Da alcuni mesi collabora con i pubblici ministeri, ha parlato di 45 omicidi, in alcuni casi autoaccusandosi. Adesso Carmelo D'amico, ex capo militare del clan messinese, alza il tiro e fa il nome dell'ex senatore del Popolo della libertà. Sarebbe stato alla guida di una loggia massonica con legami con la criminalità organizzata
Processo alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto Il pentito D’Amico: «Nania al vertice di una loggia occulta»
Domenico Nania. E’ questo il nome tanto atteso che oggi il pentito Carmelo D’Amico ha fatto all’udienza del processo sulla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, denominato Gotha 3. L’ex senatore del Pdl e prima ancora di Alleanza Nazionale sarebbe l’uomo al vertice di una loggia massonica con collegamenti con la criminalità organizzata, che operava anche in Calabria. Nelle settimane scorse il collaboratore di giustizia, ex capo militare del clan messinese, aveva parlato di un mister X. Oggi ha svelato quel nome. Ed è pesante.
D’Amico collabora da alcuni mesi e ha riempito pagine e pagine di verbali, depositati nella scorsa udienza dai pubblici ministeri Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio. In particolare il pentito ha parlato di 45 omicidi, e per molti di questi si è autoaccusato. In particolare si è assunto la paternità materiale dell’assassinio, avvenuto il 30 luglio del 193, di Antonio Mazza, editore di TeleNews, la televisione locale per la quale lavorava il giornalista Beppe Alfano, ucciso il 9 agosto del 93.
Il processo Gotha 3 è arrivato all’Appello. In primo grado è stato condannato a 12 anni di carcere l’avvocato Rosario Cattafi, ritenuto dall’accusa il capo della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto. Figura chiave per gli equilibri di Cosa Nostra siciliana, con contatti anche con i servizi segreti italiani. Insieme a lui, alla sbarra ci sono altri boss: Tindaro Calabrese, il boss dei Mazzarroti; Agostino Campisi; il cassiere del clan, Giuseppe Isgrò; Giovanni Rao, di Castroreale; Salvatore Carmelo Trifirò.
«Non mi stupisce quanto emerso sull’ex senatore Nania – ha commentato Sonia Alfano, ex europarlamentare e figlia di Beppe Alfano – mio padre aveva preso le distanze politicamente da lui negli ultimi tempi, prima di morire. Si era opposto alla candidatura di Giuseppe Gullotti (condannato come mandate dell’omicidio del giornalista ndr) al consiglio comunale e per questo è stato espulso dal partito e Nania fu uno dei promotori della sua espulsione. Queste cose su mafia e massoneria a Barcellona Pozzo di Gotto le dico da anni e sono felice che ora stiano emergendo con chiarezza».
Oggi D’Amico ha anche parlato di Maurizio Marchetta, architetto ed ex vice presidente del consiglio comunale di Barcellona, accusato in un primo momento di concorso esterno in un’indagine poi archiviata dalla Procura e che ora vive sotto scorta dopo le dichiarazioni che hanno portato alle operazione antimafia per il racket delle estorsioni Sistema e Sistema 2. «Quanto detto oggi da D’Amico su Maurizio Marchetta conferma quanto asserito da me da tempo – ha continuato Sonia Alfano – e spero che le istituzioni si ricredano. Questa persona, come emerso dalle dichiarazioni di D’Amico e da alcune intercettazioni, aveva rapporti con il clan mafioso locale e con il boss Sam Di Salvo. Dovrebbe essergli tolta la scorta e dovrebbe essere arrestato. Quanto emerso avvalora la mia tesi, su Marchetta, che è stato da me denunciato e poi rinviato a giudizio per aver offeso la mia reputazione e la memoria di mio padre».