Nonostante le promesse, nessun lieto fine per la docente accusata di omesso controllo. Ora sarà un giudice a stabilire la legittimità del provvedimento: «Il Miur pensava di poter avocare a sé i poteri dell’ufficio scolastico mentre a nostro parere non si può fare»
Prof sospesa, presentato il ricorso in tribunale Figlio: «Sfumata una soluzione extragiudiziale»
Nessun lieto fine per la
vicenda della professoressa sospesa che ora finisce in tribunale. Dopo gli annunci e le promesse del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e del vice premier Marco Salvini – che hanno persino incontrato l’insegnante rassicurandola sul buon esito della vicenda – la macchia sulla specchiata carriera della professoressa Rosa Maria Dell’Aria, sospesa per 15 giorni dall’insegnamento e dallo stipendio nella scuola Vittorio Emanuele III, è rimasta. L’accusa nei suoi confronti è di omesso controllo su una ricerca presentata dagli alunni dell’istituto tecnico industriale, all’interno della scuola e con altre classi, in cui gli studenti avevano paragonato le leggi razziali del ’38 al decreto sicurezza.
Nelle scorse settimane, al termine di un incontro con i funzionari del Miur in aeroporto, era stata annunciata una soluzione extragiudiziale per far dichiarare illegittima la sanzione disciplinare e privarla di tutti i suoi effetti giuridici. Qualcosa nel frattempo, però, è andato storto come conferma il figlio della docente di lettere, Alessandro Luna. «Il Miur pensava di poter avocare a sé tutti i poteri dell’ufficio scolastico regionale perché per ora il dirigente allora nominato è andato in pensione – spiega Luna – mentre a nostro parere questo non si può fare». I tecnici del ministero infatti, proponevano l’esclusione dal procedimento del dottor Anello – l’autore del provvedimento di sospensione della prof -, in quanto non responsabile dell’Ufficio scolastico regionale, attualmente senza un capo dopo che la direttrice Maria Luisa Altomonte è andata in pensione.
«Ma per noi Marco Anello è il vicario della dirigenza regionale e, quindi, non può essere escluso – ragiona Luna – Non è vero, quindi, come vorrebbe sostenere il Miur, che per ora non c’è nessuno a capo dell’ufficio scolastico regionale. In realtà c’è il dirigente dell’ufficio primo nell’ambito territoriale di Palermo e, caso vuole, sia la stessa persona che ha emesso il provvedimento sanzionatorio: il dottore Anello». Così, come già preannunciato, alla fine sarà un giudice a stabilire se il provvedimento adottato dall’ufficio scolastico provinciale di Palermo, sia o meno legittimo. Stamane il figlio della docente dell’Aria e il collega Fabrizio La Rosa hanno presentato alla sezione Lavoro del tribunale del capoluogo il ricorso per l’ottenimento della dichiarazione di illegittimità della sanzione disciplinare inflitta, in quanto violerebbe gli articoli della Costituzione, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la stessa Dichiarazione sui diritti dell’uomo.
Una decisione inevitabile che comporta, però, un allungamento dei tempi per una possibile soluzione. «Mediamente la prima udienza viene fissata
6-7 mesi dalla data del deposito del ricorso – ipotizza – che a questo punto sarà non prima del mese di dicembre, ma noi rimaniamo fiduciosi». Anche se la prof il 27 maggio scorso è tornata a scuola, rimangono tuttora indelebili gli effetti e ora, tramite i legali, la docente chiede un risarcimento economico di 10mila euro. «Abbiamo chiesto che venga dichiarata illegittima la sanzione con tutte le conseguenze del caso – ribadisce il figlio – Non si tratta soltanto della retribuzione che non verrà corrisposta per il mese di maggio, ma ci sono anche altre conseguenze relative all’anzianità di servizio, alla possibilità di partecipare ad alcuni concorsi. E con la sospensione viene anche revocata la carta del docente per l’anno scolastico 2018-2019». Giunti a questo punto, cosa potrebbe scongiurare una lunga battaglia legale? Questo avverrebbe «solo nel caso in cui il dottore Anello decidesse di revocare in autotutela la sanzione disciplinare», commenta il figlio.