Non sono in molti gli ex candidati che possono essere paragonati a lui: Antonello Antinoro, Nino Dina, Angelo Lombardo. Nomi ingombranti nel passato della politica regionale siciliana, campioni di voti che, però, non erano mai arrivati in alto quanto l'articolista ormai padrone di fatto del Partito democratico
Regionali 2017, Sammartino nuovo re delle preferenze «Scritta la storia». Ma ai precedenti manca il lieto fine
Più dell’attuale presidente della Regione, Nello Musumeci, ai tempi della sua candidatura a deputato. Più del suo padrino, ormai scomparso, Lino Leanza. Più del recordman dal 2006 Antonello Antinoro. Più della metà, da solo, dei voti all’intera lista Pd a Catania. Meglio di lui, a fare miracoli con una scheda da un’unica preferenza, c’è chi ricorda un solo nome che passa lo Stretto: Giulio Andreotti. È Luca Sammartino il nuovo re delle recenti Regionali siciliane, con i suoi 32.280 consensi. Sbaraglia i suoi principali avversari del Partito democratico: Anthony Barbagallo si ferma a 13.940 preferenze, Angelo Villari è ancora più giù con 11.017 voti. È così che Sammartino conferma quello che già si sussurrava da tempo: la scalata ai dem in provincia di Catania è conclusa. E Articolo 4 ha fagocitato il Pd, lasciandosi alle spalle – staccati di poco meno di una decina di migliaia di voti – quello che ne restava. Ma al «dentista di professione, politico per passione», come lui stesso si definisce, è riuscita un’impresa più complicata. Sedere sul trono più ambito di Sicilia, quella del più votato tra i candidati all’Ars. Una corona che però sembra pesare. O quanto meno non portare particolare fortuna a giudicare dai precedenti.
Il record delle ultime elezioni regionali finora apparteneva al palermitano Antonello Antinoro, eletto nelle file dell’Udc nel 2006 con 30.202 preferenze. Scese a 28mila e spicci due anni dopo, quando ricopre anche la carica di assessore ai Beni culturali nella prima giunta di Raffaele Lombardo. Un precedente che però non pare brillare: nel 2009 Antinoro viene accusato di voto di scambio politico-mafioso. Un processo che – tra alterne vicende, racconti di pentiti e persino la costituzione di parte civile della presidenza della Regione siciliana -, si è chiuso solo a marzo di quest’anno con l’assoluzione in Cassazione. Un destino condiviso con l’altro uomo preferito di quella tornata elettorale, ancora una volta palermitano e in quota Udc: l’onorevole Nino Dina, 25.580 voti nel 2006, pochi meno nel 2008. Per lui, proprio poche settimane fa, il tribunale di Palermo ha disposto la sorveglianza speciale perché ritenuto socialmente pericoloso a causa dei suoi presunti rapporti con Cosa nostra.
E non va meglio a guardare a chi detiene il record di preferenze catanesi nelle ultime tre tornate Regionali. Il reuccio etneo è Angelo Lombardo, fratello dell’ex governatore Raffaele. Sempre nel 2006, in lista Mpa, è su di lui che convergono 25.389 voti. Scesi a 18mila due anni dopo, alle Regionali dell’aprile 2008. Data importante nella sua storia politica e personale. Negli stessi giorni, infatti, Lombardo corre per le Politiche e sceglie proprio il posto alla Camera anziché quello all’Ars. Elezione fatale che, qualche anno dopo, si trasforma in un’indagine per concorso esterno alla mafia e voto di scambio. Processo in un primo momento condiviso con il fratello Raffaele, che però ha scelto il rito abbreviato. Da allora Angelo affronta le accuse da solo, in una serie di udienze di primo grado che si succedono pigramente.
Adesso che è nuovo campione di preferenze, sembrano lontani i giorni in cui Luca Sammartino insieme alla compagna di vita e di partito Valeria Sudano e al catenoto Pippo Nicotra racimolavano quella che ora sembra una miseria: 24.100 voti, tutti insieme. Erano le elezioni del 2012 e l’astro nasceva. Numeri che, in quel Partito democratico che adesso tiene grazie a lui, non si sono mai visti. Basti pensare che i trascinatori dei dem, nel 2008, erano Giovanni Barbagallo e Concetta Raia, entrambi fermi sotto le diecimila preferenze. E senza contare che, quando le urne hanno deciso che il governatore sarebbe stato Rosario Crocetta, tutto il Pd in provincia di Catania ha portato a casa 45.622 voti. La distanza di oggi col passato è siderale. «Questa sera abbiamo scritto la storia», dice Luca Sammartino dal suo comitato elettorale in via Gabriele D’Annunzio. Il clima è quello della notte di Capodanno: solo che, invece del tempo che manca alla mezzanotte, si contano le migliaia di voti al ritmo di I love you baby. Un tormentone che – tra baci, abbracci, sudore e alcool – diventa: «Il-più-vo-taaa-to, la la la la la la, il più votaaato…».