Precari, il ministro D’Alia restituisce la ‘palla’ al Governo Crocetta

CONTINUA IL GIOCO DELLE PARTI TRA ROMA E LA SICILIA. LA UIL DELL’ISOLA AVVERTE: SE IL 31 DICEMBRE OLTRE 20 MILA LAVORATORI RIMARRANNO ‘A SPASSO’, LA RESPONSABILITA’ SARA’ì DEL GOVERNO NAZIONALE

Il ministro Giampiero D’Alia, siciliano di Messina, non si smentisce e, di fronte al problema del precariato degli enti locali, dov’è in ballo il destino di almeno ventimila famiglie con il rischio di una bomba sociale pronta a scoppiare, travolgendo lavoratori e amministrazioni locali, continua a lavarsene le mani.

Questa è l’impressione che suscita l’esito dell’incontro di ieri, in Roma, del ministro della Funzione pubblica con il governatore siciliano, Rosario Crocetta, e l’assessore al Lavoro, Ester Bonafede. E, se Crocetta, intendeva buttare nuovamente la palla nel campo del Governo nazionale, dal ministero della Funzione pubblica ha subito una “schiacciata”, per usare un termine pallavolistico, che potrebbe costare cara ai lavoratori in bilico, per i quali si avvicina, in maniera drammatica, la data del 31 dicembre. Quel giorno scadranno i loro contratti con le amministrazioni che li utilizzano e entro quel termine sin dovranno trovare le soluzioni per prorogarli.

Il decreto D’Alia, il numero 101/2013, diventato legge n. 125/2013 e pubblicato il 30 ottobre sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica, fissa limiti stringenti per le stabilizzazioni e per le proroghe, di fatto quasi impossibili per le amministrazioni locali siciliane. Limiti ricordati dal ministro D’Alia al presidente Crocetta e all’assessore Bonafede.

“Dal confronto – ha fatto sapere il ministero – è emersa con chiarezza la possibilità di effettuare, attraverso l’attuazione del decreto 101/2013 sulla razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni convertito in legge, procedure di proroga e di inserimento stabile nella Pubblica amministrazione dei contrattisti a termine, secondo un percorso definito con le amministrazioni regionali”.

E’ il comma 9 dell’articolo 4, che prevede la possibilità per le amministrazioni regionali e locali che intendono indire concorsi, con la riserva di posti per i precari e coi limiti stringenti di conti in ordine e vuoti in pianta organica, la possibilità di prorogare i contratti fino al 31 dicembre 2016. Proroghe, quindi, possibili soltanto nel caso di indizione di concorsi e in attesa che si celebrino.

“ Ulteriori provvedimenti in questo ambito – scrive, ancora, il ministero – non sono oggetto delle valutazioni del Dipartimento della Funzione Pubblica, che ovviamente non si opporrebbe a un intervento diretto sull’argomento da parte della Presidenza del Consiglio, qualora questo venisse ritenuto necessario”. Una strada prevista, per altro, dal comma 10 della nuova legge.

Se Crocetta si mostra ottimista, come impongono il ruolo e il personaggio, annunciando una circolare esplicativa del ministero e una legge di riordino del precariato, decisamente più preoccupata è la Uil, che sgama il giochino di D’Alia.

“Il ministro D’Alia continua a sfuggire alle sue responsabilità”, dicono Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, e Gianni Borrelli della Uil Sicilia, che aggiungono: “ Al governatore Crocetta ha cercato di ripassare la palla sulla vicenda dei precari degli Enti locali siciliani e ha scaricato il problema direttamente al Presidente del Consiglio, Letta. Senza il supporto legislativo del Governo nazionale – lo ricordiamo – è impossibile prorogare i contratti dei precari con una norma regionale, che di certo sarebbe impugnata dal Commissario dello Stato. Se i precari a Dicembre si troveranno, quindi, in mezzo alla strada devono sapere che è proprio con il ministro ‘competente’ che se la devono prendere”.

“La Uil – prosegue la nota sindacale – intende proseguire un’azione durissima di protesta perché si tuteli il futuro di gente che lavora da decenni negli Enti locali. Non si può continuare con le ambiguità, vogliamo vedere su carta i provvedimenti che garantiscano le proroghe e l’inizio del percorso di stabilizzazioni. Ad oggi, quindi, la situazione che si prospetta per gli 18.500 – 5.700 nella sola provincia di Messina – è drammatica. A Natale le famiglie si ritroveranno in mezzo alla strada. Senza la deroga al Patto di Stabilità, infatti, non si potranno prorogare i contratti ai precari, né tantomeno stabilizzarli. Bisogna recuperare, quindi, l’emendamento cassato o uno strumento analogo. Liste uniche, taglio delle spese dei Comuni, revisione delle piante organiche sono tutte cose che possono essere fatte ma non servono senza il principale presupposto normativo. Sollecitiamo il Governo nazionale a salvaguardare gli interessi della sua Isola e dei lavoratori tutti”.

Più possibilista il PD, forse ancora inebriato dalla ritrovata pace con il governatore. “Il comunicato stampa del presidente Crocetta – dice Mariella Maggio, ex sindacalista e vicepresidente della commissione Lavoro all’Ars – fa registrare un passo avanti, specie per quel che riguarda la possibilità di una proroga fino al 2016”.

Ma anche la Maggio non può ignorare un fatto: “Senza ulteriori interventi, restiamo preoccupati circa il percorso di stabilizzazione dei precari siciliani”.

“A legislazione invariata e con le attuali condizioni finanziarie dei comuni dell’isola – aggiunge la parlamentare regionale del PD – se non si allentano alcuni vincoli, la piena soluzione di questa vicenda resta incerta. Insistiamo dunque sulla necessita’ di intervenire con emendamenti che il PD ha proposto alla Finanziaria nazionale, per allentare alcuni vincoli e creare le condizioni affinché la stabilizzazione dei precari siciliani possa essere concreta, e non solo teorica”.

Il capogruppo del Pdl, Nino D’Asero, si affida alla proposta di un tavolo tecnico che risolva il problema del precariato. “Anche la Ragioneria generale dello Stato – dice D’Asero – ha sancito che occorre affrontare un percorso razionale per arrivare a una fine positiva di questa annosa e spinosa questione. C’è bisogno di un piano articolato del quale ancora la Regione siciliana non si è dotata. Ecco perché propongo la formazione urgente di un tavolo tecnico che ci indichi la strada per uscire dall’emergenza. Non si può andare di deroga in deroga; per carità, in mancanza di una soluzione definitiva, meglio poco che niente… ma bisogna metter un punto fermo. Il tavolo tecnico dovrà stabilire un modello di intervento che tenga conto di una costante gradualità della stabilizzazione di queste professionalità formatesi negli anni e ormai preziose per gli enti locali presso cui operano senza una certezza per il proprio domani. Serve un percorso che non tradisca il patto di stabilità ma che dia garanzie ai lavoratori”.


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