Veramente incredibile il comportamento tenuto ieri a sala d'ercole dai parlamentari del movimento 5 stelle
Province/Le due facce del M5S: a Roma contro la malapolitica, in Sicilia invece…
VERAMENTE INCREDIBILE IL COMPORTAMENTO TENUTO IERI A SALA D’ERCOLE DAI PARLAMENTARI DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Roma troppo distante da Palermo? A guardare il Movimento 5 Stelle, sembrerebbe di sì. Nella Capitale, infatti, i deputati pentastellati si distinguono per battaglie determinatissime che fanno di loro l’unica vera forza d’opposizione al Governo. Dinnanzi ad ogni stortura, dal decreto Bankitalia alla legge elettorale, fanno sentire la propria voce con forza. Beccandosi espulsioni e ceffoni da quella politica che non accetta la voce dell’opposizione.
Lo stesso non sta accadendo in Sicilia, dove i deputati regionali pentastellati, da una opposizione alquanto morbida, si stanno conquistando il titolo di stampella del Governo Crocetta. Lasciamo per un attimo da parte tutti i dubbi che già hanno suscitato sul fronte della battaglia per l’acqua pubblica (che di fatto è sempre in mano ai privati) e concentriamoci su quello che è successo ieri in Aula. Dove, proprio grazie ai cinquestelle siciliani, è stata approvata la controversa riforma delle Province voluta dal Presidente della Regione siciliana.
Partiamo dall’alibi: “Abbiamo consultato la base in rete e la maggioranza si è espressa a favore dell’abolizione delle Province”, dicono i deputati siciliani. Tesi che non sta in piedi. Una domanda generica non basta. Bisognava, semmai, spiegare nel dettaglio cosa conteneva questo disegno di legge. Cosa che dubitiamo sia stata fatta.
Il pasticcio approvato ieri dall’Ars, infatti, non va certo nella direzione dei risparmi e dell’efficienza. Le nove Province si trasformano in nove Consorzi di Comuni. Un’altra legge dovrà definire funzioni ed attribuzioni. Non si sa se ci saranno risparmi, non si è studiato l’impatto sui territori. Non si sa nulla. Quello che si sa è che c’è il rischio che i liberi Consorzi (libero per modo di dire…) saranno ‘carrozzoni’ ancor più elefantiaci e improduttivi delle Province.
Si sa anche che questa presunta riforma moltiplicherà i costi, lascerà senza servizi i cittadini e scaricherà tutto sui Comuni sempre più in ‘bolletta’. Quello che è certo, come hanno sottolineato le opposizioni, è che la “legge spot” presenta profili di incostituzionalità. Intanto si abolisce un principio democratico: l’elezione diretta. Gli organismi saranno di secondo livello, eletti quindi, non dai cittadini, ma dalle assemblee dei consorzi. Bella conquista democratica!.
Il Movimento 5 Stelle di Sicilia ha spiegato alla sua base il contenuto del disegno di legge? Ha chiesto il parere di esperti in materia in grado di smentire i rischi già paventati dai giuristi consultati dalle opposizioni?
Non solo. Con il loro voto favorevole, ieri, i 5 Stelle siciliani hanno avallato la discutibilissima operazione del Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. L’esponente dell’Udc, come vi abbiamo raccontato nel dettaglio qui, ha di fatto calpestato la volontà dell’Aula (quindi, indirettamente, degli elettori) apportando modifiche ad un testo già approvato. Uno scandalo che non si era mai visto. Un’operazione politica squallida in sostegno del Governo.
I colleghi romani dei deputati cinque stelle, dinnanzi ad una atto del genere, avrebbero già presentato una mozione di sfiducia contro Ardizzone. I parlamentari siciliani del Movimento di Grillo, invece, hanno avallato la mortificazione del Parlamento siciliano, consentendo ad Ardizzone e Crocetta di imporre le regole. Roba da non crederci.
Chissà se Beppe Grillo lo sa… Altro che dissidenti! I suoi parlamentari in Sicilia si sono dimostrati fin troppo obbedienti. Alla solita, vecchia politica, almeno in questo caso.
Come i nostri lettori sanno, abbiamo sempre dato grande spazio al Movimento 5 Stelle, difendendolo, in più di un’occasioni, dagli attacchi strumentali della grande stampa. Questo non vuol dire che si può tacere sul comportamento dei suoi esponenti siciliani, che ieri, all’Ars, hanno mostrato la tendenza ad un consociativismo che non può piacere a chi ha creduto nella forza dirompente e innovativa del Movimento di Grillo.
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