Paternò, a progetto energetico in una scuola I carabinieri avrebbero chiesto carte a Comune

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, è stato redatto dagli uffici comunali di Paternò uno dei due progetti per l’efficientamento energetico dell’edificio scolastico che ospita il primo circolo didattico Lombardo Radice di via Emanuele Bellia. Il programma, complessivamente da un milione e mezzo di euro, prevede oltre alla collocazione dei pannelli fotovoltaici e alla sistemazione degli infissi della scuola, anche il rifacimento dell’impiantistica nonché la sostituzione dei sanitari. Secondo alcune indiscrezioni, i carabinieri si sarebbero recate nei giorni scorsi al Comune di Paternò per avere una copia dei documenti riguardanti la procedura ristretta e ciò che ne è conseguito. 

I militari dell’arma starebbero lavorando per fare chiarezza sulla vicenda. Tuttavia, il dirigente ai Lavori pubblici Eugenio Ciancio ha smentito il fatto che le forze dell’ordine si fossero andate al municipio per chiedere le carte. La procedura relativa ai lavori è stata eseguita con invito da parte degli uffici a 115 professionisti. Così ciascun esperto avrebbe potuto comunicare, entro 24 ore dal ricevimento dell’invito, la propria adesione alla realizzazione dei due progetti complessivi  per l’efficientamento energetico, sia per l’edificio scolastico di via Emanuele Bellia che per l’immobile di via Libertà in cui ha sede la succursale del secondo circolo didattico Giovanni XXIII.

Per i due programmi energetici, inseriti nel Piano triennale delle opere pubbliche, sono necessari rispettivamente 700mila e 720mila euro. All’invito dell’amministrazione hanno risposto 24 professionisti. Da qui le polemiche di architetti e ingegneri che reputarono la cosa poco trasparente. Il capo unità operativa Eugenio Ciancio, alla luce di sospetti e polemiche non effettuò l’apertura delle buste presentate dai professionisti. Sulla questione l’assessore ai lavori pubblici Carmelo Palumbo ha parlato di un problema ingiustificato. «Si è creata una discussione che effettivamente non aveva motivo. Il risultato – conclude l’assessore al ramo – è che a tutti è stata preclusa la possibilità di partecipare e alla città di avere più chance di finanziamento».


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