Province siciliane, sì al modello Delrio con i “solchi bagnati di servo sudor”

IL PRESIDENTE DELL’ARS, DI FATTO, AMMETTE CHE IL PARLAMENTO SICILIANO NON E’ IN GRADO DI FAR RISPETTARE LO STATUTO

Ormai la politica siciliana gira a vuoto. Emblematico il caso della tragica riforma delle Province, che ha creato solo grande confusione. E che, adesso, rischia di travolgere puro lo Statuto siciliano.

Siamo abituati agli strafalcioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ma rimaniamo basiti nel leggere un comunicato stampa del presidente dell’Ars, onorevole Giovanni Ardizzone.    

“Raccolgo l’appello lanciato da più parti politiche, ma soprattutto dall’Anci e dai sindacati – scrive Ardizzone – per un’applicazione in Sicilia della legge Delrio sulle autonomie locali. Pertanto, all’attenzione della prossima conferenza dei capigruppo all’Ars porterò il relativo disegno di legge”.

“Non credo – continua Ardizzone, che forse non coglie la gravità delle sue affermazioni – che recependo la normativa nazionale sia in gioco l’Autonomia della Sicilia, tutt’altro. Con la legge regionale del marzo scorso, infatti, sono già stati già istituiti i liberi consorzi dei Comuni e le città metropolitane e si attendeva proprio la norma statale in ordine alle funzioni da attribuire loro. Soprattutto per le città metropolitane, che, è opportuno ricordarlo, diventeranno istituzioni concorrenziali per la gestione di aree vaste a livello europeo”.

“Se mettiamo da parte le divisioni ideologiche e le presunte lesioni statutarie – riprende Ardizzone – si potrà fare, nell’immediato, un ottimo lavoro che renda chiaro il quadro istituzionale e ordinamentale degli enti locali in Sicilia. Mi auspico che l’Assemblea possa trovare un accordo e procedere celermente, e senza indugi, all’approvazione del relativo disegno di legge”.

Questa dichiarazione è semplicemente incredibile. In un colpo solo il presidente Ardizzone avalla il tradimento dello spirito dell’articolo 15 dello Statuto siciliano, piega l’Ars agli interessi di tre Comuni in gravi difficoltà finanziarie (Palermo, Catania e Messina) e – fatto ancora più grave – umilia l’Autonomia siciliana, dichiarando che il Parlamento siciliano, da lui presieduto, non è in grado di legiferare nel rispetto del nostro Statuto.

Il presidente Ardizzone – e questo è un fatto grave – continua a ignorare che l’Ars ha istituito in modo improprio i “liberi consorzi di Comuni” previsti dall’articolo 15 dello Statuto. Perché ha introdotto una serie di condizioni che contraddicono palesemente lo spirito dell’articolo 15 dello stesso Statuto.

Per non parlare del fatto – spiegato molto meglio di quanto lo spieghiamo noi in altra parte del giornale da Massimo Greco – che il ragionamento del presidente Ardizzone non considera l’esigenza di una modifica statutaria.

La verità è che ormai – su materie delicatissime – si legifera per compiacere i poteri forti che ormai imperversano in Italia: poteri che pretendono l’abolizione sostanziale del Senato della Repubblica, una legge elettorale in contraddizione con un pronunciamento della Corte Costituzionale, l’abolizione delle Province e l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Insomma, siamo, come al solito, ai “solchi bagnati di servo sudor”…
g.a. 

 


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