Durante un incontro a Villa Forni, che si trova all'interno dello spazio verde chiuso ormai dal 2014, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento del lunghissimo iter per rendere l'area nuovamente accessibile e fruibile. Il vice sindaco Marino: «Senza i risultati dei carotaggi è inutile immaginare scenari futuri»
Parco Cassarà, c’è l’ipotesi di riapertura parziale «Stessi discorsi da tre anni, non c’è mai chiarezza»
A vederlo sembrerebbe che il parco non sia mai stato chiuso: tutto è in ordine, il prato all’inglese è verde e rigoglioso, le piante sono curate, il parco giochi è ancora integro, le altalene penzolano ma solo per il vento. È dal 16 aprile del 2014 che al parco Ninni Cassarà non entra più un bambino a causa dell’accertata presenza di amianto e sostanze tossiche rinvenute nel suolo e nel sottosuolo. Per tre anni il parco ha accolto migliaia di sportivi, universitari e famiglie, adesso possono entrare solo gli operai del Coime di Palermo, che curano gli spazi dell’area. Ad oggi ci sono le condizioni per riaprirlo? Cosa si nasconde sotto quel rigoglioso giardino? E, soprattutto, quando questa immensa area potrà essere restituita ai palermitani? Con questi interrogativi si è aperto l’incontro organizzato da Silvio Moncada, presidente della quarta circoscrizione del comune di Palermo. Alla riunione hanno preso parte diversi consiglieri della circoscrizione, il vice sindaco di Palermo Sergio Marino insieme a Francesco Fiorino, dirigente del settore Ambiente del Comune e Fabrizio Ferrandelli.
Gli intervenuti non sono riusciti a definire una data certa, o quantomeno possibile, per la riapertura del parco Cassarà. «Occorrono dei carotaggi – ha esordito Moncada – che consentano di capire se ci sono le condizioni per riaprire, almeno in parte, il parco. Vogliamo date certe sull’inizio dei lavori che si dovranno fare». Il presidente della circoscrizione ha denunciato il silenzio che finora c’è stato dietro all’iter di riapertura dello spazio verde. «I consiglieri devono lavorare uniti – ha detto -, noi saremo la spina nel fianco dell’amministrazione ma la appoggeremo nel processo di riapertura». Il vice di Orlando, poi, ha esposto quali saranno i passaggi futuri che consentiranno di sapere se il parco, almeno l’area verde, meno contaminata, potrà essere riaperta. «Abbiamo presentato un piano di caratterizzazione alla Regione – ha spiegato -. Per la zona verde serve un progetto e il suo costo è di 165 mila euro. In seguito ad alcuni problemi di bilancio siamo riusciti a preparare un capitolato che servirà ad avere a disposizione i fondi necessari». Per capire qual è lo stato di salute del parco serviranno delle indagini geognostiche che dureranno tre mesi, le analisi saranno poi trasmesse alla Regione a cui spetterà la decisione di riaprire la zona. «Senza i risultati dei carotaggi – ha ribadito il vice sindaco – è inutile immaginare scenari futuri».
Il dirigente comunale Fiorino è entrato nel dettaglio dei lavori che sono già stati eseguiti nei giardini del parco Cassarà. «Una perizia ha accertato sul suolo problemi connessi alla presenza di cemento-amianto – ha illustrato l’avvocato – che nell’area verde è stato rimosso. L’amianto superficiale è stato rimosso anche nel 20% dell’area rossa». Fiorino ha fatto notare come la Procura abbia rilevato nell’area anche la presenza di altre sostanze inquinanti come piombo, cadmio e altri metalli pesanti. «Si tratta ora di capire – ha spiegato – quali sono le concentrazioni». Il dirigente si è infine soffermato sulle tempistiche per l’avvio delle indagini in situ. «Se riusciremo ad avere un esito favorevole riguardo alle richieste di prelievi dal fondo di riserva del bilancio comunale e dal bilancio comunale 2018 – ha detto -, ci vorranno circa due o tre mesi per l’aggiudicazione, i lavori dureranno circa 90 giorni».
Critico è stato, infine, Nino Tuzzolino, componente della quarta circoscrizione. «Sono discorsi che si sentono da tre anni, non c’è stata mai chiarezza. Nel luglio del 2016 si era detto che al novembre 2016 il parco sarebbe stato riaperto o che sarebbe partita la gara d’appalto. Oggi la cittadinanza ha il diritto di sapere, ma l’amministrazione non è mai stata chiara, quando invece occorrerebbe chiarezza estrema».