La Domus Carmelitana Siculorum si è aggiunta alle altre tre presenti in città e accoglierà 24 senza fissa dimora dopo i controlli dell'Asp anti-covid19. Al suo interno saranno presenti educatori o operatori sociali. Plauso del presidente della prima circoscrizione
Povertà abitativa, quarto polo di accoglienza a Ballarò «Raddoppiati gli sforzi, adesso ce n’è davvero bisogno»
«Bisogna mettere al primo posto la sicurezza sanitaria coniugandola con quella sociale». Queste parole ieri del sindaco in occasione dell’incontro Progettare il futuro e costruire comunità alla luce dell’approvazione all’unanimità del consiglio comunale del regolamento sull’inclusione sociale. Il Comune sta gestendo su più fronti l’imminente Fase 2 cercando di tenere conto delle necessità dei commercianti e degli imprenditori da un lato e di quelli che emergono con ancora più forza dagli strati più fragili della popolazione dall’altro, per riprogrammare e adeguare alla fase di riavvio post crisi epidemiologica le risorse a disposizione del Comune anche per le attività sociali. Per questo ha istituito tavoli con le associazioni di categoria delle attività produttive e ieri altri quattro da rendere operativi nei prossimi dieci giorni sul fronte dell’emergenza sociale, che recepiranno le istanze e programmeranno gli interventi.
In quest’ottica si inserisce oggi un ulteriore tassello. La Domus Carmelitana Siculorum, nel cuore di Ballarò, è ora il quarto polo di accoglienza in città, dedicato alle azioni integrate di inclusione sociale e contrasto alla povertà abitativa. Si aggiunge ai tre centri già attivi: Casa San Carlo, il Centro Agape e la Casa San Francesco. La struttura, dopo i controlli anti-Covid che saranno effettuati dall’Asp, ospiterà ventiquattro persone senza fissa dimora che saranno ammesse se non presentano sintomi correlati al coronavirus. Inserita nell’ambito del progetto Pon Metro Poli Diurni e Notturni, sarà gestita dall’ATS Istituto Don Calabria, Centro Diaconale Istituto Valdese, La Panormitana Soc. Coop. Soc. (braccio operativo di Caritas) e Croce Rossa Italiana Palermo, in un sistema integrato con l’Unità operativa per il Contrasto alla Grave Marginalità Adulta del Comune di Palermo.
Al suo interno saranno presenti educatori o operatori sociali con esperienza nell’ambito degli interventi per le persone senza dimora. In tutte le strutture è applicato un regolamento che tiene conto delle disposizioni normative in materia di emergenza Covid-19 e a tutti i presenti sono forniti dispositivi di protezione individuale. «Prosegue – affermano il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giuseppe Mattina – l’impegno del Comune, tramite gli enti del Terzo settore con cui collabora, per garantire assistenza a tutti e a tutte, per far sì che nessuno sia lasciato solo in questo momento di grave difficoltà. E ancora una volta il Pon Metro si conferma come un importante strumento operativo, in grado di sostenere la progettualità sociale del Comune a favore delle persone più fragili».
La Domus Carmelitana, in passato come nei giorni dell’emergenza sanitaria, sta lavorando in stretto contatto con le istituzioni e le realtà presenti sul territorio come Sos Ballarò, Albergheria e Capo Insieme e Kala Onlus, anche per far cercare di aiutare le famiglie della prima municipalità a potere accedere ai beni di prima necessità. «In merito alla bontà dell’intervento non possiamo che esserne felici – riferisce Massimo Castiglia, presidente della Prima circoscrizione – ce n’è fortemente bisogno. Ci sono persone che vivono in strada alle quali bisogna garantire una quarantena e che vanno seguite in modo particolare dal punto di vista sanitario per non mettere a rischio loro stessi e gli altri. La Domus Carmelitana ha sempre basato la propria mission sull’accoglienza. E un’altra buona notizia è quella che sarà un altro dormitorio che farà parte anche della galassia dell’Istituto Don Calabria che sta lavorando molto bene su altri dormitori, facendo sforzi enormi anche per tenere dentro le strutture le persone. Ormai la pratica dell’accoglienza si è ribaltata: prima stavano fuori il giorno e veniva offerto loro un pasto caldo e un letto la sera, adesso non possono uscire e questo comporta uno sforzo immane da parte di queste strutture».