A Butera, cinquemila anime a ridosso di Gela, il 70enne sacerdote segnala i ritardi della riconversione della Raffineria. Utilizza il web per mostrare discariche a cielo aperto. «La preghiera deve essere associata alla quotidianità. Ogni domenica ad esempio affronto quello che reputo il tema della settimana»
Padre Aldo, social e video contro l’Eni «Una chiesa muta è una chiesa fallita»
«Hanno promesso riconversione e bonifiche, ma dal 2014 a Gela non si è visto un euro. Un rinvio che dipende solamente da compromessi tra politici e sindacati». Chi l’ha detto? Un giornalista di denuncia, un lavoratore stanco di promesse non mantenute, un ambientalista vecchio stile? No, sono le parole di un prete.
Chi conosce padre Aldo Contrafatto non può dirsi sorpreso. L’anziano prelato è di recente tornato alla cronaca per l’appello a favore della manifestazione che si è svolta a Gela lo scorso 26 gennaio. Ma non è certo l’unico motivo per cui il sacerdote di Butera, paesino di montagna con cinquemila anime in provincia di Caltanissetta, continua ad attirare le attenzioni dei fedeli della chiesa di santa Maria Ausiliatrice. E non solo. Si va dalle omelie con un misto tra italiano e siciliano da far invidia a Camilleri – «avendo davanti persone di cultura diversa cerco di essere più efficace», spiega – alle messe in streaming, «apprezzate soprattutto dagli emigranti».
Padre Aldo, val la pena ricordarlo, va per i 70 anni. «La tecnologia non è una questione di età. Credo nella funzione dei social. Faccio un esempio: l’altro giorno mi hanno segnalato una discarica in centro, io ho realizzato un video e l’ho condiviso su Facebook. Una denuncia vista da migliaia di persone». Un impegno che si colloca sulla scia della strada indicata da papa Francesco. «Già mi ispirava negli anni ’70. Anche io, come lui, non riesco a vedere una Chiesa staccata dalle responsabilità concrete. La preghiera deve essere associata alla quotidianità. Ogni domenica ad esempio affronto quello che reputo il tema della settimana e che riguarda la comunità».
Così lo scorso weekend don Contrafatto non si è lasciato sfuggire l’invito rivolto all’intera diocesi di Piazza Armerina dal vescovo Rosario Gisana. Anche lui, quindi, come altri sacerdoti ha parlato di Eni. Alla sua maniera. «È un problema che riguarda il comprensorio, non solo Gela. Butera, ad esempio, guardava all’Agip come speranza per il futuro. Ora invece non c’è rimasta neanche la raffineria green. Quello che non capisco è perchè a Venezia si è fatta e al Sud no».
Ce n’è pure per la giunta locale. «L’amministrazione di Butera non risponde alle mie denunce, eppure è una sinistra alla quale guarderei con simpatia». Padre Aldo non ha voglia di tacere né di cedere alle lusinghe. Allo stesso tempo è conscio dei limiti del proprio ruolo. «Noi preti non abbiamo toccasana, dobbiamo incarnare le debolezze. Io divento voce di chi ha paura, per convenienza o ritorsione. Come dico sempre: una chiesa muta è una chiesa fallita».