Secondo gli investigatori avrebbe in qualche modo depistato le indagini, proteggendo il 17enne, finito in carcere, autore del calcio mortale costato la vita al giovane Aldo. È accusato di favoreggiamento così come il responsabile della sicurezza e il reclutatore dei buttafuori. Altre dieci persone devono invece rispondere di rissa
Omicidio Naro, chiusa l’inchiesta e notificati 13 avvisi Indagato anche il titolare del Goa: «Coprì l’assassino»
Tredici avvisi di garanzia. Si chiude l’inchiesta sull’omicidio di Aldo Naro, il medico 25enne brutalmente ucciso lo scorso 14 febbraio al culmine di una rissa scoppiata al Goa. E tra gli indagati c’è anche Massimo Barbaro, 47 anni, uno dei gestori della discoteca dello Zen. L’accusa per lui è di favoreggiamento: secondo gli investigatori avrebbe in qualche modo depistato le indagini, proteggendo Andrea, il 17enne finito in carcere, autore del calcio mortale costato la vita al giovane Aldo. Il minorenne, infatti, si costituì solo dopo diversi giorni dall’omicidio. Secondo l’accusa, Barbaro lo aiutò «ad eludere le investigazioni e a sottrarsi alle ricerche omettendo di riferire ai carabinieri – si legge nella misura – circostanze determinanti per l’identificazione del colpevole».
In particolare, il titolare della discoteca avrebbe fornito «false indicazioni» sulla fisionomia e sugli indumenti usati dall’aggressore «pur avendo interloquito con il medesimo immediatamente dopo l’aggressione fatale». Ma avrebbe anche omesso di riferire ai militari del nucleo Investigativo sull’impiego «all’interno della discoteca di personale “abusivo” addetto alla sicurezza», tra cui c’era appunto il 17enne, finito in carcere. Nei giorni immediatamente seguenti all’omicidio di Aldo Naro, infatti, emerse che all’interno della discoteca venivano reclutati buttafuori totalmente abusivi, in alcuni casi legati da rapporti di parentela con presunti boss dello Zen. Una circostanza che ha fatto scattare per il Goa la sospensione della licenza da parte del questore.
Di favoreggiamento dovranno rispondere anche Giovanni Perna, 44 anni, responsabile della sicurezza all’interno del locale, e Francesco Meschisi, 50 anni, reclutatore dei buttafuori. Quest’ultimo, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe imposto il silenzio a tutti gli addetti alla sicurezza. «Immediatamente dopo l’omicidio – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini – rivolgeva al personale da lui gestito e riunito per parlare dell’accaduto un invito a non riferire agli inquirenti quanto notato durante l’aggressione ad Aldo Naro».
L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Carlo Marzella, Claudio Camilleri e Siro De Flammineis, si è chiusa anche per altre dieci persone, che dovranno rispondere di rissa. Tra loro anche due amici di Aldo Naro. La sera del 14 febbraio scorso nel privè della discoteca scoppiò una violenta lite, nata per futili motivi (il furto di un cappellino da cowboy a uno degli amici del giovane medico) e terminata tragicamente. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche a: Natale Valentino, 26 anni; Giuseppe Micalizzi; Antonino Basile; Carlo Salvatore La China; Giuliano Bonura, tutti 25enni; Giovanni Colombo, 22 anni; Daniele Cusimano, 24 anni; Mariano Russo, 33 anni; Francesco Troia, 43 anni; e Pietro Covello, 33 anni.