Quella mattina di Agosto

Il 29 agosto alle 7.45 in via Alfieri ricorderemo Libero Grassi. Come 22 anni fa, in un viaggio a ritroso nel tempo, saremo davanti quelle mura che lo videro cadere. Immagineremo la mano vile che lo raggiunse alle spalle. La vittoria della sopraffazione, la cancellazione della speranza, e la sua rivincita, tanti anni dopo.
Ma andando ancora più indietro guarderemo in faccia quanti, nei mesi precedenti, lo lasciarono solo. I suoi colleghi industriali, disturbati dal chiasso mediatico sollevato dalle sue parole. Abituati a compromettersi e ai compromessi, non tolleravano chi, platealmente, ricordava che si può dire no. Ai giornalisti che pur gli diedero voce, ma spesso misero in dubbio la sua forza e la sua decisione. A quanti interessati all’audience non si preoccuparono di metterlo a rischio di vita. A quelle banche che dopo la sua denuncia lo percepirono come un morto che cammina e come a un morto negarono credito. Alle istituzioni del tempo, assenti al momento della denuncia, e in parata davanti alla bara.

Ma l’esempio di Libero aveva dentro un vigore che i suoi carnefici non potevano immaginare. Se avessero solo potuto intravedere le conseguenze, quella mattina di agosto avrebbero preso un caffè invece di premere un grilletto. Nella Sicilia delle assenze e delle negazioni. Nella terra dove nulla si sa ma tutto si conosce qualcuno confessò l’inconfessabile. Nei luoghi dove l’umiliazione del pizzo si taceva persino in famiglia, qualcosa si ruppe.
La rivolta dei commercianti di Capo d’Orlando si trasformò nella rivoluzione della prima associazione antiracket in Italia, approdando, anni dopo, nella prima associazione antiracket di Palermo. Nel frattempo giovani fuori dall’impegno politico e forse per questo meno rituali e scontati insegnarono a non chinare la testa o a non perdersi dietro dotte analisi ma a fare. La rivoluzione del fare: associarsi, fare rete, riconoscersi, denunciare.
E Palermo da capitale della mafia si è trasfigurata, divenendo capitale della resistenza alla mafia.
Una lotta per decenni combattuta dagli uomini dello stato è divenuta resistenza diffusa. Piccoli e grandi imprenditori che subiscono richieste estorsive hanno oggi una scelta in più: denunciare e associarsi. Sanno che la rete di protezione è forte ed efficace, che la solitudine di Libero è un ricordo lontano quasi una crocefissione per la rinascita.
E forse il 29 agosto agli uomini delle istituzioni che si affolleranno in via Alfieri potremmo chiedere che invece del fiore depongano la loro azione di lotta per la libertà. Il fatto concreto che cambia e muta in meglio le vite, che Libero con tutto se stesso non cessò mai di pretendere e cercare.

Aldo Penna

Appello a Rosario Crocetta per Libero Grassi.

In memoria di Libero il Consiglio comunale di Palermo ha scelto di intitolare il parco di Acqua dei Corsari a Libero Grassi. L’opera è ferma, bloccata dai soliti, incomprensibili ritardi burocratici degli uffici regionali. Il Presidente Crocetta chiami il suo ufficio periferico e consenta a questo Parco di offrirsi alla città. E’ uomo deciso, in memoria di Libero compia un atto semplice e rivoluzionario. E’ una buona azione per la libertà, costa solo un’energica telefonata. Presidente, la faccia.

 


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