Regna ancora l'incertezza sul polmone verde che da oltre sette anni è stato tolto ai cittadini per via del forte inquinamento. Dagli ultimi risultati, la falda acquifera e alcuni punti nell'immediato sottosuolo presentano contaminazioni. Ma dagli uffici trapela qualche speranza
Parco Cassarà in bilico tra chiusura o riapertura metà Le analisi non sono confortanti. All’Arpa l’ultima parola
Fumata grigia e ancora tante incertezze intorno alla riapertura del parco Cassarà, chiuso ormai da oltre sette anni, dopo la scoperta delle discariche di amianto e rifiuti nel sottosuolo. A sciogliere le riserve avrebbero potuto essere i risultati dei dodici carotaggi compiuti per analizzare lo stato del sottosuolo e della falda acquifera, ma gli esiti non sono quelli sperati. A confermarlo è il dirigente del servizio Ambiente del Comune di Palermo, Francesco Fiorino, sentito di recente dalla Terza Commissione consiliare, quella che appunto si occupa, tra le altre cose, di ville e giardini. Sarà però l’Arpa, che sta vagliando i dati, a dovere esprimere il parere più rilevante in merito, in quanto ente con la competenza più rilevante in materia.
«I risultati non sono stati esattamente quelli che ci aspettavamo – dice Fiorino in commissione – nel senso che c’è effettivamente la presenza di qualche superamento, in particolare relativamente alla falda acquifera sotterranea. Non vorrei sbilanciarmi prima di avere contezza della lettura da parte di Arpa di questi risultati, ma si va molto velocemente, ci sono state due riunioni ad aprile e ci sarà un altro incontro e si farà una procedura di analisi del rischio, e successivamente una valutazione sulla situazione».
I dati sull’inquinamento della falda sotterranea potrebbero non essere vincolanti alla riapertura del parco, ma solo l’Arpa può confermarlo dopo un confronto con dati e rilievi in loro possesso. «Si tratterà di valutare se la situazione che c’è nella falda è generalmente assimilabile, confrontabile con quella dell’intera falda palermitana o se ci sono delle problematiche particolari – continua Fiorino – Il punto più rilevante, il nodo da sciogliere è esattamente questo. Da queste valutazioni porteranno a un bivio o ci sarà una vera e propria procedura di caratterizzazione, di esame più approfondito delle sostanze inquinanti, con tempi non brevi. Oppure si può ipotizzare un percorso più breve e arrivare alla riapertura di una parte del parco»
La parte rassicurante, secondo le parole del dirigente è relativa al fatto che gli uffici di competenza, anche a livello regionale, si stanno muovendo e il lavoro procede in maniera spedita. Tolta la questione della falda acquifera, l’altro tema riguarda i risultati delle analisi del primo sottosuolo, ma in questo caso la cosa non sembra così preoccupante. «I problemi non sono diffusi ma sono limitati in due o tre luoghi specifici – spiega Fiorino – per quanto riguarda l’immediato sottosuolo. Dovesse esserci una situazione problematica si potrebbe anche limitare, rimuovere, bonificare, senza dubbio delimitare senza che questo possa condizionare l’apertura del parco. Per quanto riguarda la falda ci sono problematiche che sono diffuse in tutta l’area e questo mi fa pensare che sia una situazione assimilabile a tutta l’area che scende da Monreale e che ricopre l’intero territorio cittadino».