«La Sicilia nel piatto sia nella forma che nel contenuto». È così che il licatese Tony Rocchetta descrive I siciliani. Il formato di pasta che sa di Sicilia: ha forma dell’isola ed è realizzato un’antica varietà locale di frumento che era andata perduta, la chiattulidda. «Qualche spiga era rimasta conservata in un magazzino di un anziano signore – racconta l’imprenditore a MeridioNews – Nei campi non esisteva più, così mi sono deciso di ricominciare a coltivarla». Per iniziare, Rocchetta ne ha seminati due chili nei terreni di Licata (in provincia di Agrigento) usando metodi biologici.
Una varietà di grano duro millenario licatese che era scomparso. Autenticata e certificata anche con il sostegno della stazione consorziale sperimentale granicoltura per la Sicilia, la chiattulidda è stata iscritta nel registro nazionale dei semi di conservazione e Rocchetta ne è diventato il custode. «Dopo un periodo di studio e di ricerche, poterlo riportare alla luce nei campi è stata una soddisfazione incredibile», racconta. E non si è fermato lì: dalla coltivazione, si è passati alla lavorazione e alla produzione di basta secca con modelli naturali sostenibili a filiera controllata. Della macinazione a pietra si occupa il molino Crisafulli Caltagirone, poi ci pensa il mastro pastaio Maurizio Spinello a trasformare la materia prima.
«Con questa eccellenza tra le mani – spiega Rocchetta al nostro giornale – ho pensato che avrei voluto realizzare qualcosa di particolare che restituisse subito, anche solo alla vista, ciò che contiene». Ed è così che sono nati I siciliani: un formato di pasta a forma di Sicilia che Rocchetta in persona ha disegnato, dando vita a un nuovo brand che adesso fa parte della sua associazione culturale Quintessenza. Costruita la trafila, «la soddisfazione più grande – aggiunge – è stata vedere che il formato era perfettamente riuscito perché non si rompe e tiene benissimo». Ed è per questo che Rocchetta ha già in mente di lanciare un contest per delle ricette ai migliori chef siciliani. Intanto, però, ci pensa lui a dare un consiglio sui condimenti da usare per gustare tutta l’isola in un piatto: «Un sugo fatto con il finocchietto selvatico e poi alici e mollica atturrata (abbrustolita, ndr) oppure, un’alternativa vegetariana, solo con i tenerumi (le foglie della zucchina, ndr)».
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