Quello che di Cernobbio non dicono: i retroscena della crisi economica internazionale

LA GRAN MASSA DI DENARO CHE, INVECE DI SOSTENERE LE IMPRESE EUROPEE, FINISCE IN CINA, IN INDIA E IN BORSA. E POI SI CHIEDONO PERCHE’ IN EUROPA C’E’ RECESSIONE…

Il Forum Ambrosetti è un evento che ha luogo dal 1975 annualmente a Villa d’Este di Cernobbio, sul Lago di Como. Agli incontri vengono invitati a partecipare capi di Stato, ministri, premi Nobel ed economisti ai più elevati livelli mondiali. In questi incontri dovrebbero essere discussi gli scenari economici e geopolitici mondiali, europei e, ovviamente, italiani. Dovrebbero essere analizzati anche i principali sviluppi scientifici e tecnologici e i loro effetti sul futuro delle istituzioni, delle imprese e, in generale, della società civile.

Nei giorni scorsi le prime pagine dei giornali sono state riempite di notizie relative al forum 2013 dal titolo “LO SCENARIO DI OGGI E DI DOMANI PER LE STRATEGIE COMPETITIVE” organizzato da The European House – Ambrosetti a Cernobbio.

Capi di Stato e di Governo, massimi rappresentanti delle istituzioni europee, ministri, premi Nobel, imprenditori, manager ed esperti di tutto il mondo si sono riuniti per confrontarsi sui temi di maggiore impatto per l’economia globale e la società nel suo complesso. Solo che, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare, oggetto delle notizie diffuse dai media non sono stati i risultati scientifici raggiunti durante le giornate trascorse sul lago di Como dal gotha dell’economia e della politica mondiali, ma bensì informazioni che spesso sono andate poco oltre il gossip (e peraltro di poca o nulla importanza visti i problemi internazionali che stanno caratterizzando l’economia e il mondo).

In molti forse avranno pensato che ciò fosse dovuto al fatto che le stesse persone si stavano incontrando solo pochi giorni dopo la riunione del G20, il forum dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali dei Paesi più industrializzati (quelli del G8 in primis) con in più l’Unione Europea e pochi altri. Eppure anche dopo la riunione del G20 (che, è bene ricordarlo, fu creato nel 1999 dopo una serie di crisi finanziarie, per favorire l’internazionalizzazione economica e la concertazione tra gli Stati avendo come obiettivo il controllo, in senso positivo e, purtroppo, a volte anche in senso negativo) coloro i quali erano stati invitati a partecipare non hanno rilasciato molte informazioni circa i problemi di cui si era discusso.

Eppure in entrambi gli incontri e per di più a distanza di pochi giorni uno dall’altro, per discutere dei problemi della Terra si sono incontrati i rappresentanti dei Paesi che rappresentano circa i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre all’80% del Pil mondiale, quelli dei Paesi che presiedono forum regionali, come l’Unione Africana, l’ASEAN, APEC, e i leader di organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (BM), il Financial Stability Board, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) , le Nazioni Unite e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e molti dei rappresentanti delle maggiori multinazionali del globo.

Se non fosse stato per la presenza di alcune figure istituzionali come i capi di Stato (incluso il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) quella sul lago di Como, quanto a riservatezza, sembra quasi essere stata una riunione del gruppo Bilderberg o della Trilateral (e del resto molti dei partecipanti rientrano nel novero degli invitati di questi gruppi).

Ma proprio il ruolo ricoperto dai partecipanti a queste riunioni fa sì che questi incontri hanno un’importanza non indifferente. Ed è per questo motivo che, dopo la riunione del G20 che si è tenuta solo pochi giorni fa in Russia e dopo gli incontri sul lago di Como avrebbe dovuto far riflettere che queste persone sentissero la necessità di un nuovo scambio di idee.

E invece pochi hanno dedicato l’attenzione che meritava al fatto che a entrambi gli incontri non hanno partecipato solo quelli che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto essere dei “tecnici”. A fare da protagonisti sono stati invitati (l’invito al Forum è “strettamente riservato” ai destinatari, Presidenti e Amministratori Delegati dei principali gruppi internazionali e nazionali) i capi di Stato di quasi tutti i Paesi del G20 e un numero indefinito di soggetti “privati” (vale a dire rappresentanti di aziende, multinazionali e gruppi bancari).

Al di là della voglia di apparire che molti di loro hanno dimostrato di avere, l’incontro di Cernobbio è stato interessante soprattutto perché ha confermato ciò che sta avvenendo nel mondo. Innanzitutto ha confermato che tutti i leader dei maggiori Paesi del globo (Stati Uniti in primis, ma anche Francia e Regno Unito dopo le vicende legate alle accuse contro la Siria e al fatto che i rispettivi Parlamenti non hanno ancora approvato le proposte dei loro leader, ammesso che lo siano ancora) dopo aver perso la propria credibilità agli occhi non solo dei propri connazionali, ma di tutto il mondo, stanno compiendo enormi sforzi per riconquistarla, ergendosi al ruolo di primi attori delle scelte e dei meeting internazionali. E, per farlo non perdono occasione di partecipare ad eventi come quello sul lago di Como che vanta una copertura mediatica rilevantissima, data la presenza di oltre 400 giornalisti italiani e internazionali e la presenza di reti televisive come BBC World, CNBC, CNN, Financial Times e RAI.

Tutti cercano di sfruttare il ritorno mediatico partecipando ai talk show di approfondimento e alle interviste in diretta con i protagonisti del Forum, che vengono poi messi in onda sulle televisioni di tutto il mondo. E tutti, indistintamente, cercano di concentrare l’attenzione della gente su problemi che, grazie ad una attenta e continua azione mediatica, sono entrati nelle case di tutti e hanno riempito le prime pagine di tutti i giornali a caratteri cubitali.

Ovviamente questa mania di protagonismo è molto utile per distogliere l’attenzione dei media (e questo è l’altro aspetto che, più di ogni altra cosa, ha caratterizzato gli incontri che si sono svolti a Villa d’Este) dai veri problemi. Quelli che poche persone hanno deciso di discutere in riunioni riservate e dei cui esiti ci si è guardato bene di informare la gente. In realtà, come ha fatto notare la Napoleoni, economista e attenta scrutatrice del panorama economico globale, i problemi che con ogni probabilità sono stati discussi sono ben altri. Primo fra tutti gli “effetti della monetizzazione della carta straccia americana ed europea sulle economie dei Paesi emergenti”. Paesi emergenti che dal 2009 e fino a pochi mesi fa sono “stati i beneficiari di ingenti flussi monetari provenienti dal quel ricco Occidente in preda alla recessione”.

Gli stessi flussi monetari che, almeno in teoria, avrebbero potuto e dovuto essere utilizzati da molti degli Stati e da molte delle aziende presenti ai meeting per creare nuovi posti di lavoro per i cittadini europei o per quelli americani e che, invece, continuano a finire nelle tasche dei nuovi ricchi dell’India o della Cina e delle banche che tali scambi realizzano. E il denaro che non è andato nelle tasche dei nuovi ricchi del mondo è finito, grazie alla complicità palese e spesso autorizzata dei rappresentanti dei governi nazionali (gli stessi che, nel corso degli incontri, avrebbero discusso, almeno stando a quanto dicono, dei problemi economici del globo e della crisi siriana), sui mercati azionari. Una percentuale enorme delle risorse economiche del globo oggi viene investita in Borsa (non a caso, in questo periodo, Wall Street ha registrato performance eccezionali). E quanto non rientra né nella prima, né nella seconda categoria, finisce in derivati gestiti direttamente dalle banche e dagli istituti finanziari.

Ovviamente i tecnici che hanno partecipato alle riunioni a porte chiuse si sono guardati bene dal dire che molti degli indicatori economici (dal Pil alla disoccupazione, dal calo della domanda alla percentuale di aziende in chiusura o fallimento o che decidono di trasferirsi all’estero in Paesi extraUE) non sono stati in alcun modo oggetto delle discussioni tra i partecipanti e non hanno nemmeno lontanamente influenzato le scelte che seguiranno tali incontri. Ciò di cui, molto probabilmente, si è parlato è stato il volume di denaro messo in circolazione in Europa e negli Stati Uniti. Denaro che non servirà alla crescita né dei Paesi europei, né degli Stati Uniti: servirà solo ai magnati che sono a capo delle multinazionali dei Paesi emergenti e delle banche che si arricchiscono grazie a scambi di denaro virtuale. Di questo, molto probabilmente, si è discusso nelle riunioni “a porte chiuse” sul lago di Como.

E per distogliere l’attenzione della gente dai problemi reali, l’attenzione dei media è stata concentrata sul confronto tra Obama e Putin o su pettegolezzi come l’intervento a porte chiuse di Casaleggio o sulla percentuale di donne presenti alla riunione (che ha attirato l’attenzione del nostro Capo del Governo, Letta) …

 

 


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