Era novembre 2018 quando un'operazione della guardia di finanza faceva luce sul monopolio e altre discusse dinamiche sull'Etna. Quasi un anno dopo il rinvio a giudizio, ma - causa Covid e la classificazione non urgente - oggi si è avuto un nuovo rinvio
Processo Aetna, un anno e mezzo di ritardo per l’avvio Russo Morosoli e le guide attesi in aula per marzo 2021
Un anno e mezzo. È il ritardo nell’avvio del processo al proprietario della Funivia dell’Etna Francesco Russo Morosoli e altre 18 persone. Dopo il rinvio a giudizio di settembre 2019 – a sua volta arrivato a circa un anno dall’operazione Aetna in cui sono scattati anche alcuni arresti domiciliari -, l’inizio del processo era previsto dopo otto mesi: il 7 maggio 2020. Saltata l’udienza causa pandemia, l’appuntamento era slittato a stamattina. Quando, secondo le linee guida anti-Covid del presidente del tribunale etneo, si è assistito a un nuovo rinvio a metà marzo 2021 trattandosi di un procedimento giudicato non urgente. E se prima i termini per la prescrizione dei reati risultavano interrotti fino al 31 luglio, stavolta il conto alla rovescia verso un nulla di fatto scorre inevitabilmente.
Eppure si tratta di un processo atteso perché tocca un tema importante per Catania: l’Etna, il suo sviluppo turistico e il monopolio. Oltre ai necessari approfondimenti sulla trasparenza negli appalti e nei concorsi. Tra gli imputati, infatti, si trovano i protagonisti della vita economica del vulcano. Innanzitutto Russo Morosoli, i dirigenti di Funivia Salvo Di Franco e Simone Lo Grasso e il consulente Alberto Puglisi accusati di aver spalleggiato l’imprenditore nell’indirizzare gli appalti dei Comuni di Linguaglossa e Castiglione dal 2016 al 2018 per l’affidamento del trasporto turistico sull’Etna. Insieme a loro, secondo l’accusa, l’ex dirigente Affari generali del Comune di Linguaglossa Franco Barone. Dovranno rispondere, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta, abuso e rivelazione di segreti d’ufficio.
L’altro grande tema interno al processo è poi quello del concorso del 2018 per l’abilitazione di nuove guide vulcanologiche. E che vede imputati l’ex presidente del Collegio delle guide Biagio Ragonese e i colleghi Antonio Rizzo e Orazio Distefano che, secondo l’accusa, avrebbero organizzato le prove in modo da far vincere i propri figli. Con la complicità, secondo la procura, dei componenti della commissione d’esame: Gianni Trepin, Mario Taller, Alberto Felicetti, Angelo Nicotra, tutte guide alpine; Giuseppe Dentici, funzionario regionale; Stefano Branca, ricercatore dell’Ingv di Catania.
A presentarsi a marzo 2021 – altri eventuali rinvii permettendo – saranno anche l’ex forestale Carmelo Cavallaro, il dirigente dell’ex Azienda foreste demaniali Nino De Marco, il comandante del nucleo operativo della Forestale ed ex commissario del parco dei Nebrodi Luca Ferlito e il poliziotto Alessandro Galante.