Un evento le cui redini sono saldamente in mano ad Alessio Riolo che pur constatando il successo della manifestazione in termini di presenze e di radicamento sul territorio nota con amarezza l'assenza anche di organizzazioni che rappresentano le attività produttive
Palermo ComiCon, dalla nascita alla sua affermazione in città «C’è grande partecipazione ma nessun aiuto dalle istituzioni»
Nel nostro percorso alla scoperta del fumetto in Sicilia e delle ricadute di questo mercato sul mondo del lavoro, riportiamo alcune considerazioni su Palermo Comic Convention, la manifestazione palermitana legata al gioco, al fumetto e al cinema di genere. Un evento le cui redini sono saldamente in mano ad Alessio Riolo, imprenditore catanese classe 1981, laureato in Relazioni Pubbliche presso l’università di Catania ed event manager con una esperienza decennale legata alla diffusione della cultura pop quanto a quella del sol levante.
Già partecipe nell’organizzazione delle prime edizioni di Etna Comics, passa da Catania a Palermo nel periodo in cui il ciclo vitale di un precedente evento locale giungeva al termine, lasciando un vuoto nel mercato sul versante occidentale della Sicilia. Pensando di poter intercettare tutti quegli appassionati impossibilitati ad attraversare l’isola, decide di intervenire per riempire il vuoto lasciato da Cospladya, inglobandone lo staff organizzativo nella nuova manifestazione Palermo Comic Convention.
Riolo si mostra convinto il nostro sia un territorio che nulla abbia da invidiare a regioni come la Toscana, o città come Milano e Roma, dove vengono organizzate numerose iniziative di settore scaglionate lungo il corso dell’anno. «Ho trovato grande fervore da parte dei giovani palermitani, desiderosi di dare lustro alla propria città con una manifestazione degna del capoluogo regionale», ci racconta Riolo, facendo capire il grande interesse dei giovani palermitani nell’investire in un mercato già largamente diffuso in una città che presenta un numero di negozi specializzati superiore rispetto a Torino o Napoli.
Purtroppo però, come spesso accade nella nostra terra, i problemi nel creare lavoro o sviluppare cultura non partono dalla gente. «Ho incontrato un muro amministrativo di burocrati che non riescono a dare il giusto peso all’iniziativa» a dispetto di una manifestazione con una buona risposta territoriale in termini di partecipazione popolare. Attiva dal 2015, la fiera dà lavoro ad un centinaio di persone, tra organizzatori, lavoratori esterni e associazioni, registrando presenze anche trecento volte superiori. Anche l’indotto della manifestazione, che ha portato in città attori internazionali come Lucy Lawless o artisti dell’estremo oriente come Stanley Artgerm Lau, contribuisce alla crescita dell’economia locale impiegando strutture ricettive e attività di ristorazione. Inoltre, come accennato, Palermo Comic Convention investe soprattutto sul territorio, coinvolgendo molte associazioni regionali e soprattutto tutti i commercianti del settore presenti a Palermo, assegnando loro la gestione di eventi o settori interni alla manifestazione stessa. «Vorrei vedere coinvolti nella manifestazione i responsabili regionali di Confcommercio, Confesercenti e Federalberghi, esattamente come succede in altre parti della penisola, il cui esempio virtuoso è Lucca Comics, Movies & Games», afferma il patron della manifestazione citando il maggiore evento nazionale, secondo al mondo nel suo genere.
Allo stesso modo, contrariamente a quanto accade nel resto d’Italia, Comune e Regione non supportano e non patrocinano in alcun modo la manifestazione. «In questi anni abbiamo avuto un dialogo costante con le istituzioni locali che si sono dimostrate aperte nei confronti dell’iniziativa, ma non siamo mai riusciti a ottenere aiuti di nessun tipo, economico, logistico o di altra natura», ci racconta con rammarico Riolo, parlando poi della Fiera del Mediterraneo, nei cui padiglioni si svolge la manifestazione.
«Il polo fieristico palermitano ha grandi potenzialità, ma lo stato di costante abbandono in cui versa rende difficile protrarre le iniziative anno dopo anno, visto l’obbligo per gli imprenditori di ripartire sempre da zero». Tuttavia, anche dinanzi a queste difficoltà, gli organizzatori perseverano anno dopo anno convinti della necessità di portare avanti un’iniziativa culturale ed economica fortemente aggregativa in un mercato dalle grandi potenzialità, valorizzato a livello nazionale quanto ignorato a quello regionale.