Otto marzo? Anche nove, dieci, undici…

L’otto marzo è sempre stata una data molto discussa. Non soltanto sul piano storico (è vero o non è vero che la ricorrenza è stata istituita per ricordare la morte di 129 operaie nell’incendio di una fabbrica di New York) ma anche sul piano “morale” ci sono controversie, soprattutto tra le donne. L’emancipazione femminile ha determinato grandi conquiste nella vita quotidiana di ciascuna, che l’ha portata a confrontarsi con l’uomo allo stesso livello. E’ cambiato anche, dopo le lotte femministe e la liberazione dei costumi sessuali, il comportamneto del “gentil sesso” che la sera della Festa della donna va di locale in locale a festeggiare: cenoni, discoteca ed anche spogliarelli. Ecco le opinioni di alcune redattrici di Step1 su questa giornata così importante.

Stefania
La mia opinione sull’otto marzo (premettendo che non sono assolutamente femminista)? Pessima. Non c’è festa più degradante per una donna. Non perché in sé non sia “giusta”, ma per l’uso che se ne fa. Non mi sento “donna” solo l’otto marzo. E soprattutto non mi sento donna nel comportarmi per una volta all’anno come la peggiore specie maschile. Quest’anno sono uscita, ma non mi ero nemmeno accorta che fosse il fatidico giorno. Sono andata semplicemente al cinema. Quello che però ho visto è stato deprimente: un’orda di femmine (scusate se le chiamo così) che andavano in massa a vedere spogliarelli nei vari locali. In fondo l’otto marzo serve a ricordare quanto le donne – ancora oggi – siano considerate inferiori. Non mi sento, tuttavia, di dare la colpa agli uomini; semmai il contrario: lottare per i propri diritti lo si fa ogni giorno. Se tutte facessimo un po’ di pressione nel nostro quotidiano, forse qualcosa cambierebbe. Mi arrabbio ancora di più quando la donna si definisce del sesso debole ogni volta che le fa più comodo… E’ palese che uomo e donna siano differenti, ma io credo che la debolezza stia soltanto nella volontà del singolo. Esistono e sono esistite grandi donne e in epoche in cui era ancora più difficile essere considerate parte del mondo, queste hanno cambiato radicalmente la storia. Quindi mi chiedo, siamo veramente il “sesso debole”?

Desirée
Vi è mai capitato di sentir dire “le donne sono inferiori agli uomini?” o luoghi comuni come “le donne non sanno guidare non dovrebbero dargli neanche la patente” o ancora “la donna dovrebbe stare a casa ad occuparsi dei figli e del marito, non deve andare a lavorare”? Potrei continuare all’infinito e sicuramente la maggior parte delle donne ha sentito dire queste frasi almeno una volta nella vita. Ancora oggi infatti si crede che la donna debba essere l’angelo del focolare come nei vecchi anni ‘30. Conosco alcuni uomini che addirittura si infastidiscono quando si parla dei diritti delle donne, della parità di trattamento e opportunità ai due generi. Sostengono che facciamo le vittime, che vogliamo ottenere una parità impossibile, perché la natura ci ha fatti con ruoli diversi in base alle nostre capacità fisiche e intellettive, quindi perché noi esseri umani dovremmo cambiare le cose? Anche tra gli animali, sostengono, la donna si occupa del cibo per tutto il nucleo familiare e della crescita dei figli, mentre il maschio si dedica alla sicurezza del territorio e del proprio nucleo familiare. Ma a questo punto mi sorge spontanea una domanda: ma non c’è una differenza sostanziale tra uomini e esseri umani, ovvero la capacità di ragionamento? Se ci paragonassimo agli animali in tutto e per tutto allora perché vivere in casa e non sotto il cielo stellato? Perché cuocere gli alimenti? Perché usiamo anticoncezionali? Perché curarsi? …
Un altro esempio di come la società in cui viviamo sia misogina è il riaccendersi del dibattito sulla legge 194/78 sull’interruzione di gravidanza. Dibattito che guarda caso è molto sostenuto dagli uomini. Allora mi chiedo: ma con quale diritto gli uomini parlano di un qualcosa che a loro neanche li sfiora? Come possono solo pensare di decidere cosa una donna debba fare con il suo corpo e addirittura spingersi ad etichettare come assassine coloro che decidono di compiere questo difficilissimo passo? Credo che fino a quando le donne non verranno considerate nella loro identità di essere umano la situazione non potrà cambiare. Ma anche che questo cambiamento debba partire dalle donne che devono credere in se stesse cercando di valutare tutte le loro caratteristiche. Certo ci sono delle differenze biologiche tra uomini e donne ma, entrambi siamo dotati di capacità importanti per una migliore sopravvivenza, e la diversità porta il più delle volte ad ottenere lo stesso risultato con metodi e mezzi differenti. Il minimo che una società civile possa fare è dare pari opportunità e pari trattamento indipendentemente dal sesso.

Maria
Ieri era l’8 Marzo? Ah, già, ho ricevuto un mazzolino di mimose. L’ho apprezzato perché è stata un’altra donna a donarmelo. L’aveva tagliata dall’albero di casa, ed il padre aveva aggiunto un rametto di ulivo. Come a significare un augurio di pace tra tutte le donne. Ed è bello pensarla così, quando si tratta del gesto di una collega di lavoro: che non ci sia invidia, gelosia o rivalità, ma che regni l’armonia.
Renata ha portato le mimose a tutte, una cassetta piena. Scherzando si è detto che le avrebbe potute vendere all’angolo e si sarebbe fatta la giornata! Beh, questo è l’epilogo del mio apporto: la tristezza di pensare come questa ricorrenza, così come molte altre che colorano il nostro calendario, siano ormai oggetto di speculazione e commercializzazione. Un pizzico di speranza, tuttavia, lo nutro ancora. Ad esempio, io, da insegnante, cerco di recuperarne e diffondere la valenza storico-culturale, coinvolgendo i miei allievi nella scoperta dell’origine di questa ed altre feste e invitandoli ad una riflessione collettiva.

Agata
Non ho molto da dire se non che mi sono accorta che era la festa della donna a causa di tutte le postazioni abusive di venditori di mimose per strada e di tutti i servizi in ogni telegiornale sulla validità o meno della festa. Servizi inutili esattamente come il dibattito e le motivazioni date da chi non vuole la festa: ci discrimina, ormai c’è la parità e l’uomo la festa non ce l’ha, non si festeggia la donna un giorno solo ma lo si dovrebbe fare tutti i giorni… ma che motivazioni sono? C’è la festa del papà, della mamma e neanche loro dovrebbero essere festeggiati un giorno solo! Vallo a spiegare a questi che la festa è un pretesto per ricordare, per omaggiare, per… insomma, ora ci sarà pure la parità, ma prima non c’era ed è un dato di fatto. Ammesso che – se c’è o no – la festa della donna non ci cambia la vita, perchè accanirsi tanto contro questa ricorrenza? Resta comunque un pretesto per ricordare il passato e le donne coraggiose che hanno cominciato a far cambiare le cose.

Carmen
Solitamente provo un po’ di tristezza quando si avvicina l’otto marzo.
Tristezza perché in un giorno si vogliono concentrare tutte le speranze disattese da millenni dalle donne, perché solo per 24 ore ci devono far sentire tutte suffragette, perché si vedono orde di ragazzine che oramai credono che per un giorno all’anno possono avere un’altra occasione per ricevere un fiore – chissà – dal bel giovanotto della classe più in là nel corridoio.
Mi sento anche delusa dai discorsi che sento in giro. Donne che per una volta devono affermare la propria autonomia, il proprio diritto di esercitare il libero arbitrio… per uscire per una serata tra amiche, lasciando a casa marito e prole con geni xy.
Per sentirmi donna non ho bisogno di una festa sul calendario.
Mi sento donna, e anche fortunata, quando posso realizzare quei sogni che a mia madre sono stati negati, quando posso scegliere quali strade seguire nella mia vita. Pazienza se alle volte sento fischiare dietro la mia gonna, se un imbecille deve sorpassarmi per forza in autostrada o se devo fare i conti con un mondo declinato al maschile, che si ricorda di me solo quando ci sono quote rosa da riempire.
Io non mi arrendo. Là fuori c’è il posto per tutte noi: basta solo avere il coraggio di combattere per prendercelo.


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