Partecipate, scontro tra amministrazione e opposizione Dai buoni risultati dell’Amt al deficit di Sostare

E’ scontro sulle partecipate. L’amministrazione del sindaco Bianco risponde alle critiche mosse ieri dai partiti di opposizione, definendole un «ridicolo tentativo del centrodestra di scaricarsi della responsabilità di aver messo in ginocchio le partecipate caricandole di costi impropri e nominando vertici che le hanno ridotte in condizioni di gravi passività, in particolare Multiservizi, Sostare e Amt». Gli attacchi dell’opposizione si erano concentrati sulla mancanza di chiarezza nella gestione delle società, sul ricorso a professionalità esterne nel caso di SostareAmt, e sulla mancanza dei contratti di servizio, per cui si va di proroga in proroga da diversi mesi.

Da Palazzo degli elefanti è scattata la difesa del lavoro svolto. Il primo risultato evidenziato riguarda l’Azienda municipale dei trasporti. «Dopo anni in passivo, grazie alle buone pratiche dei nuovi amministratori, ha chiuso l’ultimo anno in attivo e ha potuto consentirsi di assumere 40 autisti». Quindi si precisa che anche Multiservizi («dove recentemente la Guardia di Finanza ha sequestrato documenti relativi al periodo 2009-2011», precisa la nota), e Sostare «stanno cominciando a uscire dalle secche».

In realtà la situazione della partecipata che gestisce gli stalli a pagamento alla fine del 2014 non appariva rosea. A dicembre i nuovi vertici hanno convocato i sindacati per comunicare la difficoltà di far quadrare i conti. Si parla di 33 esuberi e un rosso da 800mila euro. Ragioni per cui, negli ultimi due mesi, i lavoratori hanno accettato di decurtarsi lo stipendio del 18 per cento. Sono questi «i sacrifici dei dipendenti» a cui la stessa amministrazione fa riferimento nella sua nota. Sia a Sostare che alla Multiservizi si attende il contratto di servizio, l’unico strumento in grado di garantire una programmazione a lungo termine, e scaduto da quasi un anno.

L’amministrazione, però, invita a fare i conti allargando il cerchio. «Bisognerebbe ricordare che il costo complessivo di cda e collegi sindacali si è ridotto, rispetto alla passata amministrazione, di oltre 170mila euro all’anno. E in effetti anche di più visto che alcuni presidenti di partecipate hanno ricevuto da InvestiaCatania ulteriori compensi per 60mila euro».

Il consigliere di Area Centro Destra Manlio Messina ha evidenziato, in riferimento all’Asec Trade (società che gestisce la rete del gas), anche il rischio che «i gioielli di famiglia vengano svenduti». Affermazione che ha spinto l’amministrazione a rispolverare il recente passato. «L’enorme, dannosissima, omissione delle passate amministrazioni che “dimenticarono” di chiedere per l’Asec Spa la quota riconosciuta dal Garante per l’Energia agli enti investitori. L’Amministrazione Bianco lo ha fatto e riceverà due milioni e mezzo all’anno a partire dal 2014, ma il centrodestra ha consentito che il Comune di Catania e l’Asec perdessero in dieci anni ben 25 milioni di euro». Nella nota di palazzo degli Elefanti si avanza il dubbio che quella decisione fosse legata alla vendita a privati della partecipata. «Non vorremmo – si legge – che questa “dimenticanza” fosse stata voluta per consentire, questa volta sì, una vendita a prezzi stracciati, di Asec Spa, così come votato dal centrodestra nel 2012. 

Il riferimento è alla decisione di tre anni fa, di dismettere le quote, in parte o totalmente, di molte società partecipate. E l’amministrazione ricorda il voto favorevole del consigliere Messina, all’epoca in maggioranza, oggi all’opposizione. «Quest’ultimo, nella passata consiliatura, il 19 novembre del 2012, aveva votato a favore della vendita, senza indicazione di alcun prezzo minimo, quindi, di fatto, una svendita, del 100 per cento di Catania Multiservizi e Asec Trade, del 49 per cento di Asec Spa e del 40 per cento di Sostare e di Amt». 

Messina ha replicato ricordando come «l’allora votazione della delibera in questione, era un obbligo della legge Monti, che imponeva la vendita delle partecipate. Legge che venne poi rigettata successivamente dalla Corte costituzionale, per cui la stessa delibera del consiglio comunale venne ratificata successivamente. Proprio in sede di consiglio comunale, dichiarai che ovviamente ero contro, ma per rispetto della legge, eravamo costretti a votare questo tipo di delibera».

Guardando al prossimo futuro, l’amministrazione promette di presentare «nei tempi previsti dall’ultima legge di stabilità dello scorso dicembre, il riordino del sistema delle partecipate». La legge di Stabilità a cui fa riferimento l’amministrazione obbliga ad avviare, a decorrere dal 1 gennaio 2015, un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in modo da arrivare a ridurle entro il 31 dicembre 2015. 

Stesso indirizzo espresso più volte dalla Corte dei conti regionale, che, ancora lo scorso novembre ha inviato a Palazzo degli Elefanti una dura nota che tirava le orecchie al Comune proprio sulla situazione delle partecipate. In particolare sono tre i nodi su cui, affermano i giudici contabili, il comune di Catania non aveva fornito, almeno fino a quel momento, utili delucidazioni: la relazione sui rapporti di debito e credito dell’ente verso le partecipate; l’adozione di necessari interventi rispetto a partecipazioni caratterizzate da ripetuti disavanzi e l’eventuale dismissione di quelle non necessarie; la regolamentazione obbligatoria dei rapporti tra il Comune e le società attraverso strumenti convenzionali, come i contratti di servizio, e appositi atti di indirizzo.


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