«Erano circa le undici del mattino quando, arrivati sul posto, vediamo che il tavolo e le panche che si trovavano all’interno del rifugio erano stati buttati fuori, capovolti e danneggiati. I turisti francesi che accompagnavamo erano esterrefatti e ci chiedevano “Perché in Sicilia fate queste cose?”». Inizia così il racconto di Nunzio Ferrara, guida naturalistica dell’associazione Aigae, che da anni accompagna turisti e scolaresche lungo i percorsi naturalistici attorno al vulcano. Siamo al bivacco di Santa Barbara, nella zona del Monte Nero degli Zappini, sul lato sud dell’Etna, un anello di circa tre chilometri che parte da Piano Vetore.
Ieri mattina, durante una delle tante escursioni insieme a dei turisti, Nunzio e la sua collega si trovano davanti l’amara sorpresa. «Il tavolo in castagno è stato buttato a terra con violenza tanto da fare saltare anche i chiodi: abbiamo trovato diversi danni. C’era un braciere con della legna e dei rifiuti all’interno del bivacco». Quanto accaduto, secondo Ferrara, sarebbe un gesto isolato compiuto nella nottata in assenza della sorveglianza: «Qualcuno sarà venuto durante la notte e avrà fatto, senza un preciso motivo, questo gesto goliardico – prosegue -. Da anni lavoro sul posto e non mi era mai capitato di vedere qualcosa di simile, certamente immotivata, anche se è capitato che altre guide abbiano denunciato l’incuria di alcuni bivacchi sul lato ovest».
Gli autori del gesto rimangono ignoti, mentre le guide hanno informato già i responsabili dell’associazione di cui fanno parte: «Non abbiamo fatto nessuna denuncia: torneremo sul posto per rimettere in ordine tutto, anche se ci sarebbe bisogno di una mano per sollevare il tavolo in legno che è abbastanza pesante». Contattati da MeridioNews, dagli uffici del Parco dell’Etna non erano ancora a conoscenza della situazione. «Siamo davvero rammaricati quando accadono queste cose – dice una funzionaria -. Purtroppo dobbiamo fare i conti con qualche incivile che non sa rispettare la natura e per di più sporca a casa propria».
I bivacchi della zona – che fa capo al Comune di Ragalna – sono pubblici e aperti. La notte, però, la sorveglianza non è garantita. «Non abbiamo i guardaparchi e dobbiamo operare con le poche forze di unità forestale che sono rimaste – proseguono dagli uffici -.Fanno quello che possono, ma attualmente sono veramente pochi perché in tanti sono andati in pensione».
Nunzio Ferrara, profondo conoscitore del posto, ci tiene a precisare: «Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma voglio denunciare quanto accaduto in modo tale da sensibilizzare il più possibile i visitatori e dissuaderli dal compiere questi gesti». Sulla questione si è espresso anche il sindaco di Ragalna Salvo Chisari: «Il territorio del Parco è inviolabile e alcune aree non spettano a noi – commenta a MeridioNews – Quando capita, nelle aree di nostra competenza, facciamo delle pulizie straordinarie, ma noi non abbiamo la responsabilità della sorveglianza».
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