Poliziotti infedeli rifornivano di droga i clan di Siracusa. Soldi anche in cambio di informazioni riservate

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e cessione di droga, corruzione, peculato e falso in atto pubblico. Sono i reati che, a vario titolo, vengono contestati a quattro persone coinvolte in un’indagine che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il territorio di Siracusa e in particolare tre poliziotti – Rosario Salemi, Giuseppe Iacono e Claudia Catania – in servizio presso la Squadra mobile del capoluogo aretuseo. Stando alla ricostruzione degli investigatori sarebbe emersa la vicinanza tra gli agenti, in passato in servizio nella sezione antidroga, e i familiari di uno dei maggiori esponenti di una piazza di spaccio siracusana, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Dal 2011 al 2018 gli agenti ritenuti infedeli avrebbero contribuito a rifornire abitualmente le locali piazze di spaccio in virtù del rapporto illecito creato con due esponenti di spicco delle associazioni criminali poi divenuti collaboratori di giustizia. Gran parte della sostanza stupefacente che sarebbe stata ceduta dietro corrispettivo dai poliziotti proveniva dai sequestri eseguiti nel corso di indagini e sottratta all’esito
delle analisi di laboratorio effettuate sui campioni, prima del deposito presso l’ufficio Corpi di reato
del tribunale di Siracusa. La sostanza stupefacente sequestrata veniva sostituita con materiale di
ogni genere, come mattoni di terracotta al posto dei panetti di hashish o mannitolo al posto della
cocaina. Secondo i magistrati i poliziotti, nel corso degli anni, avrebbero garantito l’impunità ai propri sodali, rivelando agli interessati l’esistenza di indagini a loro carico, informazioni in merito a intercettazioni ma anche i contenuti dei verbali dei collaboratori di giustizia. Il tutto dietro compensi in denaro.

Due poliziotti sono finiti in carcere ed è stato disposto il sequestro preventivo di oltre 500mila euro. Arresti domiciliari per un vice ispettore di polizia e per il cinquantenne di Noto Vincenzo Santonastaso. Nello stesso procedimento risulta indagato anche un carabiniere per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio.


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