Presa diretta, Iacona risponde al Prof Costa

Dalle pagine di questo giornale, il Prof Massimo Costa, docente di Economia all’Università di Palermo e tra i principali esperti in tema di Autonomia Siciliana, qualche settimana fa, ha scritto una lettera a Riccardo Iacona, giornalista di Presa Diretta. Con numeri alla mano, il docente palermitano, ha contestato punto per punto, tutte le inesattezze dette sulla Sicilia e sui suoi conti pubblici (potete leggerla qui) nel corso della puntata intitolata ‘Grecia Italia’.

Iacona, che è persona garbata oltre che bravo giornalista, ha risposto al Prof Costa. Dalla sua replica però, si evince che, per quanto brillante, il giornalista non conocosce bene le prerogative e la storia della nostra regione. Non è una colpa, non la conoscono nemmeno molti siciliani annegati nelle menzogne di una pubblicistica ufficiale intrisa di pregiudizi.  Approffitiamo per esortare il collega della Rai ad inviatre il Prof Costa nella sua trasmissione per un dibattitto vis a vis.

Ecco la lettera di risposta di Iacona:

Gentile professor Costa,
nella sua lettera sulla puntata di Presa Diretta intitolata “Grecia Italia”, lei sostiene che non è assolutamente preoccupante un debito come quello della regione Sicilia, che io confonderei con il disavanzo. Le rispondo con le parole della Corte dei conti (giudizio di parificazione del consuntivo della Regione per il 2012, datato giugno 2013): “l’indebitamento diretto della Regione a fine 2012 si è attestato al notevole importo di 5.385 milioni di euro che, seppur contenuto nei limiti della vigente normativa contabile, desta particolare preoccupazione sia in relazione al continuo aumento degli oneri per il servizio del debito (pari a 490 milioni di euro nel 2012, destinati, comunque, a lievitare ulteriormente in conseguenza dei finanziamenti attivati nello stesso anno), sia per i risultati dell’indicatore del debito regionale pro capite che ha raggiunto il valore di 1.077 euro”. 1.077 euro a fronte di 438 euro nel 2007. Questo non sembrerebbe esattamente il quadro dello “Stato più solido dell’Unione Europea”, come lei paradossalmente lo definisce. Il debito di una regione non è confrontabile, come fa lei, col debito pubblico nazionale, da cui bisognerebbe innanzitutto scorporare il debito della Sicilia, così come quello di tutte le altre regioni. Il debito regionale si conteggia su quello creato solo dalla regione, sulla quota di spesa che è competenza della regione. Non sarà un caso se a maggio 2013 l’agenzia Moody’s ha declassato il debito della Sicilia da Baa3 a Baa1 e il suo debito viene considerato “non investment”, cioè speculativo. Il taglio del rating della Sicilia rifletteva il deterioramento della performance operativa e il deficit di bilancio legati a entrate in stagnazione e un profilo di spesa rigido. Per quanto riguarda invece il disavanzo annuale che secondo lei confonderei con il deficit, era di quasi un miliardo del 2012 e di oltre 600 milioni del 2013 ed ecco che cosa scriveva a tal proposito sempre la Corte dei Conti: “sotto altro profilo appare netto e preoccupante il divario tra spese correnti ed entrate correnti (- 1.099 milioni di euro) che sostanzialmente replica quello dell’esercizio precedente (- 1.076 milioni di euro). In un contesto di perdurante diminuzione delle entrate, la emersione di un disavanzo corrente va attentamente indagato poiché segnala le difficoltà di un riequilibrio strutturale dei conti pubblici”.
Veniamo ai forestali. Gli oltre 20mila forestali stagionali fanno il lavoro che potrebbero fare 10mila persone: non lo diciamo noi, ma l’assessore all’agricoltura, che sottolinea anche che fino a qualche anno fa i forestali entravano a flusso continuo ed è chiaro che la politica ha usato questo sistema, facendo lavorare più persone a meno giorni, esclusivamente per ottenere più voti. E questi lavoratori costano doppio: alla Regione che paga le giornate di lavoro, ma anche all’Inps, che paga l’indennità di disoccupazione agricola.
Per quanto riguarda invece quella che definisce la “balla” dei 16mila dipendenti regionali, lei scrive: “se la Sicilia si è fatta carico di tutte le proprie spese, questo diventa addirittura una colpa?”. Secondo l’assessorato regionale all’Economia i dipendenti sono circa 20mila, ma se contiamo gli enti e le partecipate di cui parlavamo nel reportage, arriviamo a circa centomila persone che gravano direttamente o indirettamente sui conti pubblici. Infatti, sempre la Corte dei Conti scrive: “altri consistenti e ulteriori oneri che più o meno direttamente gravano sul bilancio regionale sono quelli per il personale stagionale avviato dal Corpo forestale della Regione e dell’Azienda regionale foreste demaniali, che ammontano a 322 milioni di euro, nonché i costi del personale delle società partecipate regionali che superano la cifra di 257 milioni di euro, in gran parte afferenti a società totalitarie o maggioritarie (200 milioni). Anche al netto del personale c.d. forestale e di quello riconducibile al perimetro pubblico allargato, la consistenza numerica del personale in senso stretto “regionale” è pari a circa un terzo (29,5%) di quello di tutte le rimanenti regioni italiane sommate insieme; il numero dei dirigenti è quasi doppio rispetto al dato aggregato di tutte le altre regioni a statuto speciale e resta elevato il rapporto tra il numero dei dirigenti e quello del personale non dirigenziale (1 su 8,64, a fronte di una media nazionale di 1 ogni 15,89). Si tratta di valori che solo in parte possono trovare giustificazione nelle attribuzioni, per via dell’autonomia differenziata di cui gode la Regione siciliana, di funzioni altrimenti di competenza statale”.
E’ poi vero, come lei scrive, che sotto il governo Lombardo nel 2008 c’è stato il blocco delle assunzioni, ma è anche vero che la Corte dei conti ha accertato che questo blocco non è stato assolutamente rispettato e le assunzioni sono proseguite indiscriminatamente. Ed è sempre la Corte dei Conti (Indagine sulle società partecipate 2009-2012) che a proposito dell’accorpamento delle partecipate (nel caso specifico di Servizi Ausiliari Sicilia, di cui abbiamo parlato nella nostra puntata), scrive che con quell’operazione anche l’unica società in utile come Biosphera s.p.a. ha perso la sua redditività andando ad accorparsi con due società piene di debiti.
La Sicilia non vive di trasferimenti statali, come lei sottolinea, ma ovviamente buona parte dei servizi anche in Sicilia sono pagati dallo Stato e nonostante i tagli, la Regione continua a prendere trasferimenti dallo Stato”.

Riccardo Iacona


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