Giovedì 20 gennaio. È questa la data in cui è stata fissata l’udienza al tribunale civile di Catania per la vicenda che riguarda la sospensione del sindaco di Catania Salvo Pogliese. È nelle aule di piazza Verga che torna la palla, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato «non fondate le questioni di legittimità costituzionale» della legge Severino «nella parte in cui stabiliscono la sospensione cautelare nella misura fissa di 18 mesi, invece che in misura graduale sino a 18 mesi». Ed è proprio un giorno dopo rispetto a questi tanto discussi 18 mesi che il tribunale etneo dovrebbe riprendere il giudizio da dove lo aveva lasciato. Anche se, appunto, essendo oramai trascorso il termine, «cessa anche la materia del contendere», come dice chi questa materia la tratta ogni giorno. Questo perché è il 19 gennaio la data in cui scattano i 18 mesi dalla prima sospensione del sindaco del luglio del 2020. E, questo vorrebbe dire che il tribunale potrebbe non avere più nulla di cui trattare.
Ma andiamo con ordine. Tra una settimana esatta la palla torna, dunque, al tribunale etneo. Che è quello che per primo l’aveva lanciata in seguito al ricorso presentato dal primo cittadino. Sospeso dal prefetto nel luglio del 2020 dopo la condanna per peculato in primo grado del tribunale di Palermo, Pogliese è stato reintegrato nel suo ruolo di sindaco a seguito del ricorso vinto al tribunale civile di Catania. Annullata la sospensione – che era stata scontata per quattro mesi – il tribunale ha inviato gli atti alla Corte costituzionale che a dicembre ha sciolto il dubbio sull’eventuale incostituzionalità della misura. Quindi, non essendoci secondo la Consulta nessuna incostituzionalità, il tribunale etneo potrebbe riattivare la sospensione del primo cittadino. Ma, in realtà, quella della Corte Costituzionale è una sentenza che deve fare i conti con diverse lacune normative che lasciano il campo alle interpretazioni.
Nella legge Severino, infatti, non è specificato quale sia il soggetto incaricato di decidere sulla sospensione e nemmeno come conteggiare quei 18 mesi previsti nel caso di un reintegro dopo la sospensione. Saranno già scaduti – ed esattamente il giorno prima dell’udienza al tribunale civile di Catania – o si può ripartire e ne restano ancora 14, tenuto conto dei quattro in cui Pogliese è già stato sospeso? Scelte che potrebbero spettare tanto ai giudici del tribunale etneo quanto alla prefetta Maria Carmela Librizzi. Una decisione sulla incandidabilità del sindaco che, in linea teorica, potrebbe avere delle ripercussioni sulle scelte politiche non solo personali di Pogliese ma anche della città. In pratica, però, nessuno dei due soggetti ha l’obbligo di decidere e, nel caso in cui lo facesse, si tratterebbe comunque di un’interpretazione della norma. Altrimenti, sarebbe valido il principio più favorevole per il sindaco. Del resto, come sottolineato anche dalla sentenza della Corte costituzionale, «la sospensione non è una sanzione ma una misura di prevenzione amministrativa e quindi non si può estendere sine die», cioè senza termine. E, intanto, tra gli esperti della materia c’è chi sostiene che l’affair Pogliese potrebbe finire, insieme ad altri simili, direttamente sul tavolo della ministra degli Interni Luciana Lamorgese.
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