«Sentiva un uomo nero che la seguiva, vedeva spiriti e angeli. Una volta, sulla sua schiena, ho visto un graffio che si trasformava in una scritta in inglese “I see you” (Io ti vedo, ndr)». Un racconto che sembra evocare mondi oscuri di possessioni diaboliche quello fatto ieri nell’aula del tribunale di Catania dal 25enne […]
Dal bimbo «miracolato» alla scritta apparsa sulla schiena di una ragazza. Nel processo al santone Capuana parlano i testi della difesa
«Sentiva un uomo nero che la seguiva, vedeva spiriti e angeli. Una volta, sulla sua schiena, ho visto un graffio che si trasformava in una scritta in inglese “I see you” (Io ti vedo, ndr)». Un racconto che sembra evocare mondi oscuri di possessioni diaboliche quello fatto ieri nell’aula del tribunale di Catania dal 25enne Francesco Rapisarda. Teste della difesa ed ex fidanzato di una delle ragazze che si sono costituite parte civile nel processo 12 apostoli in cui è imputato il santone Pietro Capuana. L’80enne bancario in pensione che si presentava come la reincarnazione dell’arcangelo Gabriele che compiva atti purificatori e che adesso è accusato di avere abusato sessualmente di numerose giovani, anche minorenni, nella comunità della chiesa Lavina di Aci Bonaccorsi (in provincia di Catania), anche con il sostegno delle sue tre ancelle Rosaria Giuffrida, Fabiola Raciti e Katia Concetta Scarpignato.
«Negli ultimi mesi della relazione lei era strana», è andato avanti Rapisarda nel corso dell’udienza raccontando di un rapporto iniziato nel 2014 (quando la ragazza aveva 14 anni e lui 16) e durato circa un anno e mezzo. Entrambi frequentavano la comunità. Lui sin da quando è nato, portato dai genitori, e fino ai dieci anni. Quando la morte della madre lo porta a una breve interruzione. Ancora oggi il ragazzo racconta di continuare a frequentare il gruppo insieme al padre. E sarebbe stato proprio il genitore a cui il ragazzo si sarebbe rivolto, impaurito, quando avrebbe visto la scritta comparsa sulla schiena della giovane fidanzatina. «Siamo andati a pregare in chiesa – racconta – e, piano piano, la scritta è scomparsa». Parole che rimandano al paranormale.
Nello stesso ambito restano anche le dichiarazioni di uno degli altri quattro testi della difesa sentiti ieri in aula. Un uomo sulla cinquantina, Alfio Di Grazia, ha riferito di essere stato «miracolato» da bambino, «guarito» quando è entrato a fare parte della comunità di Lavina. Pochi dettagli sulla malattia da cui sarebbe stato affetto e nessun particolare sulla dinamica del miracolo. D’altronde, come spiega alla corte, il racconto è tutto contenuto in un opuscolo che lui stesso ha scritto mettendo in fila i fatti riportati dalla madre. Un libriccino che è entrato anche a far parte del processo. Secondo il racconto dell’uomo, quando aveva all’incirca otto anni, avrebbe girato diversi ospedali d’Italia – tra cui anche il noto Gaslini di Genova – per trovare una cura alla sua patologia, senza però ottenere risultati. Dove per la scienza non c’era nulla da fare, però, avrebbero potuto i poteri del santone. «Mi ha salvato la comunità», ha detto Di Grazia confermando di continuare ancora a frequentarla. La prossima udienza del processo è stata fissata per metà ottobre, anche in quella occasione si andrà avanti con le audizioni dei testi della difesa. Un lungo elenco considerato «sovrabbondante» dal collegio che ne ha chiesto la riduzione.