Patrizia Valenti esce a testa alta. Dario Cartabellotta e Ester Bonafede promossi cavalier serventi di Crocetta e Lumia

LA DIGNITA’ POLITICA CHI NON CE L’HA NON SE LA PUO’ DARE…

Alla fine, diciamolo in lingua italiana, Patrizia Valenti è stata l’unico assessore regionale a dimostrare di avere le ‘palle’. Pur non essendo una politica ‘professionista’ ha fatto prevalere la correttezza verso chi l’ha designata nel Governo rispetto alle miserie di chi fa politica per soldi e poltrone.

Rispetto a Dario Cartabellotta e a Ester Bonafede – anche loro dell’Udc, ma pronti ad obbedire al presidente Rosario Crocetta e al senatore Giuseppe Lumia – Patrizia Valenti è un gigante di correttezza e onesta intellettuale e politica.

Su Ester Bonafede diciamo poco: è solo una raccomandata della politica: è stata al vertice della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana e ora fa parte di questo scalcagnato Governo.

Si trova in un’esperienza che ha poco o nulla a che vedere con la politica. E in un Governo che nega i valori della politica si vede che ci sta pure bene.

La sua gestione, almeno da quello che è stato comunicato – poco o nulla – on sembra particolarmente entusiasmante. Con lei, gli uffici dell’assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia . stando sempre a quello che si vede – non sembrano aver brillato.

Non ha parlato molto. E quando l’ha fatto non è stata una buona scelta. Come quando – ad esempio – si è lamentata pubblicamente che il suo ‘stipendio’ di assessore regionale era stato dimezzato. Questo se lo poteva risparmiare.

Diverso il discorso per Dario Cartabellotta. Cresciuto all’ombra di Totò Cuffaro, poi passato sotto le bandiere di Raffaele Lombardo, non prima di un breve periodo di ‘purificazione, ieri sera, partecipando alla Giunta ‘malandrina’, Cartabellotta ha dimostrato all’universo mondo che cosa intende lui per coerenza politica: apparecchia la tavola che sto arrivando…

Dicono che sia stato un bravo assessore alle pompose Risorse agricole e alimentari. Per chi conosce il mondo dell’agricoltura il giudizio è un po’ diverso. Ed è un giudizio fondato sul quel poco che appare di una branca amministrativa che, da quattro o cinque anni a questa parte, sembra più una loggia massonica ‘coperta’ che un ufficio pubblico.

Di questo assessorato – sempre ‘vischioso’ sin dai tempi di Peppino Aleppo – oggi, in realtà, si conosce poco o nulla. Si sa soltanto – per citare un esempio raccontato sulle pagine di questo giornale dall’ex dirigente generale, Cosimo Gioia – che quando qualcuno ha provato a mettere il naso negli intrighi del grano che in Sicilia arriva da chissà dove, è stato frettolosamente messo alla porta. Com’è successo, appunto, allo stesso Cosimo Gioia.

A differenza di Totò Cuffaro – che nella seconda metà degli anni ’90 del secolo passato, con un’abile gimkana tra i tanti potenti e poteri che orbitavano in questi uffici, puntò sulla valorizzazione del vino imbottigliato e dell’olio extra vergine – la gestione Lombardo (alla quale Cartabellotta ha partecipato attivamente) e quella di Crocetta non hanno valorizzato un tubo. 

La gestione ‘misterica’ di questo assessorato, da cinque anni a questa parte, è stata – e continua ad essere ancora in questi giorni – una continua spartizione. A chiusura del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2007-2013 – 2,1 miliardi lo stanziamento comunitario – non si sa nulla: non c’è un report, non ci sono indicazioni che non siano solo sommarie: dati rintracciabili un po’ di qua e un po’ di là: come se gli osservatori fossero dei fessi che non hanno capito quello che è avvenuto.

Insomma, della ‘coda’ – piuttosto ‘sostanziosa’ – di questo Psr in ‘grembiule’, Cartabellotta è stato uno dei protagonisti. Restare in questa Giunta – soprattutto quando si paventava la sua uscita per fare posto a Giovanni Pistorio – per lui è una grande vittoria. Per lui Crocetta val bene l’Udc…

Dicono che ieri sera, quando i vertici dell’Udc siciliana gli hanno telefonato per dirgli di non partecipare alla Giunta, faceva finta di non sentire. Ci crediamo. a quando è assessore non ha sentito nulla sul grano, nulla sul pomodorino di Pachino, nulla sul Psr: giusto con le nomine della sanità avrebbe dovuto riacquistare l’udito?


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