La struttura ogni giorno è frequentata da circa 60 o 70 ragazzi di età compresa tra i sei e i 17 anni. Mentre alcuni partecipano alle attività didattiche o sportive, per altri rappresenta il luogo dove trovare un pasto caldo. Disperati i genitori, l'amministrazione cerca soluzioni
Paternò, centro diurno per minori rischia chiusura «È un punto di riferimento per le nostre famiglie»
«Se dovesse chiudere il centro per minori non sapremmo dove mandare i nostri ragazzi perché in tutti questi anni è sempre stato un punto di riferimento per il nostro quartiere e per le nostre famiglie». A parlare sono i genitori di ragazzi tra i sei e i 17 anni che giornalmente frequentano la struttura di viale Kennedy. Che, da quanto riferito dalle famiglie, rischia di chiudere nel giro di qualche settimana. Il centro è stato inaugurato nel gennaio del 2015, dopo i lavori di ripristino che sono costati circa 437mila euro. È stato uno degli immobili pubblici di Paternò che – chiuso nel 2011 per problemi di infiltrazioni d’acqua e poi oggetto di furti e atti vandalici – è stato recuperato. E dotato, grazie a fondi regionali, di un impianto di sicurezza con 14 telecamere e un antifurto.
Ma l’epilogo potrebbe essere dei peggiori. All’associazione Progressio onlus che fino ad adesso ha gestito il centro è scaduto l’appalto, tant’è che da ottobre i sette operatori non hanno percepito un euro. Continuando a lavorare per «spirito di servizio», precisano. Sono oltre 150 gli iscritti al centro e circa 60 o 70 i più assidui frequentatori. A dare il suo contributo anche qualche mamma. Mentre diversi sono i servizi offerti. Dal doposcuola ai laboratori didattici, passando per le attività sportive. E per alcuni ragazzi il centro è un luogo dove poter avere un pasto caldo perché la situazione familiare «è al limite della disperazione. Se il centro non dovesse andare avanti, non sapremmo come fare», dice qualche genitore.
La responsabile della cooperativa Maria Tortomasi, interpellata da MeridioNews, si definisce «amareggiata e scoraggiata». Prova a rassicurare le persone coinvolte nella vicenda l’assessore ai servizi sociali Salvo Galatà. «Innanzitutto il centro resta aperto e la sua attività non subirà alcun blocco. I genitori possono stare tranquilli. Poi – prosegue – ringrazio gli operatori che sono rimasti svolgendo un servizio basato su volontariato. Il problema purtroppo si è venuto a creare perché nei Piani di zona previsti della legge non ci sono più fondi per i minori, mentre i quelli cosiddetti Pac prevedono somme solo per i minori da 0 a 36 mesi».
«Non appena la giunta approverà il bilancio, incontrerò i genitori dei ragazzi. Per fronteggiare il problema puntiamo su fondi comunali, Piani di zona o al progetto Cartasia, un’iniziativa che riguarda il potenziamento della figura degli educatori. Una volta che sarà fatta la gara d’appalto, alla società che se la aggiudicherà, daremo indicazioni di tenere conto delle figure professionali che in questi anni hanno lavorato al centro», conclude il componente della giunta.