Piazza Repubblica, «la povertà combattuta a colpi di sgomberi» Il bene confiscato a Librino forse andrà (di nuovo) ai senzatetto

«Per l’ennesima volta, la povertà viene combattuta a colpi di sgomberi». Materassi, coperte e pezzi di cartone che servono ai senzatetto di piazza della Repubblica per creare giacigli di fortuna sono stati presi e buttati. Un’operazione che viene vantata come un successo dall’assessore all’Ambiente del Comune di Catania Andrea Barresi che questa mattina era presente insieme ai vigili urbani, agli operatori di Dusty e ad alcuni attivisti di User-Arbor e de I Siciliani giovani. È davanti a loro che qualche operatore invita i clochard a spostarsi da lì e andare altrove, fuori dal centro storico preferibilmente. Lontani dagli occhi, insomma. «Gli homeless non sono oggetti di cui disfarsi – si legge in una nota del Sunia – Perché non si garantisce loro un posto sicuro e igienico dove ricoverarsi?». Ed è proprio su questo che arriva un passo avanti che, però, in realtà, è un passo indietro: il bene confiscato alla mafia di via Federico Delpino nel quartiere Librino destinato a diventare dormitorio, poi escluso perché ritenuto «troppo decentrato», adesso torna a essere adatto. «Ancora di più è inaccettabile uno sgombero del genere in una città come Catania che non può garantire a queste persone un luogo in cui ripararsi dal caldo o dal freddo né di dormire», denuncia Dario Gulisano di Arbor, unione per gli invisibili.

L’impressione è che quello dei clochard resti un tema trattato alla stregua di una questione di ordine pubblico, già dai tempi dell’ordinanza anti-bivacco del sindaco Salvo Pogliese e degli sfratti da quelle che l’allora assessore leghista Fabio Cantarella aveva definito «villette di cartone». Oggi al suo posto c’è Andrea Barresi che, dopo avere inviato su WhatsApp delle foto per celebrare l’avvenuta pulizia del porticato, ha commentato a MeridioNews «un’operazione che è andata bene, senza disordini e che si è conclusa con la sanificazione della piazza». I luoghi sono stati sistemati, per le persone invece bisogna ancora aspettare. «Alcuni senza fissa dimora scelgono di fare quella vita – risponde l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo interpellato dal nostro giornale  per gli altri ci sono a disposizione i centri di accoglienza di via Stazzone, alla Locanda del Samaritano e alla Casa della Speranza». 

Ed è a questo punto che torna in ballo anche il bene tolto alla mafia nel rione satellite alla periferia della città. Una struttura destinata ad accogliere 25 clochard ma che è rimasto sempre vuoto. Dopo un iter durato quasi due anni e fatto di gare scadute senza essere assegnate, lo scorso dicembre, era stato proprio l’assessore Lombardo ad annunciare a MeridioNews un ripensamento: «Ci siamo accorti solo ora che è troppo decentrato». Il progetto che sembrava tramontato, invece, è tornato in ballo. «Stiamo pensando di effettuare un servizio navetta con orari stabiliti – spiega Claudia Pasqualino dell’unità di strada della cooperativa Mosaico (centro di prossimità della fondazione Ebbene) – per potare i senzatetto dalla struttura al centro». C’erano anche loro oggi in piazza della Repubblica. «Della ventina di persone che vivevano lì – dice Pasqualino – solo quattro hanno richiesto accoglienza: una donna romena che verrà ospitata alla Casa della Speranza e altre tre persone con precedenti esperienze di alloggio non andate a buon fine». Per gli operatori dell’unità di strada si tratterebbe di un’attitudine a «non accettare le regole. Molti hanno problemi di dipendenza da alcol o da sostanza stupefacenti». Oltre a un tetto sopra la testa, chi vive per strada avrebbe bisogno di percorsi di inclusione nella società che possano portare a processi di autonomia. «Proviamo a fare questo ogni giorno», risponde Pasqualino.

Gabriele Patti

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