Spaccatura sempre più profonda tra i dem. L'ex assessore si sfoga su Facebook: «Lupo, che qualche giorno fa aveva denunciato di tradimento di franchi tiratori, viene adesso votato da coloro che tutti gli indizi hanno evidenziato essere stati tali». La seduta d'aula salta perché manca l'accordo sulla scelta di questori e segretari
Pd, Lupo capogruppo votato solo dai renziani Cracolici: «Vergogna». Dissidi su cariche Ars
Giuseppe Lupo è il capogruppo del Pd all’Ars. Il suo nome è stato votato da una rosa di soli sei deputati dem su undici, nel corso di una riunione iniziata in mattinata, protratta a lungo nel pomeriggio per la mancata intesa sul nome del deputato questore (ruolo che fa parte dell’ufficio di presidenza). Oltre al proprio voto Lupo ha incassato quelli di Baldo Gucciardi, Luca Sammartino, Nello Di Pasquale, Michele Catanzaro, Francesco De Domenico. I parlamentari dell’area del segretario Fausto Raciti, Antonello Cracolici insieme a Luisa Lantieri e Giovanni Cafeo non hanno votato. Anthony Barbagallo e Giuseppe Arancio erano assenti.
E proprio Cracolici pubblica su Facebook un post che la dice lunga sulla profonda crisi in casa Pd: «Dopo la grave spaccatura sull’elezione del presidente dell’Ars, il gruppo Pd sceglie il capogruppo con sei votanti su 11. La spaccatura si fa più profonda. Lupo, che qualche giorno fa aveva denunciato di tradimento di franchi tiratori, viene adesso votato da coloro che tutti gli indizi hanno evidenziato essere stati tali. Un patto tra traditori e traditi senza che alcuna spiegazione sia stata data – aggiunge Cracolici -. Adesso lo dico io: vergogna! Il Pd si appresta a vivere una fase difficilissima». ù
E alla difficile fase del Pd è venuto in soccorso in serata il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, che ha rinviato la seduta d’aula a domani alle 10 mostrando attenzione alle richieste del capogruppo Lupo che aveva auspicato un rinvio di due ore per raggiungere la quadra sul nome del deputato questore, intesa ad oggi non raggiunta anche se il Movimento 5 stelle avrebbe deciso di puntare su un nome di area dem. «È mio interesse mantenere gli equilibri istituzionali – ha detto Miccichè ai giornalisti uscendo dall’aula – in questo momento il Pd rischia di rimanere fuori dall’ufficio di presidenza e non è auspicabile».
Ci sarà tempo fino a domani mattina, ma intanto la lotta intestina tra le tante anime dem sembra preoccupare molto il segretario Fausto Raciti e il presidente regionale Giuseppe Bruno, entrambi presenti al gruppo parlamentare in fase di elezione del capogruppo. Secondo Bruno «l’auspicio è che con l’elezione del capogruppo si chiuda una fase difficile e si avvii un percorso di coerente opposizione al governo regionale e di rilancio della nostra azione politica. La nostra base ci chiede serietà e responsabilità e non le continue liti sui giornali che non servono a nulla».
Dall’area dei renziani interviene anche Nello De Pasquale, ancora amareggiato per la mancata convergenza di voti dem sul suo nome come vice presidente: «Non c’è linea ufficiale del Pd che stabilisce di fare accordi con il M5s – ha detto Di Pasquale – chi lo fa lo fa arbitrariamente, non c’è una linea di partito che ci autorizza a fare accordi con la maggioranza né con il M5s», smentendo cosi l’asse M5s-Pd. Le mancate convergenze si registrano però anche nella maggioranza dove Forza Italia è decisa a votare il suo candidato questore Alfio Papale, mentre Diventeràbellissima e Udc reclamano le due poltrone rispettivamente per Giorgio Assenza e Giovanni Bulla. L’Ars è stata rinviata a domani alle 10 nelle more di un accordo che faccia chiudere la partita dell’ufficio di presidenza in attesa e si azzerino gli accordi e che si apra quella per le presidenze delle sette commissioni.