partito in Sicilia. L’altro, il sottosegretario catanese Giuseppe Castiglione, ha ormai dato l’annuncio: «La formalizzazione del sostegno a Fabrizio Micari avverrà nei prossimi giorni, con tutta probabilità già entro questo week-end». Parole che hanno ricevuto il crisma dell’ufficialità in serata, grazie all’incontro a Palermo tra Leoluca Orlando, il ministro Angelino Alfano e lo stesso Micari (presente anche il deputato Dore Misuraca). 

La decisione ha spinto alcuni dei colonnelli di Alfano a voltargli le spalle e a migrare nuovamente verso il centrodestra: ieri il deputato regionale Pietro Alongi ha ufficializzato il suo ingresso nell’Udc. Ma anche i colleghi Nino Germanà e Giovanni Lo Sciuto guardano a destra, mentre a livello nazionale sono senatori del calibro del paternese Salvo Torrisi, che si starebbe confrontando con l’Udc di Cesa, e del giarrese Pippo Pagano ad aver scelto Nello Musumeci. 

«La scelta della dirigenza nazionale e regionale del partito non coincide con il mio pensiero politico – spiega Pagano -. Una grande amicizia mi lega a Castiglione, ma io rimango coerente con quanto ci siamo detti quattro mesi fa: creare una coalizione di moderati che sia rappresentanza del Partito popolare europeo e che aggreghi Cesa, Parisi, noi di Ap, Fitto. Aspetto ancora che questo contenitore possa nascere dentro il centrodestra». Per il senatore infatti l’alleanza tra Pd e Alternativa popolare «ha solo un’impronta siciliana». A livello nazionale tutto dipenderà dalla legge elettorale che dovrebbe tornare in discussione a partire dal 16 settembre. «Se il Pd ripartirà da una proposta che prevede una soglia di sbarramento del tre per cento, allora dirò che mi sono sbagliato», precisa Pagano, facendo riferimento allo scontro tra Alfano e Renzi proprio sul paletto da inserire nella nuova legge elettorale. 

Intanto a tirare dritto per la strada che porta al sostegno a Micari è il sottosegretario Castiglione. «Questa è la coalizione vincente», afferma sicuro, dando poco peso sia ai sondaggi che la danno per sconfitta che ai fedelissimi che lo stanno abbandonando. «Qualche dispiacere sul piano personale lo sto vivendo – dice – ma per un deputato uscente che non si ricandida, ci sono tante persone che vogliono venire con noi. E questa è una grande opportunità sul piano politico: aprirci alla società civile». Un esempio? «Basta guardare al candidato presidente – risponde -. Un docente, non un candidato dell’estrema destra come Musumeci». Una definizione che all’amico Pagano non va giù. «Ero alla provincia quando Nello faceva il presidente e non ricordo metodi fascisti», ironizza il senatore. «Non lo dico io, ma lo stesso Micciché – continua Castiglione nel suo ragionamento – ha detto di aver provato a costruire un’are moderata dentro il Ppe, ma ha ammesso che non è possibile perché ha prevalso l’area estremista e populista di Salvini e Meloni. Assortire la lista di Musumeci di uomini di Salvini e Meloni è una scelta precisa». 

Eppure non pochi, tra i colonnelli di Ap, sembrano spiazzati dalle mosse di Castiglione e di Alfano, in alcuni momenti un valzer estivo tra destra e sinistra. «Mi ha logorato il fatto che il mio partito non abbia mai scelto qualcosa – riconosce Cascio -. È un atteggiamento che ha logorato tutti noi e sta logorando l’elettorato. Anche il ticket con La Via, che non è ancora chiaro se sarà concretizzato o meno, non era la scelta che chiedeva la dirigenza del partito. Al contrario avremmo avuto tutte le carte in regola per rivendicare la candidatura alla presidenza della Regione».

L’alleanza tra quel che resta di Alternativa popolare e il Pd allontana la sinistra guidata da Claudio Fava. Ancora ieri da alcuni esponenti dem venivano lanciati messaggi di apertura a cui Fava ha risposto parlando di «primarie con Micari, se da quella parte fossero disposti a ricostruire un perimetro concreto e omogeneo di centro-sinistra, cioè fuori Alfano e in discontinuità rispetto a Crocetta». Un’ipotesi che sembra tramontata definitivamente dopo il patto tra Alfano, Orlando e Micari. Ma comunque osteggiata da Castiglione. «La sinistra estrema ha un problema – dice -, se vuole fare la lotta a Renzi non può trovare alibi in Ap. Quando Fava è stato candidato per le Regionali, pensavo fosse candidato in Lombardia, invece si ricorda della Sicilia ogni cinque anni». 


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