Pronti. Ma senza «partenza, via». Catania riempita di manifesti, firmati da Fratelli d’Italia, e il volto di Giorgia Meloni in vista delle elezioni del 25 settembre. La leader di partito invita così al voto gli elettori. Obiettivo? La conquista dei seggi al Parlamento nazionale e, se forza di maggioranza all’interno della coalizione di centrodestra, l’indicazione del prossimo presidente del Consiglio dei ministri. Ma in città si gioca anche un’altra partita. Quella di fare votare, in maniera piuttosto indiretta, l’ormai ex sindaco Salvo Pogliese. Lo stesso che cinque anni fa aveva detto di scegliere Catania rispetto al seggio all’europarlamento e che adesso potrebbe concorrere per approdare al Senato o alla Camera. Dopo le dimissioni, è stato lo stesso Pogliese a escludere che la scelta di lasciare la fascia da primo cittadino fosse dettata da altre ambizioni. Ma intanto pare che a Roma il suo partito sia a lavoro per garantire l’approdo al Parlamento con un seggio blindato. Per questo occorre avere certezze. O quasi.
E se ieri Cateno De Luca aveva lanciato la sfida, annunciando la propria candidatura nella città etnea, proprio per scontrarsi nelle urne con Pogliese, dai tavoli romani subito è stata trovata l’alternativa. Sembra, infatti, che, per non sottoporre Pogliese al giudizio dei catanesi, non sarà candidato nel collegio uninominale ma come capolista nel proporzionale. In questo modo il possibile confronto con De Luca non ci sarebbe ma Pogliese dovrebbe comunque attendere di conoscere la volontà popolare. Sarebbero sempre i cittadini che nel segreto della cabina elettorale potrebbero fare mancare il consenso sia diretto che indiretto alla centrodestra. Non a caso il centrosinistra sta già valutando la possibilità di candidare un uomo conosciuto e apprezzato a Catania per il suo impegno sociale e incondizionato. Insomma un giudizio inappellabile con uno sguardo alle Comunali del 2023.
Sullo sfondo restano sempre le immagini delle montagne di rifiuti in città. Il problema dello smaltimento, collegato indiscutibilmente alle discariche e alla mancanza di impianti, è un discorso regionale. Ma in questo caso, la palla passa al governo guidato da Nello Musumeci, anche lui ormai stabile alla corte di Giorgia Meloni.
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