Continua la programmazione di Slash Band, programma radiofonico di Radio Zammù sempre alla ricerca dei nuovi talenti musicali italiani. Ospiti della seconda puntata i Girl With The Gun
Pistole con gli occhi a mandorla
Matilde De Rubertis è la vocalist della band indie-pop Studiodavoli, nonché sorella del famoso e discusso ‘Il Genio’. Populous, al secolo Andrea Mangia, è un poliedrico artista, prodotto dall’etichetta berlinese Morr Music, specializzato in musica elettronica. I due artisti, entrambi provenienti da Lecce, hanno unito le loro esperienze per ricominciare con un progetto nuovo di zecca, i Girl With The Gun. Ospite telefonico di Slash Band, programma radiofonico di Radio Zammù, Populous ha risposto ad alcune domande.
Andrea, tu e Matilde provenite da esperienze musicali molto distanti tra loro, adesso avete trovato una strada comune. Come vi siete incontrati?
La ragione principale è quella geografica. Sia io che Matilde veniamo dal Salento, abitiamo in due paesi diversi che distano però solo pochi chilometri. Amici comuni ci hanno fatto conoscere, ci hanno messo in contatto. Entrambi siamo degli onnivori dal punto di vista musicale e, sebbene ci fossimo indirizzati su generi diversi, ascoltiamo davvero di tutto, non siamo incompatibili. Così, abbiamo iniziato a condividere i primi ascolti e a realizzare le prime collaborazioni per Morr Music. Io da sempre sono un fan della voce di Matilde. Poi, quando gli Studiodavoli hanno smesso di suonare, ci siamo ritrovati e abbiamo deciso di dar vita a questo progetto folk, il genere che amalgama meglio le nostre esperienze.
Quanto senti distante questo nuovo lavoro dai precedenti? Sembra che tu avessi voglia di qualcosa di diverso?
Sì, è vero, avevo voglia di cambiare qualcosa. Non tanto per un discorso di sonorità, ero stanco di lavorare da solo. Volevo lavorare con un’altra persona per avviare un processo creativo condiviso. La musica elettronica è figa, la puoi fare da solo, in qualsiasi momento, basta avere un computer. Ad un certo punto però, diventa alienante. Senti il bisogno di collaborare con un’altra persona, creando un duo, se non addirittura di formare un gruppo di più musicisti.
C’è quindi la volontà, in un futuro prossimo, di allargare il numero di componenti della band?
No, con tutta onestà il processo creativo che abbiamo avviato con Matilde mi soddisfa, ci soddisfa, pienamente. È molto intrigante e divertente. Non sentiamo il bisogno di allargare la formazione per scrivere le nostre canzoni, sebbene ci siamo avvalsi della collaborazione di alcuni artisti per i brani del nostro album. Soprattutto di Giorgio Tuma, altro artista salentino di valore.
Siete quindi tu e Matilde a scrivere e comporre i brani. Come organizzate il vostro lavoro?
Tutto nasce da un’idea, un giro armonico o un accordo che realizziamo io o Matilde, alla chitarra o al computer, che poi collezioniamo. Successivamente lo ascoltiamo insieme e, se nascono delle nuove idee, decidiamo di continuare. Ovviamente ci sono anche delle eccezioni, basti pensare ad ‘In The Sunshine’. Inizialmente era un embrione realizzato proprio da Giorgio Tuma. Lo abbiamo ascoltato e ci è piaciuto. Così abbiamo deciso di finalizzarlo scrivendo anche il testo della canzone.
Per quanto riguarda la collaborazione sia con Giorgio che con tutti gli altri artisti ospiti del vostro album, quale percorso creativo avete scelto? Le tracce erano già pensate in base alla collaborazione?
In realtà no. Mentre realizzavamo il pezzo con Matilde, ci accorgevamo che magari mancava qualcosa, un contrabbasso per esempio. Solo in quel momento abbiamo dato fondo alle nostre conoscenze chiamando soprattutto nostri amici.
Paolo Pontini su www.storiadellamusica.it, scrive che “probabilmente un impiego più massiccio dei numerosi ospiti, utilizzati con eccesso di parsimonia, avrebbe quantomeno giovato agli arrangiamenti”. Sei d’accordo?
Sì, sono d’accordo. L’idea di massima iniziale mia e di Matilde, però, era quella di fare un disco con chitarre e voce, e niente più. Solo con il tempo abbiamo tradito questo nostro progetto iniziale, lasciando un po’ di spazio ad altri suoni. Posso anticiparti che invece il nostro nuovo lavoro sarà molto più massivo a livello di impatto sonoro, ci saranno molte più cose. Anche lo stile sarà completamente diverso dal primo.
Controllando la vostra pagina facebook abbiamo notato un particolare: una foto di alcuni deejay giapponesi che che suonavano con un poster dei Girl With The Gun alle loro spalle. Quanto vi ha sorpreso la scoperta di questa foto?
Abbastanza, non è comune che un deejay giapponese passi musica di questo genere, è sorprendente. Magari fanno delle selezioni di musica d’ascolto, quindi può starci che utilizzino delle nostre canzoni. Ecco, forse in Giappone, rispetto al nostro paese, c’è una maniera di vivere la musica diversa, molto più viscerale. In Italia siamo magari più snob, anche se non possiamo permettercelo. Lì puoi fare un certo tipo di musica senza che ti mettano i bastoni tra le ruote. Si entusiasmano in maniera più sincera.
Dunque voi vi sposterete lì per un tour?
Sì, ci stiamo lavorando. È una storia un po’ lunga e anche divertente. Per una serie di combinazioni siamo riusciti ad attrarre l’attenzione di un’etichetta giapponese che nei mesi scorsi ci ha chiesto di ristampare un nuova versione dell’album in esclusiva con l’aggiunta di un inedito. Quindi, nel giro di qualche mese, Tokio è stata tappezzata con dei nostri mega poster che hanno incrementato il nostro successo. Dico che la storia è divertente perché non ci saremmo mai aspettati tanto clamore, dato che facciamo questo mestiere quasi per gioco, per divertimento. Il tour però è ancora un’ipotesi, deve essere pianificato e non saremmo lì prima di Natale.