Il risultato shock della prima indagine conoscitiva sulla situazione socio economica del capoluogo cittadino. Tra i minorenni, in 679 sono in condizioni di disagio grave. Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza del Comune: «Dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo per formare i cittadini del domani»
Povertà assoluta, a Palermo ventimila famiglie «La strada è in salita ma dobbiamo percorrerla»
«La strada è sicuramente in salita ma se non cominciamo a percorrerla resteremo indietro per sempre, rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa». Con queste parole Pasquale D’Andrea, Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo, commenta il risultato shock della prima indagine conoscitiva sulla situazione socio economica del capoluogo cittadino. Uno studio il cui spaccato offerto si commenta da sé e lascia poco spazio all’ottimismo: ventimila famiglie in povertà assoluta e oltre il 30 per cento – cioè la maggioranza relativa – della popolazione con la licenza di scuola media inferiore.
L’analisi focalizza l’attenzione sulle condizioni dei minori e analizzata le otto circoscrizioni della città.«L’indagine – spiega D’Andrea – non serve a dare numeri, ma piuttosto a rappresentare la percezione della realtà. I numeri devono essere letti in un’ottica di sinergia politica per costruire urgentemente un presente e un futuro migliore. Alla luce dei risultati ottenuti – si chiede D’Andrea – quale futuro si prospetta per Palermo?»
Le premesse non sembrano delle migliori. La città si scopre povera e con un bassissimo tasso di scolarizzazione. E le cose non migliorano se si vanno a guardare i numeri in relazione alle caratteristiche socio-demografiche della popolazione, troviamo che 679 sono i minorenni, segnalati alle autorità giudiziarie che versano in condizioni di grave disagio. Soltanto il 6 per cento di quelli in età per farlo frequenta l’asilo nido, a fronte di una media nazionale del 13 per cento.
Una situazione che non può non riflettersi sulla vita economica della città: «Se vogliamo fare di Palermo una città a vocazione turistica – dice D’Andrea – dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo per formare i cittadini del domani. È impressionante sapere che molti, tra bambine e bambini, non sono mai andati in una libreria o non hanno visto un film al cinema».