Prometeo 2: il papocchio dell’Efal di Messina ed il danno subito dai dipendenti

IL PROGETTO AFFIDATO DALL’ESECUTIVO AL CIAPI CON UNA DOTAZIONE DI 35 MILIONI ID EURO STENTA A DECOLLARE TRA SOSPETTI ED ESCLUSIONI

Prometeo, un crogiuolo di regole violate e impegni disapplicati? Sono tante le lamentele sulla graduatoria degli idonei, giunta alla quarta pubblicazione. Un vero record! Progetto Prometeo, affidato dal Governo regionale al Ciapi di Priolo con una dotazione di 35 milioni di euro avrebbe l’obiettivo di assumere mille e 415 operatori: licenziati dagli enti formativi, eccedentari o provenienti da soggetti definanziati.

Vi raccontiamo un possibile esempio concreto del tentativo, da parte dell’esecutivo regionale, di imporre un modello pubblico nel settore della Formazione professionale che, a vedere il travaglio, le possibili pressioni politiche e gli stenti nell’individuare gli idonei al progetto, sarebbe fallito ancor prima di iniziare.

Non sarebbe stato più utile lo strumento del 2passaggio diretto ed immediato” del lavoratore presso un ente virtuoso anziché l’agonia per l’attesa di lavorare per pochi mesi al Ciapi. Quanto accaduto con Spartacus, dove il Governo regionale per salvare il posto di lavoro a mille e 754 operatori avrebbe chiesto aiuto al sistema degli enti formativi, dovrebbe essere da insegnamento.

Raccontiamo un singolare fatto, che avrebbe visto protagonista l’Efal provinciale di Messina.

Alcuni dipendenti dell’Efal provinciale di Messina hanno chiesto per iscritto al direttore del Ciapi, Luciana Rallo, all’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, al dirigente generale del dipartimento al ramo, Anna Rosa Corsello e alla dottoressa Francesca Garoffolo, responsabile del Servizio Centro per l’Impiego di Messina (ex Ufficio provinciale del Lavoro) chiarimenti sulla redazione delle graduatorie.

Ciascun dipendente nel chiedere di conoscere le modalità per essere inserito nella graduatoria del progetto Prometeo onde evitare disparità di trattamento e riservandosi di adire le vie legali, ha denunciato la disparità di trattamento tra dipendenti dello stesso ente, l’Efal di Messina, alcuni dei quali inseriti in graduatoria come idonei a discapito di altri ignari di quanto accaduto.

Riportiamo il passaggio in questione. Ciascuno dei dipendenti dell’ente messinese, depositari delle istanze di chiarimento, ha dichiarato “che in riferimento al Bando di selezione pubblica del 20 dicembre 2013, indetto dal Ciapi di Priolo, ‘Progetto Prometeo’, non ha inoltrato domanda perché non in possesso dei requisiti previsti. Motivo per il quale non è chiaro come, pur trovandosi nella stessa posizione, parte del personale in forza all’ente Efal Provinciale di Messina, prima escluso con la motivazione ‘non in possesso dei requisiti’, vedi elenco pubblicato il 10 marzo 2014, viene inserito nell’elenco degli idonei del 07/05/2014”.

Aggiungiamo che dalla graduatoria pubblicata ieri dal Ciapi risulterebbero adesso esclusi. Cos’è successo? Che ha combinato l’Ente? Come mai prima vengono inseriti alcuni dipendenti dell’Efal pur non in presenza di requisiti e poi rimossi? Quali pressioni sarebbero arrivate al Ciapi per inserire un gruppo di lavoratori privi di requisiti? Cosa sarebbe successo dopo? Come mai sarebbero stati esclusi nella quarta versione delle graduatorie? Se a questi lavoratori era stati riconosciuti i requisiti perché adesso sarebbero esclusi?

Eppure l’avviso del 20 dicembre 2013 sembrava chiarire il punto. Emergerebbe da quanto appreso che alcuni dipendenti del citato Efal sarebbero stati utilmente inseriti tra gli idonei in applicazione dell’articolo 2, lettera a) del bando Prometeo. Clausola che prevedeva, tra i requisiti per l’accesso, “di non essere impegnato attualmente in percorsi formativi”.

Elemento però che non sarebbe sufficiente per via del fatto che tali lavoratori appartengono ad un ente al quale l’assessorato non ha mai revocato l’accreditamento. Difatti, non sarebbe sufficiente l’avvio del procedimento di revoca, come è successo per l’Efal provinciale di Messina, per far assumere il requisito in capo ai lavoratori che possa giustificarne l’inserimento nella graduatoria Prometeo. Ancor meno ad una parte dei dipendenti e non a tutti. Ed in forza anche del fatto che l’ente in questione non avrebbe dichiarato alcun esubero entro la data di pubblicazione del bando. E questo sarebbe uno dei tanti errori di valutazione nella gestione del proprio personale commesso dall’Efal.

Va ricordato che, in sede di presentazione della domanda di partecipazione al bando Prometeo il lavoratore doveva rispondere, tra gli altri, alla domanda “sullo stato occupazionale”.

Varie le opzioni: ‘cassa integrazione, mobilità, occupati ed inoccupati’. Tutte alternative che non potevano essere sbarrate perché l’ente il questione, oltre a non aver dichiarato l’assenza di esuberi, non ha ottenuto l’avallo all’accesso alla Cassa integrazione guadagni in deroga.

L’Efa di Messina, da quanto appreso, aveva avanzato richiesta di Cassa integrazione pur nella certezza di non essere in possesso dei requisiti, come ammesso dallo stesso responsabile del Servizio Centro per l’Impiego di Messina, Francesca Garoffolo.

Accesso all’ammortizzatore sociale che non sarebbe stato riconosciuto perché, tra i tanti problemi, l’Efal avrebbe avuto pure l’accreditamento per la seconda annualità ed il finanziamento di circa un milione di euro a valere sul Piano giovani, motivo per il quale era impensabile inoltrare tale richiesta.

L’ente però non ha mai avviato l’attività formativa arrecando un danno economico ai dipendenti che adesso si vedrebbero fuori dal progetto Prometeo e di fatto senza un lavoro. Ingiustificabile atteggiamento quello dell’Efal che si potrebbe spiegare solamente, stando ad indiscrezioni apprese, con il tentativo di cedere il finanziamento, il personale e le attrezzature ad altro soggetto. Operazione che pare sia stata stoppata. I lavoratori però avrebbero avuto la peggio, fuori da tutto e nel silenzio delle istituzioni che dovrebbero intervenire per fare chiarezza sulla situazione complessiva in cui verserebbe l’Efal provinciale di Messina.

Tornando al fatto, quello che pare sia successo è che alcuni dipendenti, non avendo una dichiarazione ufficiale sulla loro posizione lavorativa, più volte richiesta all’ente sia verbalmente che per iscritto, ed essendo a conoscenza che, a dicembre presso l’ufficio provinciale del lavoro non è stata riconosciuta la Cigd , alla voce stato occupazionale non hanno potuto indicare alcunché. Ed allora torniamo a domandarci: come mai per alcuni dipendenti dell’Efal si erano aperte le porte del progetto Prometeo pur non in possesso dei requisiti?

L’altra stranezza che rileviamo nella gestione del progetto Prometeo è il fatto che sarebbe un errore escludere i dipendenti dell’Efal dal progetto.

A nostro modesto avviso, tutti i dipendenti dell’Efal di Messina dovrebbero aprirsi le porte del progetto Prometeo. La ragione è semplice. Prometeo, inizialmente pensato per i disoccupato, è stato esteso poi anche ai lavoratori degli enti definazianti o posti in eccedenza. Quello che dovrebbe essere chiarito è proprio il futuro dell’Efal provinciale di Messina che non ha avviato i corsi, pur avendo ottenuto il finanziamento. Che è stato destinatario di un procedimento di avvio di revoca dell’accreditamento e di una diffida accertativa per spettanze non riconosciute ai lavoratori. Fino a qual momento a pagare sarebbero solamente i dipendenti e questo non è assolutamente giusto.


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