Pap test e vaccino: armi contro il Papilloma «Il tumore si sconfigge con la prevenzione»

Torniamo a parlare di prevenzione in rosa e lo facciamo occupandoci di Papilloma virus. Un’infezione dell’apparato genitale che, se trascurata, può provocare il tumore alla cervice o collo dell’utero, tra i più aggressivi a colpire l’universo femminile. In Europa rappresenta ancora la seconda causa di mortalità per cancro nella donne tra i 15 e i 44 anni, mentre solo nel nostro paese si registrano tre decessi al giorno per questa patologia, con 3500 nuove ammalate ogni anno. Numeri, questi, alimentati anche da disinformazione su cause ed effetti e mancanza di cultura della prevenzione. Non tutte sanno infatti che l’infezione si può contrarre principalmente tramite i rapporti sessuali, completi e non, che è molto comune e che è asintomatica. Ciò vuol dire che non causa fastidi o dolori, e per questo passa spesso inosservata. Chi ne è affetto, se non si sottopone a regolari controlli preventivi, potrebbe accorgersene soltanto troppo tardi.

Ma il Papilloma virus umano, o HPV, se diagnosticato agli stadi iniziali, può essere facilmente curato e sconfitto. Per farlo, c’è il pap test. Un esame ginecologico semplice ed indolore, che consiste in un prelievo citolgico direttamente dalla cervice per individuare la lesioni causate dal virus prima che si trasformino in tumore. Un’arma che, se utilizzata regolarmente, «aiuta a fare una discriminazione delle patologie più o meno pericolose che si possono riscontrare a tutte le età: dalle semplici forme infiammatorie o virali, a problemi di tipo oncologico, che grazie all’esame possono essere individuate in tempo ed eventualmente curate», spiega Giuseppe Camilleri, ginecologo e responsabile del consultorio familiare di via Gabriele D’Annunzio, a Catania.

Prevenzione prima di tutto, ma anche informazione capillare e assistenza alla portata di tutti. In Sicilia, come in altre regioni italiane, sono attivi già da anni programmi di screening preventivo destinati alle donne tra i 25 e i 64 anni, età entro la quale è più importante tenere sotto controllo il possibile problema. «Anche a Catania e provincia l’Asp ha in attivo il programma di prevenzione dei tumori del collo dell’utero – ricorda Camilleri – che consiste nell’inviare ai soggetti interessati una lettera informativa, con l’invito ad effettuare un pap test gratuito, recandosi presso il consultorio familiare, gli ambulatori sul territorio o le strutture convenzionate con l’Azienda sanitaria provinciale più vicine a casa», dice. «Questo tipo di prevenzione – continua il ginecologo – è importante per effettuare un controllo esteso sulla popolazione e prevenire l’insorgere di patologie tumorali».

In base a un protocollo ministeriale, l’invito tramite lettera viene rinnovato una volta ogni tre anni «se completamente negativo», ma per evitare l’insorgenza di rischi, è bene sottoporsi allo striscio una volta all’anno, soprattutto se si è sessualmente attivi. «Al consultorio il pap test è sempre gratuito, per tutte le donne, a prescindere dal comune di residenza e dalla nazionalità», ricorda Camilleri. Fuori, invece, tra ospedali e studi privati, l’esame più la visita ginecologica hanno un costo che oscilla tra i 25 e gli 80 euro, a meno di particolari esenzioni di ticket per reddito o per patologia. E non bisogna aspettare di compiere 25 anni, ma cominciare a controllarsi già a partire dal primo rapporto sessuale. Perché «questo tipo di malattie sono spesso legate alla precocità e alla promiscuità dei rapporti intimi e oggi l’età media della prima volta si è abbassata notevolmente», afferma il medico.

Non solo pap test. Nel campo della prevenzione del cancro alla cervice oggi esiste anche una vaccinazione che interviene su quattro ceppi del virus, da quello più lieve, causa lesioni benigne (o condilomi), a quello più aggressivo, responsabile di quelle precancerose, con una percentuale di immunizzazione dall’infezione di circa il 70%. Il vaccino anti-papilloma è stato immesso sul mercato nel 2008, anno in cui in moltissimi paesi del mondo, Italia compresa, è partita anche una campagna di somministrazione gratuita per le bambine tra gli 11 e i 12 anni, età in cui si stima la maggiore efficacia preventiva. Ma lo possono fare tutte le donne.

Ma Gardasil e Cervarix – così si chiamano i farmaci anti hpv – sono stati e continuano tutt’oggi ad essere al centro delle polemiche, spaccando in due medici e opinione pubblica tra favorevoli e contrari. A causare il dibattito sono le reazioni avverse, ancora poco conosciute, a cui andrebbero incontro le ragazzine sottoposte al vaccino. Si parla di gravi danni a lungo termine per la salute, spesso fatali. Effetti collaterali sconosciuti, lamentano in molti, ma anche poca efficacia, copertura limitata (l’immunità dura solo cinque anni), sperimentazione troppo breve, poca informazione sui rischi ma sopratutto interessi economici delle casa farmaceutiche. Per questi motivi, nel 2008 i ricercatori italiani hanno lanciato una petizione online per chiedere una moratoria di tre anni sulla vaccinazione. Ma Camilleri frena gli allarmismi: «Alcuni colleghi hanno riserve in merito – commenta – ma è maggiore il rischio di ammalarsi di cancro. I vantaggi immediati a livello di prevenzione sono maggiori rispetto ai possibili effetti a distanza, su cui comunque non ci sono ancora dati certi né una casistica dimostrabile». Un possibile aiuto in più contro il tumore, quindi. Anche se è bene ricordare che il vaccino affianca ma non sostituisce lo screening periodico tramite pap-test – che ad oggi rimane l’alleato più efficace – e che ogni cinque anni bisogna sottoporsi al richiamo.

[Foto di Art Writ]


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