Com’era prevedibile, Leoluca Orlando ha vinto. Per quanti, come noi, abbiamo ritenuto, fin dal primo momento di sostenerlo, una grande soddisfazione che non ci esime da qualche opportuna considerazione. La consistenza del consenso in termini percentuali è andata, sicuramente, al di là delle più rosee aspettative. Un vero plebiscito che ha premiato un candidato conosciuto, capace e, coma la pensano molti, affidabile.
Proprio su questo, farebbero bene a ragionare i suoi detrattori. Pur essendo, infatti, fuori dagli schemi partito – e per tale si è infatti proposto a quella parte di città più sensibile a questi temi – Orlando non ha infatti incarnato la figura del Masaniello. Lo ha dimostrato il suo stile, cioè l’avere scelto i rassicuranti panni del borghese, il fortunato slogan che ha scandito il percorso della sua travolgente corsa verso la vittoria. Un consenso percentuale che, però, esaminato attentamente, induce ad una opportuna riflessione, in quanto rappresenta una percentuale assolutamente minoritaria degli aventi diritto al voto. Ciò impone all’eletto uno sforzo nella direzione del recupero di questa grossa fascia di assenze.
Conclusa la battaglia elettorale, inizia ora per Leoluca Orlando il cammino più difficile, quello di amministrare una città che, a parte le macerie lasciate dal predecessore, è essa stessa difficile perché, tradizionalmente, non offre quella collaborazione che un amministratore impegnato normalmente si attenderebbe. Sì, perché i cittadini di questa città usano scaricare sui propri amministratori la responsabilità intera del proprio futuro, quasi dicessero: “Hai voluto la bicicletta, ebbene, pedala !”.
Da quegli amministratori si attendono dunque il miracolo, dimenticando che senza una forte collaborazione, senza il recupero di una cittadinanza attiva nessun amministratore, anche il migliore, riuscirebbe a centrare gli obiettivi di buon governo che tutti si attendono. Palermo supererà la crisi che l’attanaglia, solo se amministratori e cittadini saranno coinvolti e crederanno nello stesso progetto.
Ecco allora un altro tema che si lega ai precedenti e per il quale abbiamo dato il nostro consenso aperto a Orlando. Al di là delle polemiche che ci sono state e che hanno reso qualche volta meno civile lo scontro elettorale – anche queste però dovranno rientrare per garantire una buona amministrazione – il nuovo sindaco di Palermo, proprio per le sue doti di affabulatore, per la sua capacità di suscitare passioni, per la sua stessa creatività è infatti, a nostro avviso, il solo in grado di compiere questo miracolo, cioè di affascinare la gente e di trascinare questa città assente, chiusa nell’astioso mugugno, trasformandola in una comunità partecipante. Facendo del cittadino di Palermo, normalmente spettatore critico, un attore responsabile del cambiamento.
Dunque, un augurio sentito ad Orlando di buon lavoro, augurio che, naturalmente é rivolto alla città di Palermo e a noi tutti che ci viviamo.
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