Reddito minimo, in Puglia 600 euro a 60mila In Sicilia? «In agenda 2016». Ma risorse vaghe

Gli economisti – dallo Svimez al Centro Pio La Torre -, così come le associazioni non hanno dubbi: la povertà va combattuta garantendo un reddito minimo ai più indigenti. In Puglia li hanno presi sul serio. La giunta guidata da Michele Emiliano, del Pd, ha approvato un disegno di legge che permetterà a 20mila famiglie di avere 600 euro al mese. E in Sicilia? L’introduzione di forme di sostegno al reddito nell’Isola potrebbe essere al centro delle politiche del nuovo governo Crocetta. A confermarlo a MeridioNews è il neoassessore alle Politiche sociali Maurizio Miccichè. La misura potrebbe rientrare tra gli obiettivi economici del 2016: «Si tratta di progetti da studiare facendo riferimento ai fondi europei – commenta Miccichè -. E in tal senso, la nostra intenzione è quella di pianificare al meglio le risorse 2014/20. I primi mesi del nuovo anno potrebbero già registrare i primi bandi a cui partecipare». Per il nuovo responsabile delle politiche sociali, la strada da seguire è quella già intrapresa dal suo predecessore: «L’assessore Caruso nei mesi scorsi aveva già lavorato a una bozza di legge che prevedeva forme di sostegno al reddito, con l’obiettivo di contrastare la povertà non con l’assistenzialismo ma – specifica Miccichè – dando alle persone un’opportunità in più per mettersi in gioco».

Il riferimento del neoassessore, tuttavia, va al disegno di legge che già lo scorso giugno fu giudicato troppo «generico» dal presidente dell’Inps Tito Boeri: «Rimane il problema cruciale delle risorse e di chi seleziona i beneficiari», aveva dichiarato l’economista, in merito alle carenze della proposta legislativa. A riguardo, Miccichè replica assicurando che quello è stato soltanto un punto da cui partire, e che già dalle prossime settimane si lavorerà «a un impianto normativo più articolato». 

A dimostrare che, abbinando capacità di programmazione e volontà politica, il progetto è realizzabile è proprio il caso della Puglia, dove pochi giorni fa il governo ha varato il reddito di dignità. Trecentocinquanta milioni di euro in cinque anni da destinare alle famiglie che stanno al di sotto della soglia di povertà, a patto che i beneficiari rimangano attivi nella ricerca del lavoro. In pratica dovranno accettare un tirocinio. Si tratta di una platea di 20mila famiglie, circa 60mila persone. Tra coloro che hanno lavorato al progetto del governo pugliese c’è Vito Peragine, professore di Economia pubblica all’università di Bari, secondo il quale la misura potrebbe essere esportata anche nelle altre regioni del Meridione: «La Puglia rispetto al resto del Sud vive una situazione leggermente migliore – commenta l’economista a MeridioNews -. Tuttavia come già affermato dallo Svimez settimane fa, il momento di adottare misure di sostegno al reddito è arrivato. Non si tratta di assistenzialismo, ma della possibile soluzioni a diversi problemi: dalla povertà alla crisi economica». In Puglia, le risorse verranno prese da tre fonti: finanziamenti europei, contributo statale e bilancio regionale. «Non conosco nel dettaglio la situazione finanziaria della Sicilia – continua Peragine – ma quel che è certo è che una programmazione oculata dei fondi europei è fondamentale se si vuole concretizzare un sistema di sostegno che funzioni».

Nella terra con il più elevato rischio povertà – il 41,8 per cento, secondo le ultime ricerche prodotte dallo Svimez – c’è già chi nel recente passato ha pensato di convincere la politica a impegnarsi concretamente contro la povertà. È il caso del Centro Pio La Torre, che negli scorsi mesi è stato alla guida di una raccolta firme per proporre l’introduzione di una social card. Quelle firme oggi si sono trasformate in una proposta di legge di iniziativa popolare: «Proprio in questi giorni dovrebbe essere depositata all’Ars – dichiara il presidente Vito Lo Monaco -. Starà al presidente dell’Assemblea e ai capigruppo decidere la calendarizzazione». Le notizie provenienti dalla Puglia sono state accolte con soddisfazione: «Ci confermano ancora di più come la rotta da seguire sia quella delle forme di sostegno ai poveri. Se potrà servire da stimolo anche per i deputati regionali? Beh, lo speriamo».


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