La procura generale di Palermo vuole processare Nino Madonia e Gaetano Scotto, con loro anche Paolo Rizzutto, quest'ultimo accusato di favoreggiamento. L'inchiesta ha superato una richiesta d'archiviazione da parte della procura
Omicidio Agostino, chiesto processo per due boss Agente venne ucciso insieme alla moglie nel 1989
La procura generale di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio dei boss Nino Madonia e Gaetano Scotto accusati dell’omicidio dell’agente di polizia Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Il processo è stato chiesto anche per Francesco Paolo Rizzuto imputato di favoreggiamento aggravato e che all’epoca dei fatti aveva 16 anni. Agostino e la moglie, che aspettava un bambino, vennero assassinati la sera del 5 agosto 1989 davanti alla casa di famiglia a Villagrazia di Carini. A sparare furono due killer arrivati a bordo di una moto di grossa cilindrata, trovata bruciata dopo il delitto.
Un omicidio rimasto irrisolto per anni. Poi l’inchiesta della procura di Palermo terminata con una richiesta di archiviazione, poi respinta, a cui ha fatto seguito l’avocazione della procura generale. Dall’inchiesta che i magistrati hanno delegato alla Dia è emerso che l’agente Agostino, formalmente assegnato al reparto Volanti del commissariato di San Lorenzo, collaborava con i servizi segreti alle indagini finalizzate alla ricerca di latitanti di mafia.
Nel caso Agostino i pentiti in passato hanno tirato in ballo anche Giovanni Aiello, l’ex poliziotto vicino ai servizi segreti – morto nell’agosto 2017 – conosciuto con l’appellativo di faccia da mostro. A parlare di lui è stato il collaboratore Vito Lo Forte: «Lì c’era però anche Giovanni Aiello – disse Lo Forte nel 2015 riferendosi ai momenti successivi all’agguato – li aiutò a farli scappare a bordo di un’altra auto, dopo aver distrutto la motocicletta». Secondo il pentito l’omicidio «venne eseguito per fare un favore ai suoi superiori». Prima del pentito il nome dell’ex poliziotto venne fatto anche da Vincenzo Agostino, padre della vittima.
Alcuni giorni prima del delitto, secondo la sua testimonianza, alla porte della famiglia Agostino bussò un uomo con i capelli biondi e con il volto butterato: «Disse di essere un collega di mio figlio». L’ex poliziotto venne riconosciuto, 27 anni dopo, da Agostino anche durante un confronto all’americana avvenuto nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Alla fine per Aiello la procura chiese l’archiviazione.