Norma per il gentil sesso o per i picciotti?

Il giorno dopo, a freddo, il Movimento 5 Stelle stila il bilancio di una sessione parlamentare speciale dell’Ars che, agli osservatori disincantati, è sembrata più un regalo ai picciotti che alle donne da catapultare in politica con la classica ‘Riserva indiana’.

A parlare è Giancarlo Cancelleri, capogruppo dei grillini all’Ars. Che, in un comunicato chilometrico, spiega: “Altro che naufragio del modello Sicilia. Anzi, ieri in aula se n’è vista, forse, la migliore espressione. Abbiamo sempre detto in tutte le salse che avremmo appoggiato tutte le buone idee e le buone leggi, da qualsiasi parte arrivate. E quella di ieri non era una buona legge, senza gli opportuni correttivi che noi avevamo proposto. Il doppio voto di genere, senza il centro unificato per lo spoglio, spiana la strada al voto di scambio, proiettando l’Isola indietro di parecchi anni”.

In effetti, negli ultimi anni la verifica, per chi, eventualmente, acquista voti, era diventata più complicata. Adesso, con la doppia preferenza, tutto diventerà più semplice. Chi, ad esempio,ha venduto il proprio voto, per farsi riconoscere, in una particolare sezione, potrebbe esprimere il proprio voto con accoppiato un nome femminile o maschile per farsi riconoscere.

Il riferimento ai due voti maschili non è casuale. Perché on la legge approvata dall’Ars chi esprime due preferenze a candidati al Consiglio comunale dello stesso genere non vede il proprio voto annullato:il voto, infatti, viene assegnato al primo dei due candidati votati.

Si dirà: anche con la preferenza unica i voti si compravano. Certo: però, adesso, il controllo potrebbe risultare maggiore, più capillare. Se qualcuno, ad esempio, acquisterà un pacchetto di cento voti accoppiati al nome di una donna o di un altro candidato, sa che, da quella particolare sezione elettorale dovranno venire fuori almeno cento voti accoppiati in una data maniera. Di fatto, è una garanzia in più – molto forte – per chi acquista i voti. Ed è semplicemente incredibile, quasi mefistofelico, avere raggiunto un risultato del genere dietro il paravento di agevolare il ruolo delle donne in politica. 

Insomma, come amava dire Agostino De Pretis il ‘padre’ del trasformismo politico del nostro Paese, la Sicilia si conferma “un Paradiso governato da Satana”. Per evitare questo i parlamentari grillini avevano proposto in un’unica sezione comunale dove effettuare lo spoglio delle schede. Per scongiurare, appunto, il riconoscimento degli eventuali voti acquistati sezione per sezione.

“Ieri – afferma Cancelleri – abbiamo visto di tutto. Chiedere dieci minuti di sospensione, come ha fatto Musumeci (Nello Musumeci ndr), per chiudersi in una stanza col presidente della Regione per trovare la quadra, per noi è inammissibile e noi non l’avremmo mai fatto”.

Per il deputato Francesco Cappello non esiste il modello Sicilia sbandierato da Crocetta. “Il vero Modello Sicilia – dice – siamo noi. Ieri il centrodestra ci ha accusato di essere venduti per aver votato contro la sua pregiudiziale. Ci hanno urlato vergogna, salvo poi votare assieme al centrosinistra in favore della legge. Abbiamo agito con coerenza e non dobbiamo vergognarci di nulla. Anzi cominceremo a vergognarci quando capiremo di cominciare ad assomigliare a loro”.

Il Movimento 5 Stelle non contesta lo spirito della legge approvata, ma censura assolutamente i pericoli che si celano dietro ad essa.

“C’è certamente bisogno di una partecipazione più numerosa alla vita della politica del Paese da parte delle donne – afferma Cancelleri – ma le controindicazioni ora potrebbero essere devastanti. Per assicurare legalità e trasparenza avevamo proposto, oltre al seggio unificato per lo spoglio, anche la rimozione delle tendine dalle cabine elettorali per scongiurare l’uso di telefonini e apparecchi fotografici, ma, evidentemente, non se ne avverte la necessità”.

Il seggio unificato proposto dal Movimento Cinque Stelle prevedeva, a chiusura delle urne, il trasferimento, tramite forse di polizia, delle schede elettorali dalle varie sezioni in cui si votava, presso un’unica sezione unificata per i Comuni con meno di 10 mila abitanti e in sezioni unificate di 15 mila cittadini aventi diritto al voto per città più grandi. Qui sarebbe avvenuto lo spoglio delle schede, alla presenza dei presidenti di seggio”.

Spirito buono, ma legge non indispensabile per il deputato Giannina Ciancio. “Noi siamo la prova vivente – dice la parlamentare grillina – che non c’è bisogno di una legge per aumentare il numero di donne nelle istituzioni, perché se si lasciano i cittadini liberi di scegliere, questi guardano non al sesso, ma al merito”.

“La legga approvata ieri – commenta il deputato Claudia La Rocca – è solo un apparente passo avanti avanti per le pari opportunità, perché non è la soluzione al problema della presenza delle donne in politica, ma è un concreto passo indietro sul fronte legalità poiché queste testo, così elaborato, espone al potenziale controllo del voto”.

 


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