«Definire la posizione di predominio della famiglia Assinnata nell’ambito della criminalità organizzata di Paternò». L’operazione Assalto dei carabinieri è servita anche a questo: a stabilire il potere della cosca di Turi Assinnata, boss legato alla famiglia Santapaola di Catania. Due anni di indagini – partite a maggio 2015 e finite a luglio 2017, poco dopo l’operazione The end – che includono anche quanto accaduto il 2 dicembre 2015: l’inchino delle candelore sotto casa di Domenico Assinnata (28 anni, figlio di Turi, già in carcere) durante le celebrazioni per Santa Barbara. Secondo gli investigatori, al rampollo spettava il ruolo di reggente del clan, nonostante la giovane età. E nonostante lo scontento del padre, Salvatore, che non avrebbe apprezzato l’annacata: «Non dobbiamo attirare l’attenzione», avrebbe detto in un’intercettazione captata dalle cimici della procura di Catania.
«Eravamo già attenti – sottolinea il procuratore capo Carmelo Zuccaro – Tant’è vero che c’erano le intercettazioni in corso. Quello che è veramente negativo è che da parte dei cerei (uno degli ortofrutticoli e l’altro dei dipendenti comunali) si sente il bisogno di fare questo gesto di riverenza nei confronti di quello che all’epoca era il capo libero della famiglia Santapaola a Paternò». La religione affiancata al potere mafioso. E usata dalle nuove leve: sulle nove persone arrestate oggi, sette hanno meno di trent’anni. Una ottava persona, Salvatore Alex Atanasio, non è stata rintracciata: anche lui ha 26 anni.
E c’è di più. Nell’inchiesta si parla delle estorsioni, scoperte «anche grazie alla collaborazione delle vittime». In particolare, di quella a una ditta di autonoleggi che, per ben due volte, ha subito atti intimidatori: prima l’incendio dell’auto del titolare, poi lo sfondamento di vetrina e porta d’ingresso della ditta. Per gli inquirenti, sono gli Assinnata a gestire le piazze di spaccio cittadine: hashish, marijuana e cocaina sarebbero un business di famiglia. Nel corso delle indagini, si legge in una nota, sono stati arrestati in flagranza 12 pusher. A tenere le redini del clan sarebbero stati Gaetano Laudani, cognato di Mimmo Assinnata, e suo padre Erminio, suocero del rampollo. Fondamentali per lo svolgimento delle indagini sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Orazio Farina e Antonino Caliò, quest’ultimo pentito da qualche mese.
1. Domenico Assinnata, di 28 anni, attualmente recluso nel carcere di Siracusa;
2. Erminio Laudani, di 49 anni;
3. Gaetano Laudani, di 21 anni;
4. Marco Impellizzeri, di 25 anni;
5. Samuele Cannavò, di 21 anni, attualmente recluso nel carcere di Siracusa;
6. Marco Giuseppe Sciacca, di 24 anni;
7. Cristian Terranova, di 26 anni;
8. Ivan Gianfranco Scuderi, di 24 anni;
9. Salvatore Alex Atanasio, di 26 anni, latitante;
10. Rosario Sammartino, di 39 anni.
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