Pesca/Mazara del Vallo, dialogo e coesione per la rinascita del settore

L’INIZIATIVA DEL SINDACO CRISTALDI APPARE ANACRONISTICA. RISVEGLIARE LA MARINERIA, RICOMPATTARE OPERATORI E ISTITUZIONI COME CONTRASTO ALLA CRISI ECONOMIA ED ALL’EMERGENZA OCCUPAZIONALE POTREBBE ESSERE LA RICETTA VINCENTE

Non si arresta la crisi nel settore della pesca di Mazara del Vallo. La città trapanese, che ospita la più grande marineria a strascico d’Italia, affonda sempre più nelle sabbie mobili del personalismo imprenditoriale e politico. A simboleggiare un quadro politico ed economico in grande difficoltà l’iniziativa del Sindaco della città, Nicolò Cristaldi.
Il primo cittadino ha pensato, a 6 mesi dalle elezioni amministrative, di lanciare la nascita di un Osservatorio composto dai rappresentanti delle diverse categorie del mondo peschereccio, come riporta la pagina locale del Giornale di Sicilia del 28 dicembre. L’idea di costituire un tavolo dove chiamare a raccolta tutti gli operatori, almeno quei pochi rimasti, non è peregrina, così come il tentativo di ripristinare il ‘fermo biologico’, inteso come periodo di interdizione di specifici banchi di pesca condiviso con i paesi rivieraschi. Questo ‘fermo biologico’ dovrebbe obbligare tutte le marinerie che operano nel Mediterraneo ad arrestare le proprie flotte nello stesso momento e negli stessi specchi acquei.
Ciò che si rileva, con spirito critico, è che l’Osservatorio del Mediterraneo esiste già e da molti anni, così come esiste a Mazara del Vallo il Distretto produttivo della pesca che ha registrato come socio fondatore proprio il Comune di Mazara del Vallo. Un Distretto che ha operato negli anni, allargando il dialogo ai Paesi del Magreb prima e del Mediterraneo allargato dopo, fino a spingersi al coinvolgimento di Stati africani e dell’Asia minore. Una piattaforma naturale di dialogo e confronto fra istituzioni, ampiamente riconosciuta da decine di Stati che cooperano da anni col Distretto. Una presenza che ha portato decine di operatori della filiera ittica a cooperare con imprenditori di altri Paesi, a potenziare la cooperazione istituzionale, tra mille difficoltà dovute anche alla fragile situazione politica in diversi Stati frontalieri, come Libia, Tunisia ed Egitto.
L’iniziativa del Comune di Mazara del Vallo appare tardiva e scollegata dal contesto attuale del settore. Proprio due mesi e mezzo fa si è tenuta, con grande successo di partecipazione, l’edizione di Blue Sea Land nella città di Mazara del Vallo alla presenza di oltre trenta Stati provenienti dal Mediterraneo allargato e dall’Africa e che ha visto protagonista la stessa amministrazione guidata dal Sindaco Cristaldi. Un’ospitalità che ha portato nelle vie della Casbah mazarese oltre 40 mila visitatori nei tre giorni di manifestazione. Eppure neanche la testimonianza di un distretto produttivo che opera e coopera, che ha raggiunto risultati importanti nel campo della internazionalizzazione dei mercati, è sufficiente a catalizzare le residue forze produttive che esprime la città nel settore della pesca.
Un atteggiamento scarsamente propenso al cambiamento, al dialogo e alla cooperazione tra operatori che nel settore della pesca ha raggiunto livelli insostenibili. A testimoniarlo il crollo del fatturato di settore, del numero delle imprese in vita, dell’abbandono del lavoro in mare di migliaia di lavoratori italiani. Nell’ultimo triennio il dato più sconvolgente è la perdita di 4.500 posti di lavoro nella attività economica primaria in Sicilia, e cioè quella del prelievo in mare. Il bacino peschereccio mazarese ha perso decine di pescherecci, demoliti per debiti da diverse imprese di pesca e società d’armamento con contrazione contestuale degli occupati. Persi almeno mille e 500 posti di lavoro.
All’atavica incapacità dell’imprenditoria della pesca, misurata da decenni di lotte intestine che non hanno consentito di superare la crisi economica si è aggiunta la litigiosità politica che ha deteriorato anche i rapporti umani prim’ancora che istituzionali. Contrapposizione che non ha portato alcun beneficio al territorio e che anzi in alcuni frangenti ha messo a nudo la fragilità di un tessuto politico-produttivo che ha deragliato verso l’eresia culturale.
Sono diversi gli esempi negativi, collazionati da politici, amministratori, associazioni datoriali di categoria e sindacati dei lavoratori che nell’ultimo ventennio hanno contribuito a desertificare quell’humus imprenditoriale e quella creatività che avevano lanciato armatori, comandanti dei pescherecci e pescatori mazaresi ai vertici di un modello imprenditoriale nazionale, invidiato da tutta Europa. Ne ricordiamo uno per tutti. In occasione dell’ennesima crisi politica tra l’Italia e la Libia, causata dal sequestro di tre natanti da pesca mazaresi, i motopescherecci “Boccia”, “Sirrato” e “Maestrale”, si è assistito ad un teatrino insopportabile se si pensa che a rischio vi erano decine di lavoratori.
Un momento di frizione internazionale tra i due mondi, quello Occidentale e quello Orientale, che abbisognava di grande capacità conciliativa e non improvvisazione. Eppure si è assistito ad un duplice intervento istituzionale che non ha fatto bene all’immagine della Città. Le cronache raccontano, dell’intervento tempestivo del sindaco che, attraverso l’interessamento del parlamentare Luca Bellotti, avrebbe dovuto porre fine al sequestro di equipaggi e natanti, trasferiti a a Bengasi, entro pochi giorni. Un comunicato pubblicato sul sito istituzionale del Comune ne aveva dato l’annuncio. Poi le cose andarono diversamente.
Ci sono voluti circa 2 mesi di trattative del Distretto produttivo della pesca e l’aiuto determinante del Console italiano di Bengasi, Guido De Sanctis, per scarcerare i marittimi che dalla Cirenaica in mano alle miliziane contrarie al governo libico, hanno potuto intraprendere la strada verso il ritorno in Patria. Esempio che, al di là delle buone intenzioni, del sindaco Cristaldi ha messo in risalto la fragilità delle forze istituzionali e produttive della Città del Vallo. E fa specie in considerazione del fatto che sindaco di Mazara del Vallo non sia uno sprovveduto, anzi tutt’altro. Cristaldi è politico di razza, uomo di grandissima esperienza e non nuovo a interventi concreti che hanno portato nel passato alla liberazione di decine di marittimi in quella che è conosciuta come la “guerra del pesce” nel Canale di Sicilia. sarebbe stato sufficiente un raccordo tra l’amministrazione comunale ed il Distretto per unire le forze nel trovare una via d’uscita alla crisi internazionale che ha mietuto vittime tra i marittimi mazaresi.
La grande capacità di mediazione politica, che la città riconosce al già presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Cristaldi, dovrebbe essere messa a disposizione del settore e della comunità mazarese e non appannaggio solamente di pochi, interessati probabilmente a speculazioni politiche, retaggio pericoloso di clientele affaristiche che hanno contribuito nel passato all’indebolimento del settore peschereccio ed al declino dell’economia della Città. Il tavolo dove aprire un confronto con tutta la filiera della pesca esiste già ed è l’Osservatorio della pesca mediterranea. Ed allora perché cercare altri spazi, altri luoghi di dialogo? A chi interessa la divisione nel settore? Da rappresentante delle istituzioni e con una grandissima capacità di coagulo, Cristaldi troverà la maniera per ricompattare tutto il settore della pesca, mettendo insieme tutte le esperienze e raccogliendo a sé le strutture esistenti per scrivere una nuova pagina per la pesca mazarese e siciliana. Almeno questo i cittadini si augurano. Sensibilità che dovrebbe evitare al primo cittadino scivoloni pre elettorali che nulla di buono hanno portato alla marineria mazarese ed al territorio negli ultimi cinque anni, caratterizzati da un silenzio assordante, rotto solamente da processi di dismissione nel settore con finanziamenti a gogò per demolizioni di natanti da pesca.

Ai tempi del grande impero romano vi era un modo di governare il territorio italiano e di evitare rivolte da parte delle popolazioni italiche. Quando Giulio Cesare si metteva in testa di combattere un popolo, adottava la strategia del “divide et impera”. Gli americani lo chiamano “tooth-spinach effect”, effetto spinacio tra i denti.
Va ricordato che “divide et impera” in politica e sociologia si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell’opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune. In realtà, questa strategia contribuisce ad evitare che una serie di piccole entità, ciascuna titolare di una quantità di potere, possano unirsi, formando un solo centro di potere, una nuova e unica entità più rilevante e pericolosa. Per evitare ciò, il potere centrale tende a dividere e a creare dissapori tra le fazioni, in modo che quest’ultime non trovino mai la possibilità di unirsi contro di esso.
Ora pensare che questa strategia possa essere vincente per mantenere lo status quo, appare anacronistica e priva di fondamento. La pesca siciliana e mazarese hanno bisogno di girare pagina e percorrere la strada della cooperazione istituzionale e produttiva con l’area mediterranea, in espansione e dalle enormi potenzialità. È tempo della chiamata a raccolta di tutti, nessuno escluso, una strategia diversa porterebbe solamente all’isolamento ed al margine sociale che in tempi di crisi internazionale significherebbe alimentare le sacche di povertà e di disagio sociale.


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