Siamo stati tra quelli che hanno denunciato i ritardi dello stato nell'aiutare le popolazioni del messinese colpite dai nubifragi. Tuttavia dobbiamo avere il coraggio di ammettere che, quando si tratta di affrontare i problemi e i drammi provocati dall'inclemenza della natura, tra noi siciliani e - ad esempio - gli emiliani le differenze sono ennormi. E, purtroppo, tutte a nostro sfavore.
Perché i siciliani sono diversi dagli emiliani
Siamo stati tra quelli che hanno denunciato i ritardi dello Stato nell’aiutare le popolazioni del Messinese colpite dai nubifragi. Tuttavia dobbiamo avere il coraggio di ammettere che, quando si tratta di affrontare i problemi e i drammi provocati dall’inclemenza della natura, tra noi siciliani e – ad esempio – gli emiliani le differenze sono ennormi. E, purtroppo, tutte a nostro sfavore.
Nei mesi scorsi, in Emilia, il terremoto ha colpito duro. Ci sono stati – ed è anche logico – le prime ore e i primi giorni di smarrimento. Poi, però, i cittadini e le istituzioni locali si sono rimboccate le maniche e, invece di perdere tempo con le parole, stanno facendo parlare i fatti.
Certo, probabilmente hanno avuto aiuti sostanziosi. Forse lo Stato da quelle parti è più sensibile e più vicino. Però dobbiamo ammettere che gli amministratori pubblici dell’Emilia sono molto diversi dai nostri: sono persone serie. E altrettanto seri sono i cittadini e gli imprenditori.
Ormai da qualche mese, in tv, scorre una pubblicità del consorzio che produce il Parmigiano. Un signore spiega che tale Consorzio sta donando il primo milione e mezzo di euro per la ricostruzione dei centri colpiti dal terremoto. Non sono passati tre o quattro anni: è passato appena qualche mese e lì già si ricostruisce. (sopra, foto dell’Emilia Romagna tratta da italyholidayhotel.com)
Ma la differenza tra Sicilia ed Emilia non sta solo nella diversa concezione del tempo: sta anche nello stile e nella cultura imprenditoriale. Lì i produttori di Parmigiano – che pure non sono stati esentati dalla crisi economica degli ultimi anni – si tolgono i soldi di tasca per aiutare altri cittadini dell’Emilia. E in Sicilia?
Spiace dirlo, ma in Sicilia il terremoto – ben più dannoso di quello che ha colpito l’Emilia – lo viviamo ogni giorno a causa della mafia e di una politica ‘filosoficamente’ collusa con la stessa mafia. In Emilia gli imprenditori, davanti alla crisi, si tolgono i soldi dalle tasche per aiutare le amministrazioni comunali in difficoltà. In Sicilia, certi imprenditori (non tutti, ma una parte sì) , non solo provocano le crisi econmiche dei Comuni, ma fanno di tutto per mandarli in dissesto finanziario.
In Sicilia quello che è avvenuto negli ultimi quattro anni con la gestione dell’acqua e dei rifiuti è incredibile. Anzi, inenarrabile. Ruberie e furbate di tutti i generi e di tutte le specie. Tutto sotto gli occhi ‘distratti’ delle tante autorità.
La gestione dell’acqua, che un referendum popolare ha stabilito debba essere pubblica, continua ad essere appannaggio dei privati. Oltre 100 Sindaci hanno esercitato pressioni sul Governo Lombardo e sull’Ars. E’ stato depositato a Sala d’Ercole, sede del Parlamento dell’Isola, un disegno di legge di iniziativa popolare. Ma ai signori politici – con in testa il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo, il presidente dell’Ars uscente, Francesco Cascio, e il Pd siciliano – non glien’è fottuto nulla. L’acqua gestita dai privati era e dai privati continua ad essere gestita.
Ancora più assurdo quello che è successo e che continua a succedere con i rifiuti. Affidamenti milionari senza gara, costi a carico dei Comuni raddoppiati, triplicati e, in alcuni casi, quadruplicati. Tutto regolare: come se nulla fosse.
Dunque, in Emilia gli imprenditori aiutano la popolazione, mentre in Sicilia la popolazione viene derubata da alcuni imprenditori, o presunti tali. In Emilia l’imprenditoria è produttiva: procude, ad esempio, il parmigiano, un formaggio venduto con successo in tutto il mondo. In Sicilia, certa imprenditoria, vive abbarbicata alla spesa pubblica improduttiva. Operando, anche, all’ombra dell’antimafia.
La constatazione, amara, è che fino a quando la Sicilia produrrà l’attuale politica, certi imprenditori e – purtroppo non possiamo nasconderlo – una Giustizia che non sanziona certi comportamenti, beh, non ci sarà speranza di progredire. Dicono che il 40 per cento e forse più dei siciliani non vuole andare più a votare alle elezioni del prossimo 28 ottobre perché non crede più in nulla. Come dargli torto?