Non si placano le polemiche in casa dem, mentre si susseguono gli appuntamenti nel corso di questa settimana. Giovedì bisognerà presentare le candidature per i congressi provinciali, venerdì arriverà Nicola Zingaretti e domenica ci sarà l'assemblea del partito
Pd, domenica l’assemblea regionale a Palermo Cracolici: «Partito ridotto a una lista elettorale»
L’appuntamento è per domenica 23 dicembre, dalle ore 10 all’Addaura Hotel di Palermo, quando avrà luogo l’Assemblea regionale del Pd Sicilia. All’ordine del giorno la proclamazione di Davide Faraone a segretario regionale del partito, l’elezione degli organismi, del presidente dell’assemblea e del tesoriere regionale. A convocare l’organismo del partito è l’ex segretario e presidente della commissione regionale per il congresso, Fausto Raciti.
L’assemblea del Partito democratico, da statuto, dovrebbe essere composta per il 60 per cento da delegati eletti nelle federazioni territoriali durante i congressi provinciali, mentre il restante 40 per cento viene poi eletto nel corso delle primarie, aperte non soltanto ai tesserati ma anche alla società civile. E lì, ecco affiorare tutti i veleni del congresso sovvertito nell’Isola, nel quale è stato stabilito che venissero posticipati i congressi provinciali, assegnando così la maggioranza dei delegati all’esito delle primarie.
Consultazioni primarie che, com’è noto, alla fine non si sono più celebrate per via del ritiro in gran polemica di Teresa Piccione, comportando l’elezione di tutti i 180 candidati nelle liste a sostegno di Faraone (le uniche liste presentate). E mentre i termini per le candidature dei segretari in vista dei congressi provinciali scadranno il prossimo 20 dicembre, per poi dare il via al percorso che porterà all’elezione degli organismi territoriali e del restante 40 per cento dei delegati regionali, intanto quella di domenica prossima sarà la prima assemblea del partito senza correnti di opposizione.
In teoria, a fare parte di diritto dell’assemblea sono anche i deputati. Ma in molti, come prevedibile, annunciano già che non saranno presenti. A cominciare da Antonello Cracolici, secondo cui l’intera vicenda «sarebbe già una farsa, se non fosse un dramma. Perché qui il tema non è più il congresso, ma il partito. Che non è più un partito, è ridotto a una lista elettorale. Non c’è più una comunità politica condivisa, non c’è più un’unica visione capace di tenere insieme. È evidente che c’è un sistema in cui ognuno pensa di potere andare nella direzione che preferisce. E non è che tutto quello che sta succedendo non ha conseguenze».
Conseguenze che si vedono già sul fronte del gruppo parlamentare all’Ars, dove Cracolici riapre la polemica sull’emendamento sui centri storici presentato dal renziano Nello Dipasquale senza peli sulla lingua: «Quel provvedimento – dice – è stato proprio una cazzata». E se Piccione ammette, in linea con quanto detto all’assemblea provinciale degli scorsi giorni, che la resa dei conti «è rimandata al 3 marzo», data delle primarie nazionali, ci si chiede se il gruppo parlamentare riuscirà a tenere fino a quel giorno. «Sinceramente non lo so» ammette Cracolici, che si prepara intanto all’arrivo di Nicola Zingaretti in Sicilia, il prossimo 21 dicembre.
A gettare acqua sul fuoco è invece il vicesegretario Antonio Rubino, che si augura che gli zingarettiani «prendano parte all’assemblea di domenica e decidano di uscire dall’Aventino e tornare a fare politica». Un calumet della pace che sembra arrivare già troppo tardi, a bocce ferme. Quando, con ogni probabilità, a proclamare Faraone ci saranno soltanto i suoi.