L'amministrazione deporrà alle 10.30 una corona per ricordare il giornalista ucciso dalla mafia. Un momento diverso da quello, alle 17, con familiari, amici e società civile. «Storicamente è così», dice l'assessore D'Agata. «Il Comune dovrebbe adeguarsi», afferma Resì Ciancio, vicepresidente dell'ente che ricorda il cronista
Pippo Fava, anche quest’anno due commemorazioni La fondazione: «Gesto istituzionale separato da città»
«Storicamente è così: quello al mattino è un momento istituzionale, quello del pomeriggio riguarda la fondazione e le associazioni». Una tradizione, quella descritta dall’assessore alla Legalità Rosario D’Agata, che a ogni 5 gennaio resta segno di una divisione netta all’ombra della lapide che commemora Pippo Fava, nella strada che porta il nome del giornalista ucciso dalla mafia 32 anni fa. Da una parte il Comune di Catania, che alle 10.30 pone una corona d’alloro. Dall’altra familiari, amici e società civile che da sempre si incontrano alle 17. L’appuntamento di quest’anno è reso ancora più amaro dalla scomparsa, lo scorso 21 dicembre, di Elena Fava, figlia del direttore de I Siciliani e presidente della fondazione intitolata al padre.
«Succede da due o tre anni che si scelga la mattina e non un momento unico. Quando mi hanno telefonato per avvertirmi, la mia risposta è stata che noi, famiglia e amici, siamo sempre andati alle 17 del pomeriggio», diceva Elena Fava lo scorso anno a MeridioNews. «Il sindaco, se vuole, viene alle 17, altrimenti la corona la depone lui da solo. Siamo stati senza mezzi termini, la nostra posizione rimane sempre quella: per noi l’unico momento è quello pomeridiano». «Non è un avvenimento in contrapposizione. Anzi, è un’occasione in più», risponde l’assessore D’Agata, che in rappresentanza del primo cittadino Enzo Bianco vestirà la fascia tricolore. «Io sarò presente anche il pomeriggio», precisa. «Desideriamo che sia una commemorazione che duri l’intera giornata», continua. E, sottolinea, sarà presente un picchetto di vigili urbani. Agenti della municipale vigileranno anche affinché non si ripeta un atto, il furto dei fiori lasciati alla lapide, avvenuto fino allo scorso anno. Controlleranno l’angolo di via Fava 62 per qualche giorno? «No, solo il 5 gennaio», risponde.
«È così da tempo e l’amministrazione continua nella tradizione», fa eco Orazio Licandro, assessore alla Cultura. Anche lui parteciperà alla deposizione della corona d’alloro comunale. «È una cosa che risale a prima di questa giunta – dice Licandro – Com’è giusto, questa amministrazione continua a farlo». Il passato al quale l’assessore fa riferimento è quando la corona dell’amministrazione veniva posta nel silenzio assoluto. Si è dovuto attendere fino al 2012 per avere per la prima volta la presenza di una figura istituzionale nel pomeriggio del 5 gennaio, con la visita dell’allora procuratore capo Giovanni Salvi. Da due anni, invece, la deposizione viene annunciata da una nota inviata alla stampa e il momento viene seguito da componenti della giunta.
«Abbiamo trovato questo uso, un gesto che riteniamo importante, e abbiamo continuato a praticarlo con la nostra presenza – spiega l’assessore alla Cultura – Alle 17 è una cosa spontanea, con familiari e amici. Negli anni precedenti si è instaurato anche questo altro momento ufficiale al mattino». «Ci fa piacere? No. Vogliono tenere staccato il gesto istituzionale da quello della città», commenta Resì Ciancio, vicepresidente della fondazione Fava. «Noi da sempre ci siamo incontrati nel pomeriggio, è il Comune che dovrebbe adeguarsi», racconta. «Da sempre hanno separato i due momenti, anche se alcuni esponenti vengono anche alle 17 – prosegue Ciancio – Speriamo che a un certo momento ci si incontri».
«Dev’essere un momento di riflessione e non di passerella». Così lo scorso anno Elena Fava spiegava il senso dei minuti di raccoglimento che anno dopo anno si sono tenuti nel pomeriggio. «La gente che c’era ieri sera ha sfidato il freddo ed è venuta perché voleva ricordare a modo proprio Giuseppe Fava – descriveva – La passerella con i consiglieri che l’attimo dopo girano l’angolo e si sono scordati, invece, non mi sta bene».