Palermo, punto guadagnato o chance sprecata? L’ago pende dalla parte con il segno positivo

L’immagine del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, che spesso accompagna metaforicamente un risultato di parità, in chiave rosanero torna d’attualità in occasione dell’1-1 maturato nella gara esterna contro l’Hellas Verona nell’anticipo della tredicesima giornata. Un pari che per il Palermo rappresenta un punto guadagnato o un’occasione sprecata a seconda dei punti di vista con cui viene inquadrato il risultato finale. Entrambe le prospettive proiettano una porzione di verità ma, a posteriori e analizzando lo sviluppo della trama del film girato in un Bentegodi semivuoto per la protesta dei tifosi gialloblù nei confronti del presidente Setti complice il mancato esonero di Grosso prima della sosta, l’ago della bilancia sul fronte Palermo pende dalla parte con il segno più.

Legittimando la propria superiorità nei confronti di un avversario condizionato psicologicamente dalla serie negativa di risultati, i rosa avrebbero potuto conquistare l’intera posta in palio e dare al match un indirizzo diverso se avessero commesso meno errori in fase di impostazione e mostrato maggiore lucidità nella lettura di alcune situazioni negli ultimi quindici metri ma è altrettanto vero che non mancano le ragioni che autorizzano un certo ottimismo e che attribuiscono al pari contro gli scaligeri una connotazione positiva. In linea generale, gli obiettivi delineati nel piano d’azione anti-Verona preparato da Stellone sono stati raggiunti. Primo punto: dare continuità alla serie utile. Missione compiuta: la capolista – 16 punti nelle ultime sei partite prima del match di ieri – era nelle condizioni di battere un Verona in affanno (e minaccioso raramente dalle parti di Brignoli al netto di un provvidenziale intervento in scivolata di Bellusci nel primo tempo ed un colpo di testa di poco a lato dell’ex di turno Dawidowicz nelle prime battute della ripresa) ma anche un pareggio, su un campo difficile e sotto una fitta pioggia, non è affatto da buttare.

Secondo punto ‘depennato’ con successo: confermare determinati standard sul piano della mentalità. Pollice in su, nel caso specifico, per il tecnico che ha dato un’altra dimostrazione di coraggio proponendo nuovamente un sistema di gioco a trazione anteriore (4-4-2) con Trajkovski e Falletti esterni di centrocampo oltre alle due punte e per i giocatori, sempre propensi alla collaborazione reciproca e alla disponibilità al sacrificio in fase di non possesso. E a proposito di mentalità è un segnale incoraggiante anche il fatto che la squadra subito dopo l’1-1 non si sia accontentata e che abbia provato a creare immediatamente i presupposti per il successo, assaporato nel finale in occasione delle chance capitate a Moreo (il feeling con il gol, tuttavia, non fa parte del dna dell’ex Venezia, generoso ma poco reattivo in area di rigore avversaria) e al neo-entrato Puscas, subentrato ad un quarto d’ora dalla fine ad un impalpabile Nestorovski.

Nonostante il rammarico per la mancata vittoria, il Palermo ha motivi validi per i quali sorridere. Ecco un altro punto in agenda ‘rispettato’ dai rosanero: non disunirsi durante la gara in caso di circostanze negative. E anche questo banco di prova è stato superato. Sotto di un gol nel primo tempo a causa di una sbavatura della difesa nell’azione rifinita da Lee e Matos e culminata con il gol di Di Carmine (l’attaccante gialloblù, obiettivo di mercato del club di viale del Fante nella sessione invernale della passata stagione, aveva punito i rosanero anche a febbraio con la maglia del Perugia), la squadra ha reagito e con lo spirito giusto è andata a ‘riprendersi’ una partita piena di insidie. Che certamente non meritava di perdere per il volume di gioco prodotto nell’arco dei 90 minuti. Il pareggio porta la firma di Rajkovic, dodicesimo marcatore del Palermo in campionato. Anche questa curiosità statistica ridimensiona l’alone di negatività visibile sullo sfondo di un match che, senza alcune imperfezioni, i rosa avrebbero potuto incanalare su altri binari. La marcatura al 67′ del difensore serbo, a segno per la prima volta in questo torneo cadetto (con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo) dopo la doppietta realizzata in Coppa Italia al Barbera contro il Vicenza, certifica l’efficacia della cooperativa del gol rosanero. Una fabbrica in cui gli ingranaggi funzionano a prescindere da variabili esterne (pausa per le Nazionali) e che produce risultati anche in virtù della varietà in termini realizzativi di soluzioni a disposizione di colui (Stellone) che coordina i vari reparti. 


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