L'anno nuovo è iniziato con gli oltre 400 assunti da Anpal in Sicilia impegnati a intervistare i percettori del sussidio statale. L'obiettivo a volte è quello di formare i lavoratori. Ma le difficoltà non mancano, anche per i Comuni chiamati a fare la loro parte
Reddito di cittadinanza, niente lavoro e servizi nei Comuni Navigator: «Furbetti? Pochi. Ma imprese sono ancora restie»
«Bisognerebbe finirla di parlare di reddito di cittadinanza solo quando viene beccato qualcuno che fa il furbo. La stragrande maggioranza delle persone che arrivano qui vuole realmente lavorare». Parola di navigator. Uno degli oltre quattrocento assunti in Sicilia da Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, con il delicato compito di riuscire a trovare un mestiere ai tantissimi siciliani inoccupati che, da quasi dieci mesi, hanno la possibilità di percepire il sussidio statale. Quasi completato il percorso di formazione, per i navigator è giunto il momento di rimboccarsi le maniche.
«Abbiamo iniziato a incontrare i percettori del reddito, innanzitutto conoscendoli e tracciando i loro profili – racconta un navigator che lavora in un centro per l’impiego del Palermitano -. Facciamo a tutti gli effetti un’intervista, alla presenza del nucleo familiare, e accompagniamo anche la fase di registrazione sulla piattaforma MyAnpal, spiegando loro come comportarsi per cercare in maniera attiva il lavoro». Anche se per molti si tratta di avviare un percorso di formazione con l’obiettivo di riuscire a diventare appetibili per un mercato già asfittico. «C’è chi è senza patente di guida o chi non sa usare un computer – continua il navigator -, in quel caso prima di trovare un lavoro bisogna indirizzare verso corsi che possano arricchire il curriculum».
Allo stato attuale, infatti, le difficoltà nell’incrociare domande e offerte sono tangibili. Ed è dovuta anche alla modesta risposta delle imprese, chiamate anch’esse a usufruire della piattaforma messa a disposizione dall’agenzia nazionale. «Dovremo fare anche quello, ci sono state fornite liste di aziende operanti nel territorio ma ritengo che un’opera di stimolazione andrebbe fatta a livello centrale, forse con della pubblicità», commenta il navigator. E questo nonostante il programma ministeriale preveda agevolazioni fiscali e incentivi per chi assume attraverso la piattaforma Anpal. «Finché esistono casi di lavoratori disposti a scendere a compromessi che dovrebbero essere inaccettabili, come restituire parte degli importi ricevuti in busta paga al datore di lavoro, sarà difficile che questi ultimi accettino di gestire le proprie ricerche di personale alla luce del sole. Perché certe prassi possono risultare comunque più vantaggiose degli incentivi messi a disposizione».
Per i navigator, che si trovano a gestire l’imbarazzo dell’essere per il momento gli unici ad avere trovato un lavoro con il reddito di cittadinanza, i tempi non sono maturi per decretare l’insuccesso dell’iniziativa tanto voluta dal Movimento 5 stelle. «Davanti a noi passano storie di estrema difficoltà, persone che grazie a questo programma sono tornate a sperare in qualcosa. L’altro giorno una ragazza ci ha raccontato di essere stata assunta a 40 ore settimanali come colf, ma di essere costretta a farne molte di più. Ci ha chiesto cosa fare per non essere sfruttata», racconta il giovane palermitano.
A rallentare la macchina sono però anche i problemi in cui si imbattono i Comuni, chiamati alla redazione dei progetti che dovrebbero coinvolgere i percettori del reddito nell’ambito di quell’impegno nel sociale che il governo nazionale ha immaginato come perfetto do ut des per evitare che i sussidi possano essere fine a se stessi. Un modo per chiudere la bocca a chi parla di fannulloni, ma anche una misura per favorire l’inclusione sociale. Anche su questro fronte, però, per il momento la strada da fare è ancora tantissima. «Tutti i Comuni dell’isola sono indietro, ma non per inadempienze che possono essere imputate agli enti locali», commentano dall’Anci Sicilia.
Il principale problema, infatti, starebbe negli intoppi causati da Gepi, la piattaforma che il ministero del Lavoro ha ideato per la gestione dei patti per l’inclusione sociale. «Il nostro Comune conta meno di settemila abitanti e da censimenti interni sappiamo che a percepire il reddito di cittadinanza sono circa 250 persone – racconta la sindaca di Canicattini Bagni Marilena Miceli – eppure sulla piattaforma Gepi il personale che se ne occupa finora ha ricevuto soltanto i nominativi di 66 persone». Di cose che non quadrano ce ne sarebbero anche altre. Una sarebbe la poca comunicazione tra Comuni e centri per l’impiego nella gestione dei rispettivi elenchi. Ma non mancano i casi grotteschi. «Per un po’ la sezione della piattaforma adibita ai controlli anagrafici – racconta la prima cittadina – riportava i dati di percettori residenti nel Comune di Solarino. Finché non si risolveranno queste criticità sarà difficile far partire i progetti, nonostante le idee non manchino».