La peculiarità della storia è che non è qualcosa di statico, ma cambia, si evolve, si rivoluziona ogni volta che emergono nuovi elementi. E in questo caso la storia di Valeria Grasso non fa eccezione. All’imprenditrice antiracket, che ha denunciato i boss e ha vissuto sotto scorta, stamattina i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziario […]
Chiusa la palestra di Valeria Grasso: l’imprenditrice antimafia occupava il bene confiscato senza averne titolo
La peculiarità della storia è che non è qualcosa di statico, ma cambia, si evolve, si rivoluziona ogni volta che emergono nuovi elementi. E in questo caso la storia di Valeria Grasso non fa eccezione. All’imprenditrice antiracket, che ha denunciato i boss e ha vissuto sotto scorta, stamattina i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziario hanno presentato un conto salatissimo: 250mila euro come risarcimento nei confronti dello Stato per avere occupato per anni un bene confiscato alla mafia senza averne realmente un attestato di affidamento. Si tratta della palestra di via Dominici, nel quartiere San Lorenzo, a Palermo. La stessa palestra ripetutamente presa di mira dalle tante intimidazioni che la donne avrebbe subito dalla criminalità organizzata.
Uno degli ultimi episodi risale al 2015, quando la targa della palestra, che pure in quel momento aveva festeggiato la riapertura con tanto di autorità e magistrati al taglio del nastro dopo mesi di chiusura, sempre causa minacce mafiose, era stata strappata dal muro e distrutta. Quella stessa palestra che Grasso gestiva già da prima, ma sotto regolare contratto di locazione e che alla fine è stata sottratta al clan Madonia, dopo gli arresti che hanno fatto seguito alla denuncia dell’imprenditrice. Poi lo scorso anno ancora una denuncia, questa volta nei confronti di Grasso e infine il processo, con la magistratura a contestare alla donna e alla sua associazione, Legalità e libertà, l’invasione di edificio.
Un’invasione che sarebbe già stata certificata proprio nel 2014, all’indomani dalla riapertura, quando a Grasso era stata consegnata dalla polizia municipale un’ordinanza di sfratto. Ordinanza a cui tuttavia non ha mai fatto seguito uno sgombero. Il 28 novembre del 2023, un sopralluogo della stessa municipale di Palermo aveva però accertato la presenza del figlio dell’imprenditrice e costatato che l’immobile «continua a essere abusivamente occupato e che lo stesso ha subito delle modifiche di carattere urbanistico-edilizio». E proprio alcuni di questi lavori effettuati alla struttura hanno finito per inguaiare Valeria Grasso, visto che è stato l’esposto di un imprenditore edile, che non ha ricevuto il pagamento di circa 50mila euro per i lavori effettuati, ha fare scattare l’indagine della corte dei Conti, culminata nella sanzione di oggi: circa 165mila euro per danno erariale derivato dall’occupazione abusiva, 80mila euro per gli incassi percepiti grazie ai clienti della palestra e altri diecimila euro che Grasso avrebbe incassato a fini di lucro. La palestra al momento è di nuovo sotto sequestro.
Nell’ultima tornata elettorale per le elezioni amministrative a Palermo, Valeria Grasso, in passato in forze nell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, si era candidata al consiglio comunale tra le fila della lista civica a supporto del candidato sindaco di centrodestra, poi eletto, Roberto Lagalla. Nel 2013 l’attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni mise sul tavolo il nome di Grasso come donna da eleggere al Quirinale come presidente della Repubblica. Una vicinanza, quella con Fratelli d’Italia, che nel 2014 costò l’esclusione della candidatura di Grasso nella circoscrizione sud per L’Altra Europa, lista elettorale italiana di sinistra presentatasi in occasione delle elezioni europee.