Proteste contro i tagli al Reddito di Cittadinanza. L’assessore Nuccia Albano: «Misura da rivedere»

Devono ancora concretizzarsi le modifiche al Reddito di Cittadinanza annunciate dalla leader di Fratelli d’Italia e Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ma già in Sicilia i percettori manifestano tutto il loro disappunto. Davanti ad una povertà crescente, all’allarme più volte evidenziato dalla strutture caritative che registrano un aumento di persone che si rivolgono alla loro assistenza per portare qualcosa da mangiare sulla tavola, il taglio al Reddito si presenta come un intervento che peggiorerà le sorti di chi vive grandi difficoltà quotidiane a partire da quella alimentare.

Secondo i dati INPS, da gennaio ad ottobre del 2022, sono stati 228.152 i siciliani che hanno beneficiato di questo sussidio. Il 17,7% del totale nazionale è residente nella nostra regione. Numeri che vanno letti di pari passo con quelli forniti dal Banco Alimentare e che fotografano evidenti necessità, da parte di una importante fetta di popolazione, per accedere al cibo quotidiano. E se una parte della politica, che in questo caso rappresenta la maggioranza parlamentare sia a Roma che a Palermo, evidenzia le storture del provvedimento che ha istituito il Reddito, sottolinea i casi di percezione indebita saltati agli onori della cronaca, allo stesso tempo, in maniera indiretta, nega o fa finta di non vedere gli aspetti positivi. A cominciare dal sostegno ai poveri, cittadini che non possono essere ignorati, dal rifiuto allo sfruttamento di imprenditori senza scrupoli che si fanno forza del bisogno di chi cerca lavoro, fino alle storture e all’illegalità dell’offerta di occupazione in nero.

«Il reddito di cittadinanza – ha dichiarato l’assessore regionale alla Famiglia, Nuccia Albano – ha aiutato le persone in stato di indigenza, soprattutto nel periodo di pandemia che abbiamo attraversato. È stata una misura apprezzabile, ma certamente oggi occorre rivederla. Ci faremo carico di indire un tavolo tecnico con le imprese del territorio per verificare quali siano le figure professionali di cui hanno maggior bisogno, così da poter attivare corsi di formazione, di apprendistato per provare a creare le condizioni per dare un lavoro dignitoso alle persone che oggi vivono con il reddito». Una ricetta, però, che da tempo ha dimostrato di non funzionare e che viene ripresentata con sullo sfondo il rapporto Svimez e la previsione, in tutta Italia, di nuovi 770mila poveri molti dei quali al Sud.


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