Giuseppe Filippello veniva ucciso con un colpo di fucile al petto mentre rientrava in casa. Le prove messe insieme dai pm contro i fratelli Salvatore e Vincenzo Di Pisa non hanno convinto la Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura contro la decisione di scarcerazione del tribunale del Riesame
Omicidio del ’93 ancora senza colpevoli Restano liberi indagati arrestati a luglio
Restano liberi Salvatore e Vincenzo Di Pisa, finiti in cella a luglio scorso con l’accusa di essere i killer di Giuseppe Filippello, ucciso nel 1993 a Palazzo Adriano: un colpo di fucile in pieno petto lo sorprese mentre rientrava in casa. La Cassazione, infatti, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura contro la decisione del tribunale del Riesame di scarcerare i due fratelli, originari di Prizzi.
Un fatto di sangue che, dopo 25 anni, sembrava finalmente avviarsi verso la conclusione. Ma le porte del carcere si sono invece riaperte per gli unici due indagati. «A Filippello tu lo isti ad ammazzari. A quello l’ha fatto girare e gli ha sparato… il bello è che il motivo lo avevano… due giorni prima era successo quello che era successo… più di una volta lo avevano minacciato a quello», dice la sorella Rosalia di Pisa, intercettata in caserma.
Le minacce, secondo le ricostruzioni dell’accusa, sarebbero legate alla convinzione da parte dei due fratelli, titolari di una concessionaria di auto, che la vittima gli avesse danneggiato undici vetture. Le prove raccolte a sostegno di questa tesi, però, non sembrano essere bastate per lasciare in carcere i Di Pisa. Mentre l’omicidio, intanto, rimane senza un colpevole.