Stabilizzata (in parte) la situazione lavorativa di 244 "precari" dell'Ateneo. Un primo protocollo d'intesa tra Università, sindacati e lavoratori, stabilisce che le ore lavorative settimanali passano da 18 a 36 con il conseguente adeguamento delle retribuzioni e della copertura previdenziale
Prima battaglia vinta nella lotta al precariato
Detto, fatto. La lotta al lavoro precario era stata annunciata in uno dei punti del documento programmatico a fondamento della candidatura del prorettore Pioletti. Adesso per 244 lavoratori “precari” dell’Università di Catania è stato compiuto il primo passo di un percorso che potrà in futuro stabilizzare definitivamente la loro situazione lavorativa.
Stamattina nell’Aula Magna del Palazzo Centrale di piazza Università, nel corso di una conferenza stampa aperta alla comunità accademica e ai media, il rettore Antonino Recca ha annunciato la firma di un protocollo di intesa tra amministrazione universitaria, organizzazioni sindacali e Rsu, che avrà come effetto una parziale ma immediata stabilizzazione di 244 lavoratori impiegati nelle varie strutture dell’Ateneo catanese: 30 Asu (attività socialmente utili), 44 Lpu (lavoratori di pubblica utilità) e 150 Puc (progetti di utilità collettiva). Dipendenti dell’Università i quali, nel corso di un decennio circa, hanno acquisito capacità e conoscenze che li rendono indispensabili per il corretto e continuo funzionamento delle strutture e degli uffici dell’Ateneo.
Il prof. Recca nel suo intervento ha spiegato ai presenti che l’impegno sul problema del precariato era già tra le linee programmatiche della nuova amministrazione. Ma aggiunge: «Qualcosa è stato fatto, molto c’è ancora da fare».
Sul traguardo raggiunto interviene anche il prof. Pioletti: «Nessun trionfalismo nelle nostre parole, era un atto dovuto che piuttosto arriva in ritardo. Si tratta del riconoscimento del lavoro che 244 lavoratori precari svolgevano e svolgono nell’Ateneo. Lavori insostituibili che permettono il funzionamento di numerose strutture. Il primo passo è stato compiuto: è stato elevato il numero delle ore lavorative, tenendo conto delle diverse figure professionali e dando una risposta omogenea che evitasse “guerre tra poveri”. La precarietà è un male sociale: vuol dire impossibilità di programmare la propria vita soprattutto quella dei giovani. La precarietà non è solo una condizione materiale, ma una condizione dell’anima».
I termini dell’accordo prevedono in sintesi un aumento delle ore lavorative settimanali che da 18 passano a 36, nonché un incremento delle retribuzioni e un’adeguata copertura previdenziale.
In particolare gli Asu potranno sottoscrivere un contratto a tempo determinato della durata di 5 anni rinnovabili con un impegno orario di 24 ore settimanali a cui si aggiungeranno 9 ore da contrattualizzare con provvedimento aggiuntivo e carico dell’Ateneo e altre 3 a carico della struttura universitaria in cui lavorano.
I Puc vedranno prolungare il loro contratto a 5 anni rinnovabili con un aumento del monte ore settimanale (36 in totale di cui 9 da contrattualizzare in futuro e 3 sempre a carico della struttura dove si presta servizio).
44 lavoratori Lpu saranno invece collocati in una graduatoria che permetterà la loro assunzione da parte dell’Ateneo in categoria e posizione economica B1, mentre i restanti verranno immessi in ruolo entro il 2008 dando comunque priorità ai lavoratori più vicini all’età pensionabile.
Per tutti i “precari” verrà verificata comunque la soluzione legislativa più adatta a fornire loro un riconoscimento dei periodi previdenziali svolti da lavoratori dell’Ateneo.
I sindacati presenti all’incontro hanno riconosciuto l’ottimo lavoro portato avanti dalla nuova amministrazione dell’Università di Catania, nonostante la difficile situazione economica che tocca l’interno mondo “università”. Uno dei sindacalisti presenti, parzialmente soddisfatto, ha già buttato sul “piatto delle proposte” il riconoscimento del lavoro già prestato da parte dei “precari” per quanto riguarda l’aspetto previdenziale.
Staremo a vedere quale destino toccherà alle centinaia e centinaia di lavoratori rimaste ancora fuori dai contratti quinquennali succitati, ma per adesso non possiamo tacere che l’iniziativa dei vertici dell’Ateneo è stata lodevole se non altro per l’impegno profuso e il simbolo che tale azione rappresenta.